Sono 54 i genotipi di orso bruno marsicano individuati per la gran parte nei territori esterni al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. È il dato emerso all'interno del nuovo Rapporto Orso 2021, la pubblicazione annuale che raccoglie i dati relativi alla popolazione endemica dell'Appennino italiano.
La raccolta dei dati genetici di 54 individui lontani dalla casa del marsicano dice molto rispetto all'espansione territoriale di questo grande carnivoro. Dopo essere arrivato quasi sull'orlo dell'estinzione, la ripopolazione sta dando i primi importanti risultati e la sottospecie nostrana di orso bruno sta conoscendo una nuova fase di espansione.
«Siamo soddisfatti del lavoro svolto attraverso le reti di monitoraggio – commenta con Kodami il direttore del Pnalm Luciano Sammarone – Ci siamo occupati di raccogliere soprattutto le segnalazioni lontane dalla core area, cioè dalla zona del Parco. Questo perché i dati relativi ai 54 genotipi ci dicono molto in relazione agli spostamenti dei vari soggetti, ad esempio delle femmine con i cuccioli, e confermano uno degli aspetti più delicati relativi alla gestione dell'orso marsicano: ha bisogno di spazio».
Il report, infatti, non è un censimento della popolazione ma una descrizione delle attività svolte dal personale del Pnalm nel corso del 2021 per la gestione dell'orso: i monitoraggi, le catture, il rapporto con gli orsi confidenti, e le misure preventive dei danni, compresi l'accertamento danni e relativi indennizzi, e le attività di educazione e comunicazione come il sentiero dell'orso attivato nel Parco della Maiella.
«Non abbiamo raccolto campioni all'interno della core are perché ci interessa sapere cosa succede nelle aree più lontane – aggiunge Sammarone – poiché è lì che dobbiamo mettere in atto tutte le azioni per proteggere gli orsi. Inoltre, non è sempre facile attuare questi monitoraggi perché la natura non si piega all'essere umano».
Orsi confidenti
Una delle sfide più importanti del Pnalm e dei territori dell'Appennino frequentati dall'orso è rappresentata proprio dal ritorno degli orsi in territori dove prima non erano diffusi. Come segnalato più volte anche sulle pagine di Kodami, confidente non è sinonimo di domestico, ma di individui selvatici che hanno perso la naturale ritrosia nei confronti dell'essere umano.
Questi orsi si avvicinano troppo alle attività umane, e nei casi estremi entrano nei centri abitati incuranti delle persone. Per evitare che ciò accada l'essere umano deve essere consapevole dei comportamenti da tenere quando una popolazione di orso vive ai limiti delle città: «Le persone hanno dimenticato cosa significa vivere in zone abitate dagli orsi – commenta Sammarone – Per questo come Parco ci siamo spesi moltissimo per informare i cittadini attraverso i social, ma anche andando personalmente nei paesi dove si sono verificati episodi che coinvolgono gli animali».
Gli orsi sono animali opportunisti che si adeguano alle condizioni e ai contesti ambientali: se il cibo è facilmente alla loro portata, per esempio grazie a un cassonetto lasciato aperto, loro lo mangeranno e continueranno a frequentare il centro urbano finché troveranno da mangiare. La loro gestione può risultare particolarmente complessa poiché l’insorgenza del comportamento confidente può avere cause estrinseche e intrinseche, legate cioè al carattere del singolo individuo.
Unitamente a questi, anche fattori ambientali, età, sesso, densità degli orsi possono determinare l'eccessiva confidenza degli orsi e la loro permanenza abituale in contesti urbani, dando vita a situazioni di conflitto potenzialmente pericoloso sia per l’orso che per le persone.
«La prossima sfida per tutti gli enti dell'Appennino è garantire le condizioni di sicurezza per animali e cittadini e rendere il territorio sempre più a misura d'orso», annuncia Sammarone.
Una sfida che si è palesata con forza nella primavera del 2020 con la nascita dell'orso marsicano più famoso del mondo: M20, meglio conosciuto come Juan Carrito.
Juan Carrito's story
«Juan Carrito ci ha fatto vedere tutto quello che sbagliamo riguardo alla gestione dell'orso: dalla quantità di rifiuti che produciamo in città e al modo in cui li smaltiamo», racconta il direttore del Pnalm.
Il romanzo dell'orso marsicano che amava le pasticcerie del centro di Roccaraso si è trasformato in breve tempo in una vera e propria epopea, alla quale non sono mancati momenti drammatici, come la chiusura dell'orso all'interno dell'area faunistica di Palena dopo il suo ingresso nella stazione di Roccaraso gremita di persone.
