L'obiettivo alla fine è stato raggiunto, anche se per un pelo. La soglia delle 500mila firme necessarie per sottoporre alla Corte Costituzionale il referendum per abolire la caccia in Italia è stata raggiunta, nonostante le polemiche e l'opposizione di praticamente tutte le associazioni ambientaliste e animaliste italiane. La speranza degli attivisti del Comitato Sì Aboliamo la Caccia è ora quella di riuscire a raggiungere la soglia di sicurezza delle 600mila firme, e per farlo restano ancora poche ore. La possibilità della firma online è stata infatti prorogata fino alle 12:00 di giovedì 28 ottobre.
Il referendum proposto dal comitato vuole abrogare alcuni articoli della legge 157/92, “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, che permetteranno, se il referendum avrà successo, di vietare la caccia su tutto il territorio nazionale. Alla proposta hanno lavorato esperti costituzionalisti, avvocati e universitari con l'obiettivo di farne un testo considerato legittimo dalle Commissioni delle Istituzioni, che dovranno esprimersi nel corso dell'iter procedurale previsto. L'obiettivo è quello di abolire completamente l'attività venatoria e non accettare restrizioni che continuerebbero a permettere questa pratica considerata ormai non più necessaria.
In pochi avrebbero scommesso nella buona riuscita della raccolta firme, visto il mancato appoggio delle principali associazioni che si occupano di tutela dell'ambiente e degli animali. Il fronte contrario vede infatti schierate compatte LAV, WWF, LIPU, ENPA e persino l'Associazione Vittime per la Caccia, abolizionista per statuto. Le principali critiche mosse da queste associazioni riguardano innanzitutto la mancanza di condivisione, e soprattutto le perplessità riguardo l'abolizione di parte di una legge imperfetta ma sicuramente necessaria, che regolamenta l'attività venatoria ma che protegge anche la fauna selvatica.
Secondo queste associazioni c'è il rischio di aprire una falla che permetterà ai cacciatori di compattarsi, trovare un fronte comune e soprattutto un sostegno politico in grado di produrre una nuova legge ancora meno efficace e forse addirittura più favorevole alla lobby dei cacciatori. Ora la palla passa quindi alla Consulta, che dovrà effettivamente validare le 500mila firme e giudicare il quesito ammissibile dal punto di vista costituzionale.