Un gruppo di paleontologi texani ha appena presentato un nuovo esemplare di una particolare specie di rettile marino, il Globidens alabamaensis, considerato dagli esperti come una delle specie più rare e difficili da trovare nei sedimenti cretacici di tutto il mondo. Egli visse circa 90 milioni di anni fa, era lungo oltre 8 metri e il suo olotipo (l'esemplare che permise l'identificazione della specie) venne scoperto agli inizi del secolo scorso, nel 1912, da Charles Whitney Gilmore, paleontologo professionista che trovò alcuni suoi resti nei campi dell'Alabama.
Il nuovo esemplare, uno dei più completi della specie, invece, è stato trovato nel 2023 all'interno della Formazione Ozan del Texas nord-orientale, da un collezionista privato di fossili che ha contattato subito alcuni suoi amici del museo Texas Through Time di Hillsboro, per effettuare il riconoscimento della specie. La notizia del ritrovamento è stata invece diffusa tramite un articolo pubblicato sulla rivista Journal of Paleontological Sciences il 14 agosto scorso, facendo felici diversi appassionati di dinosauri e rettili marini che attendono giornalmente news riguardanti i loro animali preferiti.
Questo rettile era parente del più noto mosasauro, uno dei più noti predatori preistorici degli oceani, ma a differenza degli altri rettili marini del periodo – che avevano denti seghettati e triangolari – il G. alabamaensis aveva denti dalla forma globulare, in grado di rompere le ossa o gli esoscheletri delle sue prede, tra cui è possibile menzionare le ammoniti e vari altri molluschi dotati di carapace.
Uno dei due frammenti di mascella che i ricercatori hanno analizzato per scrivere il recente articolo possiede 12 denti e secondo gli scienziati poteva essere in grado di generare costantemente nuovi denti, come succede per gli squali moderni. Il nome particolare di questa specie si rifà invece proprio alla forma dei suoi denti, visto che "Globidens" vuol dire in latino "dentatura dalla forma globulare".
Come diverse altre specie marine, questo rettile si estinse insieme a buona parte del suo ecosistema alla fine del Cretaceo, a seguito dell'impatto del meteorite che modificò per sempre il destino della vita sulla Terra, e per via delle sue peculiari scelte alimentari poté convivere sino alla fine con altri predatori all'interno dello stesso territorio, occupando una nicchia ecologica differente negli stessi habitat. È tuttavia noto che i mosasauri si attaccassero a vicenda, quando avevano fame, quindi questa specie dovette sempre tenersi un po' alla larga dai loro parenti più irascibili e famosi. D'altronde, storicamente, i fossili dei mosasauri sono stati alla base dell'origine di diversi miti e avvistamenti di terribili mostri marini, capaci di uccidersi a vicenda pur di ottenere il controllo degli oceani.
Durante il Novecento, in Nord America sono state invece scoperte anche altre due specie appartenenti allo stesso genere, G. dakotensis e G. schurmanni, mentre in Medio Oriente sono note altre specie, come G. hisaensis, scoperto nel 2009, e G. phosphaticus e G. simplex, ritrovati in Marrocco.