È stata pubblicata la seconda parte del Rapporto ONU sul clima del 2022 prodotto dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il gruppo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici.
Il documento si chiama "Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità" e valuta gli impatti dei cambiamenti climatici esaminando gli ecosistemi, la biodiversità e le comunità umane, tre elementi intimamente legati, a livello globale e regionale. Esamina inoltre le vulnerabilità, le capacità e i limiti del mondo naturale e delle società umane di adattarsi ai cambiamenti climatici.
Il quadro che ne emerge è allarmante: secondo gli esperti delle Nazioni Unite, il 48% delle specie animali e vegetali è a rischio estinzione, percentuale ottenuta valutando lo stato di salute di decine di migliaia di specie a livello globale.
Inoltre, per quanto riguarda le comunità umane sono più di 3,3 miliardi di persone ad essere altamente vulnerabili al cambiamento climatico. Tantissime popolazioni sono infatte soggette ad un rischio 15 volte maggiore di perde la vita per calamità naturali e condizioni climatiche estreme. Le devastazioni dei territori si traducono inoltre in fenomeni crescenti di migrazione climatica coatta.
Per Hoesung Lee, il presidente dell'IPCC si tratta di «un terribile avvertimento sulle conseguenze dell'inazione»
L'IPCC è stato creato per fornire ai responsabili politici valutazioni scientifiche regolari sul cambiamento climatico, le sue implicazioni e potenziali rischi futuri, nonché per proporre opzioni di adattamento e mitigazione. Il report è attualmente nel suo sesto ciclo di valutazione, durante il quale saranno prodotti i rapporti di valutazione dei suoi tre gruppi di lavoro, tre rapporti speciali, un perfezionamento del rapporto metodologico e il rapporto di sintesi finale, che dovrebbe essere pubblicato a settembre 2022.
In effetti, questa valutazione offre nuovamente luce su quello che gli scienziati stanno osservando in ogni regione e nell'intero sistema climatico e mostra che le emissioni di gas serra dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1 °C di riscaldamento dal 1850 al 1900. Ciò non si tradurrà solo con un aumento delle temperature: tutti i fenomeni climatici si stanno estremizzando. Infatti anche i modelli di vento, neve, ghiaccio, secchezza o umidità stanno cambiando e porteranno con sé effetti collaterali impegnativi.
Ad esempio, da un lato, il cambiamento climatico sta cambiando il ciclo dell'acqua e provoca precipitazioni – e inondazioni – più intense. D'altra parte, eventi di siccità più intensi avranno luogo in molte regioni come l'Europa settentrionale, occidentale e centrale. Oppure pensate all'aumento di fenomeni incendiari di grande portata, come quelli occorsi in Australia, e del conseguente pericolo per la delicata fauna locale e per gli insediamenti umani.
Inoltre, il livello del mare continuerà a salire per tutto il 21° secolo, aumentando ulteriormente il rischio di inondazioni nelle zone costiere.
Saranno tutte queste conseguenze, di cui intravediamo solo i primi sentori, a determinare, se non facciamo qualcosa in brevissimo tempo, danni irreversibili ad ecosistemi e società umane. Il benessere umano e quello delle specie animali e vegetali sono infatti strettamente legati, ed un possibile collasso degli ecosistemi renderebbe sempre più difficile la vita per tutti gli esseri viventi del pianeta, uomo compreso.
«Questi potenziali cambiamenti irreversibili negli ecosistemi iniziano a minare i mezzi di sostentamento e quindi iniziamo ad affrontare una minaccia esistenziale» aggiunge Debra Roberts, co-presidente del gruppo di lavoro II dell'IPCC nonché ricercatrice specializzata in aree urbane e clima «Si tratta di una minaccia non solo per la natura, ma anche per le persone. E questo ci riporta alla constatazione, che dobbiamo affrontare entrambe le cose parallelamente».
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto che il rapporto è un «atlante della sofferenza umana e un atto d'accusa schiacciante di una leadership climatica fallita».
Il capo delle Nazioni Unite ha anche commentato la delicata situazione geopolitica di questi giorni, un chiaro riferimento alla crisi Ucraina «la nostra continua dipendenza dai combustibili fossili rende l'economia globale e la sicurezza energetica vulnerabile agli shock geopolitici e alle crisi».