Crescono la spesa e l'attenzione che le famiglie dedicano al benessere animale: dal food all'arredamento, le case degli italiani sono sempre più pet-friendly. È il dato generale emerso dalla XIV edizione del Rapporto Assalco-Zoomark 2021.
Al di là del dato economico, nel corso del dibattito seguito alla presentazione del Rapporto, personalità del mondo politico e delle associazioni hanno fotografato una società reale molto più sfaccettata. Se da una parte i cittadini stanno dimostrando sempre maggiore interesse rispetto al benessere degli animali, facendo attenzione alla qualità delle cure veterinarie e manifestando il desiderio di riconoscere gli animali come membri effettivi delle loro famiglie, d'altra parte le istituzioni non si sono ancora dimostrate in grado di recepire le urgenze di questo cambiamento culturale.
Luci e ombre della cura degli animali durante la pandemia
Il Rapporto è stato presentato oggi in occasione del Convegno inaugurale di Zoomark International, che si svolgerà fino al 12 novembre 2021 a Bologna, e propone un’analisi del mercato e dei principali trend del mondo degli animali domestici in Italia proprio durante il periodo dell'emergenza sanitaria. A fare gli onori casa Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere, che ha segnalato la portata internazionale dell'evento Zoomark, che vede la partecipazione di 450 aziende, di cui il 60% proveniente da 44 paesi stranieri. Un risultato positivo, nonostante il momento pandemico, che mostra come il crescente interesse per il benessere animale sia un ormai un trend internazionale.
Come ha rilevato il presidente di Assalco, Giammarco Ferrari :«Il Rapporto documenta come è cambiata la relazione tra gli italiani e gli animali d'affezione, dimostrando chiaramente che oggi i pet sono parte integrante delle famiglie». Un maggior valore della relazione sviluppatosi proprio durante l'emergenza Covid, con una impennata di ingressi in famiglia di cani e gatti, ai quali purtroppo è seguito anche un progressivo abbandono.
È stata l'Enpa nel 2020 a rilevare come fossero stati accolti in casa oltre il 15% di cani e gatti in più rispetto al 2019. Nell'estate del 2021 sempre l'Ente di protezione animali ha stimato anche un aumento delle cessioni di cani del 17%, quelle di gatti addirittura del 60%, tra le cause il cambiamento delle abitudini post lockdown e la superficialità con cui alcuni italiani hanno accolto gli animali domestici in famiglia. Azioni che questa estate hanno incrementato fenomeni negativi del commercio animale come quello delle staffette.
La problematica è stata evidenziata proprio dalla presidente dell'Enpa, Carla Rocchi, presente alla Tavola rotonda di commento ai dati del Rapporto Assalco-Zoomark: «Gli animali vanno valutati per la risorsa che sono, e la pandemia lo ha dimostrato. I nostri animali d'affezione si sono dimostrati meritevoli di una medaglia al valore per il supporto che hanno fornito in un momento tanto difficile, un supporto non sempre ricambiato dalle persone».
Eppure il valore aggiunto degli animali in famiglia è stato certificato da più enti indipendenti. «Avere un animale in casa diminuisce lo stress e aumenta l'allegria in famiglia – sottolinea Ferrari – Federanziani ha stimato un risparmio per il servizio sanitario di circa 1,3 miliardi di euro all'anno grazie al contributo dei pet in famiglia. Il periodo d'emergenza ha acceso i riflettori su una situazione nuova che si riverbera nel comparto commerciale e che ha contribuito a fare registrare nei due anni una crescita esponenziale».
I dati
I dati elaborati da Iri per il Rapporto Assalco-Zoomark sono stati illustrati dal Business Insights Senior Director dell'ente di ricerca, Paolo Garro: «Il 2020 e il 2021 rappresentano due anni di profondi cambiamenti per il mercato, sia per nei comparti pet food e pet care, sia per i beni di largo consumo umano. In particolare, il mercato pet esce rafforzato dalla pandemia».
Un trend positivo che proseguirà per effetto dell'allargamento della platea di riferimento, sono infatti 62 milioni gli italiani che hanno in casa un animale d'affezione, moltissimi dei quali sono stati adottati proprio durante l'emergenza sanitaria: «Ci aspettiamo che quando sarà tutto normale ci saranno tassi crescita del mercato più in linea con il passato – commenta Garro – ma non per il pet food, destinato a crescere, anche se con tassi più bassi rispetto a quelli di questi ultimi due anni». Come già emerso dalle anticipazioni del Rapporto, l’alimentazione di gatti e cani continua a essere la componente più rilevante del mercato italiano del pet food, sviluppando un giro d’affari di 2.431 milioni di euro con un incremento del fatturato nell'ultimo anno dell'8%.
La crescita del comparto tuttavia non è stata uniforme per tutti i canali distributivi. A uscire vincitori sono stati il commercio online e discount. «I canali specializzati pet shop dovranno affrontarne la concorrenza», aggiunge Garro. Chi compra online cerca la comodità d'acquisto, soprattutto per i formati grandi, e i pet shop tradizionali dovranno attrezzarsi per contrastare l'avanzata dei giganti dell'e-commerce.
Il Rapporto visto dalle istituzioni
A commentare i dati del Rapporto sono intervenuti numerosi rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni nel corso della tavola rotonda seguita alla presentazione. Tra questi, anche il presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi), Marco Melosi, che afferma: «L'aumento dell'interesse per alimentazione pet è corrisposto anche a una maggiore attenzione delle famiglie per la cura dell'animale». I dati per Melosi sono inequivocabili: «Nel Rapporto Assalco del 2017 si parlava di oltre 6milioni di cani in famiglia, oggi son0 più di 8 milioni. In 4 anni abbiamo assistito a un aumento proporzionale a quello delle strutture veterinarie sul territorio che oggi sono oltre 8 mila».
Ma non si tratta solo di mero incremento numerico, gli italiani chiedono anche maggiore qualità: «Oggi si tende a offrire a cani e gatti le stesse cure che si garantiscono agli altri membri umani della famiglia – aggiunge Melosi – Le piccole strutture e le grandi si sono evolute, e oggi la medicina veterinaria offre tac, risonanze, pacemaker. Purtroppo però non c'è la medesima attenzione da parte di politica, come Anmvi da anni chiediamo la riduzione delle aliquote sulle cure, rimanendo però inascoltati».
Sul tema della politica fiscale e delle detrazioni per le spese veterinarie è intervenuta la deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e fondatrice di Leidaa, Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente. «Lo Stato dovrebbe essere al fianco delle persone per aiutarle a provvedere alla salute degli affetti – commenta l'onorevole Brambilla – Tuttavia oggi cani e gatti continuano ad essere considerati beni di lusso. Per fare fronte a questo problema abbiamo chiesto una rimodulazione dell'aliquota Iva al 10% per le cure veterinarie: la nostra salute deve andare di pari passo con quella dei nostri animali».
Tra le proposte annunciate da Brambilla anche un sistema veterinario nazionale per gli animali inseriti in famiglie a basso reddito e un pacchetto di emendamenti da inserire nella prossima Legge di Bilancio per ridurre l'aliquota sugli alimenti animali: «È l'anno giusto perché le nostre richieste siano recepite, anche grazie alle risorse messe in campo dal Pnrr».
Il plauso di tutti i presenti è poi andato ai promotori del Rapporto Assalco-Zoomark per avere acceso un riflettore sulla strettissima relazione che intercorre tra il benessere animale e quello umano. Un faro che, guardando ai dati e delle testimonianze di oggi, non potrà essere spenta con facilità.