Il petrello delle Desertas (Pterodroma deserta) è un piccolo uccello marino a rischio estinzione che nidifica esclusivamente sulle isole da cui prende il nome, al largo di Madeira. Passa buona parte della sua vita in mare aperto, nell'Oceano Atlantico settentrionale, ma nonostante le dimensioni mostra un coraggio quasi senza pari nel regno animale. A differenza della maggior parte degli altri uccelli pelagici, che tendono comprensibilmente a fuggire lontano dai cicloni tropicali, lui li insegue attivamente, volando per lunghe distanze per seguirne la scia.
Quando pensiamo ai cicloni tropicali, immaginiamo infatti solo distruzione e caos, ma per il petrello delle Desertas questi eventi atmosferici potrebbero invece rappresentare un'opportunità unica per nutrirsi. Uno studio recentemente pubblicato su Current Biology ha infatti trovato una possibile spiegazione a questo comportamento tanto unico, quanto rischioso. Il team guidato Francesco Ventura, biologo del Woods Hole Oceanographic Institution, in Massachusetts, ha infatti studiato il comportamento dei petrelli seguendo 33 individui dotati di localizzatore GPS durante quattro stagioni riproduttive.
Questi uccelli marini compiono alcuni dei più lunghi viaggi di foraggiamento, ovvero per cercare da mangiare, legati alla riproduzione, percorrendo circa 12.000 chilometri in un ciclo più o meno circolare che parte dalla colonia sull'Isola di Bugio, a 25 km a sud-est dell'isola di Madeira, per arrivare fino a Terranova, in Canada, per infine tornare indietro. I dati raccolti mostrano però che quasi un terzo dei petrelli monitorati si dirige attivamente verso il centro di un uragano una volta raggiunti i 900 chilometri di distanza dall'occhio del ciclone.
Poi, a circa 400 chilometri dal centro, questi uccelli rallentano, probabilmente lasciandosi trasportare dai forti venti e dalle onde altissime, un comportamento che i ricercatori descrivono come a dir poco incredibile. Dopo il passaggio del ciclone, circa metà dei petrelli continua a seguire attivamente la sua scia, con quasi un terzo che continua a volare inseguendo la tempesta per giorni e per migliaia di chilometri. Secondo gli autori, la chiave di questo comportamento apparentemente assurdo potrebbe risiedere nell'abbondanza di cibo che i cicloni lasciano dietro di sé.
Le acque agitate e raffreddate dalla tempesta mostrano infatti livelli molto alti di clorofilla, un chiaro segnale della proliferazione delle alghe e del fitoplancton, che a sua volta attira poi pesci e cefalopodi, che sono le prede preferite del petrello delle Desertas. I ricercatori ipotizzano quindi che questi uccelli pelagici possano usare l'infrasuono, un suono a bassa frequenza generato dai venti e dalle onde, per localizzare i cicloni a grande distanza e inseguirli per sfruttare così l'abbondanza di pesci e calamari di cui si nutrono.
Nonostante siano necessarie ulteriori ricerche per confermare queste ipotesi, lo studio ha già colmato una lacuna piuttosto importante per tentare di spiegare questo comportamento. La capacità dei petrelli delle Desertas di riuscire a sfruttare queste tempeste potrebbe infatti rappresentare una strategia di alimentazione unica tra gli uccelli, un adattamento sorprendente, estremo e incredibilmente affascinante, che ci offre anche uno sguardo nuovo su come il vento e gli eventi meteorologici estremi possano influenzare la vita marina, specialmente in un'epoca di cambiamenti climatici.