La stagione della caccia si è appena conclusa, eppure i bracconieri continuano a mietere vittime. Anche tra specie molto rare e protette proprio alla luce di questa rarità e del numero sempre minore di esemplari in natura, come nel caso dell’ibis eremita: gli operatori dell’Oasi Lipu di Castel Guido, alle porte di Roma, ne hanno trovato uno ucciso a fucilate, centrato da una rosa di pallini esplosi da molto vicino.
L’ibis eremita è da tempo al centro di un progetto Life, finalizzato alla protezione della specie e a incentivare il ripopolamento e la reintroduzione in Europa, curato dal Waldrappteam. L’esemplare ucciso, tracciato e monitorato come tutti gli ibis eremiti presenti nell’oasi, è stato trovato da una pattuglia di guardie venatorie volontarie della Lipu durante un’attività di vigilanza all'interno dell'azienda agricola di Castel di Guido, nei pressi, seppure all’esterno, della Riserva Naturale Statale Litorale Romano e dell'Oasi Lipu di Castel di Guido.
Immediatamente portato al Centro recupero fauna selvatica della Lipu a Roma per accertamenti, è stato confermato che è stato ucciso da un bracconiere: nel suo corpo sono stati trovati numerosi pallini.
Una notizia drammatica, visto che l’Ibis eremita è una specie ormai quasi estinta, inserita nella lista rossa dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) come in gravissimo pericolo.
E risale soltanto a pochi mesi fa il ferimento di Hannibal, l’ibis eremita che ad aprile 2021 aveva fatto il nido in un palazzo di Roma e che a novembre è stata colpita da un’arma da fuoco impugnata da un bracconiere. Hannibal era stata portata al Crfs della Lipu, dove i veterinari erano stati costretti ad amputarle l’ala: oggi si è ripresa, ma non volerà mai più e non potrà mai più essere rimessa in libertà.
«Mentre il bracconaggio miete ogni giorno nuove vittime tra cui esemplari di specie ad alto interesse conservazionistico come l’ibis eremita – tuona Alessandro Polinori, vicepresidente della Lipu – le istituzioni italiane continuano a latitare nell'attuazione del Piano nazionale, che necessita di un forte inasprimento delle pene e dell'aumento dei controlli, oltre a quelli messi in campo dai Carabinieri forestali. 180mila cittadini, a oggi inascoltati, hanno sottoscritto la petizione della Lipu, nell’ambito della campagna #stopbracconaggio finanziata dal progetto Life Abc, per chiedere l’indispensabile azione normativa contro il bracconaggio. La nostra impressione è che l'intervento della Commissione europea contro le inadempienze italiane sia imminente. Dove non agisce il buon senso e la politica agiranno le sanzioni».
«L’ennesimo atto ai danni di specie super protette – aggiunge il coordinatore Vigilanza venatoria volontaria della Lipu, Luca Demartini – dimostra la necessità di un costante e diffuso controllo sull'attività venatoria e l’importanza della vigilanza volontaria. Chiediamo con forza che le istituzioni semplifichino e sburocratizzino la nomina di nuove guardie come previsto dal Piano nazionale antibracconaggio. Nel contempo, nell'area in cui è accaduto questo episodio, garantiamo nei prossimi mesi di concentrare gli sforzi affinché questo fatto non resti senza conseguenze».
A parlare anche Johannes Fritz, responsabile del progetto di reintroduzione dell'ibis eremita: «Negli ultimi due anni il tasso di perdita in Italia a causa del bracconaggio è aumentato significativamente. In 14 casi è stato possibile verificare questo crimine ambientale come causa di morte, mentre ci sono stati un totale di 17 casi verificati nei sei anni precedenti. Questo è uno sviluppo allarmante in Italia e l'attuale caso suggerisce che la situazione non migliorerà nel 2022. Sono quindi urgentemente necessarie misure efficaci e coordinate contro il bracconaggio in Italia».