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14 Luglio 2021
15:30

Rapporto Zoomafia 2021: i reati contro gli animali diminuiscono, ma non è una vittoria

Un effetto lockdown c'è stato e i reati contro gli animali sono diminuiti, come dimostrano i dati raccolti dall'Osservatorio LAV presentati nel Rapporto Zoomafia 2021. Ma, secondo gli esperti, la diminuzione potrebbe essere il frutto dello spostamento dell'attenzione sulle emergenze da pandemia. Intanto per la prima volta l'uccisione degli animali diventa il primo reato, superando anche il maltrattamento.

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Giornalista
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credits LAV

Ogni 58 minuti, nel 2020 italiano, è stato aperto un fascicolo giudiziario per reati a danno di animali. E ogni giorno, sempre nel 2020, si sono contati in media 25 fascicoli e circa 14 indagati, uno ogni 103 minuti. La violenza su gli animali non si ferma. Non l’ha fermata neanche la covid-19. È la fotografia che ci fornisce il Rapporto Zoomafia 2021, ventiduesima edizione della ricerca annuale che l’Osservatorio Zoomafia della LAV Lega Anti Vivisezione elabora ogni anno esaminando i dati che arrivano direttamente dalle Procure.

La violenza sugli animali sembra diminuita, ma non è una vittoria

Di che reati si tratta? Uccisioni e maltrattamento di animali, ovviamente. Ma anche spettacoli e manifestazioni vietati, combattimenti tra animali, abbandono e detenzione, reati venatori, traffico illecito di animali da compagnia. In pratica i reati si ripetono uguali a quelli degli scorsi anni, ma una sorpresa c’è. Perché i reati diminuiscono: rispetto all’anno precedente sono sicuramente in flessione. Purtroppo, però, non c’è da rallegrarsene. «Questa flessione riteniamo che in realtà non corrisponda ad una effettiva diminuzione dei crimini contro gli animali, ma che indichi solo una diminuzione delle denunce e dei fatti accertati –sottolinea infatti Ciro Troiano criminologo e responsabile dell’Osservatorio LAV – In un periodo di emergenza le attività di polizia, anche per quegli organi prioritariamente preposti all’accertamento di tali reati, sono state indirizzate, ovviamente, verso altre emergenze».

Meno reati rispetto allo scorso anno

Come ogni anno, l’Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV ha chiesto a tutte le 140 Procure Ordinarie e alle 29 presso i Tribunali per i Minorenni i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2020, sia noti che ignoti, e il numero degli indagati. «Hanno risposto il 76% delle Procure – spiega Troiano – Esaminando i dati di un campione di 116 Procure tra Ordinarie e Minorili che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari a circa il 70% di tutte Procure) si registra una diminuzione dei procedimenti nel 2020, rispetto al 2019, pari al -3% circa (7052 fascicoli nel 2019 e 6866 nel 2020); mentre il numero degli indagati è diminuito del -21% circa (4701 indagati nel 2019 e 3734 nel 2020)».

Quali sono i crimini più frequenti? L’uccisione è il primo

L’uccisione di animali è al primo posto, con 2785 procedimenti (432 noti e 2353 ignoti), pari al 36% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali registrati presso le Procure che hanno risposto. «Per la prima volta da anni, da quando seguiamo l’andamento criminale dei reati a danno di animali, il reato di uccisione di animali si posiziona al primo posto superando quello di maltrattamento di animali – sottolinea Troiano – Come sempre, però, la stragrande maggioranza delle denunce per uccisione di animali è a carico di ignoti – nel 2020 hanno rappresentato ben l’84% superando di un punto quelle dell’anno precedente».

Dal maltrattamento alle corse clandestine: tutti i reati contro gli animali

Il maltrattamento segue con 2445 procedimenti (1107 noti e 1338 a carico di ignoti), pari circa al 32% dei procedimenti registrati, e 1558 indagati. Poi ci sono i reati venatori, con 1025 procedimenti (743 noti e 282 a carico di ignoti), pari al 13% dei procedimenti presi in esame, con 968 indagati. E ancora l’abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, con 960 procedimenti (618 noti e 342 a carico di ignoti), pari al 12%, con 746 indagati. Seguono poi l’uccisione di animali altrui con 443 procedimenti pari al 6%, con 253 indagati, il traffico di cuccioli, con 29 procedimenti pari allo 0,4% del totale dei procedimenti per reati a danno di animali, con 67 indagati, e l’organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate, con 14 procedimenti e 66 indagati. Chiudono gli spettacoli e manifestazioni vietati, art. 544quater c.p., con 7 procedimenti (3 noti e 4 ignoti), pari allo 0,1% di tutti i reati contro gli animali registrati, con 72 indagati. L’alto numero degli indagati rispetto al numero dei procedimenti si spiega con l’apertura di due procedimenti, uno a Foggia e l’altro a Catania, con numerosi indagati, molto probabilmente per fatti riconducibili a corse clandestine di cavalli.

I social: quando i post diventano appuntamenti di morte

Un fenomeno riscontrato è la crescita ulteriore dell’uso dei social per attività criminose come i combattimenti clandestini e le corse vietate. «Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei Social – aggiunge Troiano – Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani». Significativo il dato che riguarda le corse clandestine: nel 2020 sono state denunciate 10 corse clandestine, di cui 3 bloccate, e 133 persone, di cui 58 arrestate. 48, invece, i cavalli sequestrati. «Eventi criminali che coinvolgono decine di persone e che pongono in essere un vero e proprio rito collettivo di esaltazione dell’illegalità che trova ampia risonanza sui Social – commenta Troiano. – Significative le corse denunciate, con la partecipazione di decine di persone, in periodo di chiusura totale a causa dell’emergenza sanitaria».

Il doping e l’ippica

Le infiltrazioni criminali non si limitano però solo al mondo sommerso del clandestino. Anche l’ippica ufficiale sembra essere inquinata. Secondo il rapporto allibratori, scommesse clandestine, gare truccate, doping, furti di cavalli, intimidazioni sono diffusi frequentemente. «Il malaffare che si esercita all’ombra degli ippodromi e delle scuderie ha molte sfaccettature – spiega Troiano – Chiarificatrici, in tal senso, risultano le relazioni semestrali della DIA che testimoniano quanto siano penetranti, diffusi e articolati gli interessi dei vari clan nel settore dell’ippica» e tra tutti i problemi, uno di quelli che emerge maggiormente  quello del doping. «Secondo i dati ufficiali relativi al controllo antidoping 69 cavalli che hanno partecipato a gare ufficiali sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Si tratta di gare svolte in ippodromi sparsi in tutta Italia». Dal rapporto arrivano anche i nomi di alcune delle sostanze: Acido Ritalinico, Acido Tranexamico, Arsenico, Benzoilecgonina (metabolita della cocaina), Betametasone, Desametasone, Dimetilsulfossido, Ecgonina Metilestere, Eptaminolo, Etamsilato, Fenilbutazone, Flunixin, Furosemide, Idrossietilpromazina-Sulfossido (metabolita Acepromazina), Ketoprofene, Medrossiprogesterone Morfina, Teobromina, Teofillina, Testosterone, Testosterone Proprionato, Tramadol.

Cosa fare? LAV lancia #MISALVICHIPUÒ

«Alla luce di questi dati – conclude Troiano – che confermano come il fenomeno sia tutt’altro che in diminuzione, è importante aumentare gli strumenti di contrasto a disposizione delle Forze dell’Ordine, per questo chiediamo a Governo e Parlamento di approvare al più presto l’inasprimento delle pene nella riforma della legge 189. oggetto della nostra petizione #MISALVICHIPUÒ».

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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