Sebbene sia una condizione molto diffusa, se sottovalutata o non diagnosticata, l’ipertensione felina rischia di causare danni significativi all’intero organismo e in particolare agli occhi, ai reni, al cuore e al cervello.
L'ipertensione può esser considerata come un "killer silenzioso", perché agisce silenziosamente senza alcun sintomo, fino a quando non ha già causato danni, a volte anche gravi.
Per tutelare la salute del proprio gatto e assicurare che l’ipertensione non metta a rischio la sua vita è quindi bene saperne riconoscere i segnali, ma anche svolgere screening regolari e intervenire adeguatamente, anche attraverso la somministrazione di farmaci prescritti dal medico veterinario di fiducia in base alle necessità dell’individuo.
Cos’è l’ipertensione felina
Il ruolo del sangue non è solo quello di trasportare nutrienti e ossigeno alle cellule e ai tessuti dell’organismo, ma anche quello di rimuovere le sostanze pericolose che potrebbero contenere e regolare la temperatura corporea.
Affinché ciò sia possibile, però, il cuore deve poter pompare il sangue e fare in modo che raggiunga ogni parte del corpo. Proprio per questo motivo è indispensabile che ad aiutarlo vi sia un certo valore di pressione arteriosa sistolica (misurata mentre il cuore si contrae) e diastolica (misurata tra le due contrazioni, quando il cuore si rilassa e si riempie di sangue).
La pressione arteriosa normale del gatto va da 80/90 mmHg di minima a 120/140 di massima. (contro gli 80/129 della pressione arteriosa considerata normale negli esseri umani).
Se questi parametri rimangono superiori per un periodo prolungato, la pressione può causare problemi anche gravi all’intero organismo. I sintomi più diffusi riguardano in particolare i reni (in quanto la pressione alta può contribuire allo sviluppo della malattia renale cronica), gli occhi (l’ipertensione è infatti alla base di emorragie intraoculari e può contribuire al distacco della retina, può portare anche a cecità) e il cuore, il cui ispessimento delle pareti muscolari determina una maggiore resistenza nell’atto del pompaggio del sangue.
I gatti affetti da questa patologia, infine, potrebbero mostrare anche comportamenti anomali, convulsioni e condizioni di depressione a causa di danni al cervello al sistema nervoso.
Le cause dell’ipertensione felina
Per quanto riguarda i gatti, le cause più comuni di questa condizione sono la malattia renale cronica e l’ipertiroidismo. In alcune situazioni, però, l’ipertensione può essere determinata anche da altre patologie, come ad esempio alcune che colpiscono le ghiandole surrenali e che potrebbero arrivare a produrre in quantità eccessiva ormoni quali il cortisolo (con il conseguente aumento dei rischi correlati alla sindrome di Cushing) o l’aldosterone (che agisce sui reni e regola i livelli di sodio e potassio nell’organismo).
L’ipertensione potrebbe anche manifestarsi senza essere abbinata ad altre patologie – in questo caso viene definita “ipertensione primaria”, ma per quanto riguarda i gatti si tratta di una condizione piuttosto rara.
Infine, non bisogna dimenticare che alla base dell’aumento della pressione potrebbe esservi anche una condizione di stress vissuta dal soggetto durante lo screening. Se il gatto, ad esempio, vive con preoccupazione o ansia la visita dal veterinario, il controllo potrebbe mostrare l’aumento di alcuni parametri.
Questo fenomeno si chiama "effetto camice bianco” e vi sono alcune accortezze che permettono ai medici veterinari di ridurne l’entità, come ad esempio la ripetizione della misurazione in un momento di maggiore tranquillità e l’utilizzo dei feromoni.
Come ridurre il rischio di ipertensione felina
Sfortunatamente si tratta di una patologia che diventa evidente solo quando i danni all’organismo sono significativi e hanno già peggiorato la qualità della vita del soggetto. Molti cat mate, infatti, si preoccupano quando il gatto diventa improvvisamente cieco, oppure se mostra problemi neurologici o altri segni determinati da patologie correlate all’ipertensione. Proprio per questo motivo, è bene conoscere i possibili sintomi ed essere consapevoli del fatto che il rischio di insorgenza, per quanto riguarda i gatti, aumenta dopo i 7 anni di vita. Per evitare di intervenire troppo tardi, il consiglio è quindi quello di effettuare controlli regolari della pressione e prestare particolare attenzione quando i gatti raggiungono questa età. Se si ha il dubbio che il gatto possa effettivamente essere affetto da ipertensione primaria o correlata ad altre patologie, si può quindi chiedere al proprio veterinario di fiducia di aggiungere il monitoraggio periodico della pressione sanguigna tra gli screening svolti durante le visite di routine, che vanno effettuate una o due volte l’anno.
A prescindere dai sintomi più o meno evidenti è in ogni caso molto importante monitorare costantemente i comportamenti dei propri animali domestici, in modo da riuscire a cogliere i cambi nel loro comportamento alimentare, le variazioni nell’appetito, nella sete o nel peso. Potrebbero sembrare dettagli insignificanti ma, se prontamente comunicati al veterinario di fiducia, rappresentano proprio i punti di partenza per una diagnosi precoce sia dell’ipertensione che delle patologie che essa potrebbe nascondere.
In caso di necessità, infine, se venisse rilevata una pressione sanguigna elevata, come accade negli umani, anche per i gatti si può intervenire trattando la patologia con farmaci da somministrare tutti i giorni (detti anti-ipertensivi), i quali prevengono ulteriori danni e gestiscono i sintomi dati dalla patologia.
Le indicazioni dei trattamenti indispensabili per il singolo soggetto, però, variano in base alle necessità, alle sue condizioni di salute generale, all’età e ad altri parametri che solo un medico veterinario può analizzare. Proprio per questo motivo, è lui la persona che il pet mate deve contattare nel caso in cui il gatto mostri alcuni di questi sintomi.