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Una nuova ricerca pubblicata su British Ecological Society ha appena approfondito le prospettive di un eventuale reintroduzione della lince (Lynx sp.) in Scozia. Secondo le opinioni di alcuni esperti esistono molte difficoltà affinché gli scozzesi accettino l'eventuale presenza di un nuovo predatore in zona. Per questo motivo i ricercatori del Vincent Wildlife Trust (VWT) e dell'Università di Exeter hanno condotto un'indagine sulle opinioni dei soggetti maggiormente interessati come agricoltori, gestori del territorio e ambientalisti e i primi risultati sono promettenti: molti di loro sono favorevoli alla reintroduzione.
L'opinione di diverse persone è mutata nel corso del tempo. Infatti all'inizio della ricerca tanti si erano dichiarati contrari all'operazione. C'è però da sottolineare che i ricercatori del VWT, prima e durante le interviste, hanno fatto un'opera di divulgazione, focalizzandosi su come la lince avrebbe potuto contribuire a salvaguardare l'ambiente scozzese.
La lince è stata dichiarata estinta in Gran Bretagna più di 1.000 anni fa, motivo per cui per la popolazione locale non è percepita come elemento appartenente alla fauna autoctona. A seguito delle spiegazioni degli scienziati, però, molti agricoltori e allevatori che un tempo temevano la reintroduzione si sono dichiarati interessati o neutrali al progetto. «Così i risultati ottenuti dalle interviste hanno mostrato che le opinioni in Scozia sulla potenziale reintroduzione della lince sono molto diverse e possono cambiare nel tempo», ha affermato l'autore principale dell'articolo David Bavin.
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In generale sono state identificate cinque posizioni distinte in merito all'argomento. La percentuale di ognuno di esse ovviamente può influire positivamente o negativamente sull'approvazione della reintroduzione da parte del Ministero dell'ambiente britannico, ma non bisogna dimenticare che secondo i tecnici dell'università di Exeter la lince gioverebbe enormemente sugli ecosistemi scozzesi, poiché contribuirebbe a ricreare l‘equilibrio ecosistemico che – con l'abbandono delle campagne da parte degli esseri umani, l'avanzata degli erbivori e i cambiamenti climatici – si è interrotto.
Ciascuna delle cinque posizioni è stata riassunta con delle brevi definizioni. La prima di esse viene chiamata "Lynx for Change" e riunisce tutte le opinioni a sostegno della reintroduzione. “Lynx for Economy” è invece la prospettiva che ritiene che il ritorno possa portare dei benefici economici, principalmente legati al turismo, alle comunità locali più che risultati naturalistici. “No alla Lince” è la posizione invece fortemente contraria e i ricercatori hanno specificato che la maggioranza delle persone che sostengono in "no" à al progetto ritengono che debbano essere gli esseri umani a ricoprire il ruolo di grandi carnivori e che in molti casi si tratta di cacciatori o di persone intimorite dall'eventuale presenza di predatori. "La Scozia non è pronta" è invece l'idea di diversi ambientalisti che sostengono che il contesto naturale scozzese non sia ancora in grado di sostenere dal punto di vista ecologico la lince e che sarebbe invece meglio iniziare a lavorare per abbattere le barriere socio-ecologiche che sono presenti nella zona, come il ridotto numero di parchi naturali, il loro cattivo stato di naturalità o l'eccessiva presenza di strade e di cacciatori nell'aree più selvagge.“ Non siamo convinti” è infine la posizione di chi si dichiara non soddisfatto dall'eventuale progetto o dalle spiegazioni degli scienziati, ritenendo quindi che sia meglio posticipare la reintroduzione della lince dopo un suo ulteriore miglioramento nella pianificazione.
Le interviste sono state condotte nel Cairngorms National Park e per quanto possano sembrare un prodotto che racchiude perfettamente il pensiero degli scozzesi, presentano un grave problema: sono state fatte solo su 12 persone. Questi personaggi rappresentano i principali gruppi interessati alla questione della reintroduzione della lince e senza dubbio la loro opinione è importante, ma ciò non toglie che in futuro sarà necessario ampliare il campione. Per questo motivo i ricercatori hanno già individuato altri rappresentanti, e a breve il numero di gruppi ascoltati sarà portato a 46.