Una permanenza in cattività che ha tenuto con il fiato sospeso gli attivisti ma che alla fine si è risolta con la sua traslocazione e il ritorno in natura. Da quel giorno Carrito pur avvicinandosi alle città ha «ripreso a fare l'orso – dice Sammarone – Roccaraso conta abitualmente circa 1.000 persone ma durante il picco turistico arriva a a sfiorare i 20mila. Gestire queste realtà in un contesto naturale è complesso, ma per noi è importante aver raccolto questa sfida e soprattutto portarla avanti. La vicenda di Juan Carrito non è finita, dobbiamo essere bravi a non chiudere gli occhi davanti a tutte le problematiche che ci ha mostrato».
È stato proprio Carrito per primo a mostrare tutte le mancanze delle amministrazioni lontane dalla core area, cioè quei paesi che non sorgono direttamente sul territorio del Pnalm ma in zone limitrofe, prima scarsamente interessate dalla presenza dell'orso.
Grazie alla frequentazione dei cassonetti di Roccaraso, Carrito è arrivato a pesare 150 chilogrammi: il triplo dei suoi coetanei. Ha richiesto un monitoraggio importante fatto di 394 turni di controllo e ha richiesto la presenza di 8 persone al giorno.
Il dato impressionante emerso dal Report, è però relativo agli avvistamenti: 676 in circa due anni di vita. Un numero enorme per un animale che dovrebbe essere schivo nei confronti dell'uomo e prediligere gli spostamenti notturni.
Un ruolo importante è stato giocato dalle persone che hanno più volte lasciato appositamente del cibo a Juan Carrito, un comportamento censurato nel Report stesso: «Il rinvenimento di 18 pagnotte di pane posizionate appositamente all’interno di un cassonetto ha rappresentato un momento di grande amarezza per il personale impegnato sul controllo di M20». Cibo lasciato ai bordi delle strade e incorretto smaltimento dei rifiuti hanno portato Carrito sull'orlo della cattività.
Un rischio che non è ancora scongiurato.
Città a misura d'orso: verso le Bear smart community
«Ora dobbiamo realizzare pienamente delle comunità a misura d'orso. Se nei territori del Parco questo sta già avvenendo adesso dobbiamo lavorare per portare le Bear smart community anche nei territori circostanti che, come emerge dal Report, sono frequentate da questi animali», rileva Sammarone.
Le Bear smart community sono grandi corridoi in cui gli orsi possono muoversi senza il rischio di incappare in rifiuti antropici, o in persone armate di smartphone. Ciò significa avviare azioni che coinvolgono da una parte le amministrazioni pubbliche, e dall'altra i comuni cittadini con i loro comportamenti quotidiani.
«Per i Comuni del Parco abbiamo provveduto noi ai cassonetti anti orso e ad altre misure analoghe, i Comuni all'esterno della nostra area, specie quelli più grandi, invece, pur essendo stati sollecitati si sono dimostrati recalcitranti – commenta il direttore del Pnalm – Confidiamo che attraverso la rete di monitoraggio le cose possano cambiare e migliorare».
Il plauso del direttore è andato agli enti che per il monitoraggio dell'orso marsicano hanno collaborato attivamente grazie alle risorse messe a disposizione del Ministero per la transizione ecologica e con il supporto della Regione Abruzzo e della Prefettura: «Il coordinamento tra tanti soggetti diversi ci ha permesso di compiere un salto di qualità importante per raccogliere i dati del report e ripensare i nostri territori».
Uno degli elementi più problematici emersi all'interno del Report riguarda proprio le cause di morte del marsicano: nel 2021 è stato registrato il decesso per incidente stradale di un individuo. L’orso investito era un maschio giovane di 4-5 anni del peso di 85 kg. Dalle condizioni gravissime della carcassa (fratture multiple di varie ossa, gravi emorragie interne e rottura di organi vitali) è verosimile che il decesso sia avvenuto a causa di un mezzo pesante. Dal 1991 ad oggi, è il terzo incidente che si verifica sull’autostrada A25, nel Comune di Avezzano, provincia dell'Aquila.
«Anche la sicurezza stradale e l'attenzione da parte degli automobilisti è un tema che il monitoraggio dell'orso ci ha spinto a valutare ed attenzionare, ed è anche su questo che si deve lavorare per riuscire a rendere tutto il territorio davvero a misura d'orso».
In foto il murale dell'orso realizzato dall'artista Oniro ad Alvito (Fr)