Quest'anno un nuovo gruppo di ricerca ha osservato per alcuni mesi i gorilla di pianura occidentali (Gorilla gorilla gorilla) del Parco nazionale Moukalaba-Doudou del Gabon, notando un comportamento molto particolare, che fa rientrare questa popolazione nella breve lista delle specie animali in grado di curare le infezioni assumendo dei farmaci naturali. Analizzando infatti le specie vegetali che venivano consumate da questi primati, gli scienziati si sono resi conto che diversi gorilla si cibavano di alcune piante con note proprietà antibatteriche, che usualmente vengono consumate anche dalle popolazioni umane locali.
Nello studio che è stato pubblicato sulla rivista Plos One, gli autori – tra cui Leresche Even Doneilly Oyaba Yinda, batteriologo presso l'Interdisciplinary Medical Research Center di Franceville – hanno anche affermato che molte piante usate dai gorilla potrebbero essere utili per sviluppare dei nuovi farmaci per gli esseri umani, potenzialmente efficaci contro i batteri multi-resistenti, e che i gorilla che consumavano di più queste piante erano anche quelli che sembravano essere afflitti da alcuni problemi fisici.
Fra le piante usate da questi primati ci sono gli alberi di fromager (Ceiba pentandra), di gelso giallo gigante (Myrianthus arboreus), del teak africano (Milicia excelsa) e il fico (Ficus sp.), da cui strappavano le cortecce e le foglie con un'elevata concentrazione di antibiotici. Generalmente, i guaritori tradizionali del Gabon usano queste piante per affrontare malattie come il raffreddore, gastriti gravi e polmoniti, ma gli autori dello studio sono convinti che nel caso in cui qualche azienda farmaceutica fosse interessata a produrre nuovi farmaci, ci vorrà comunque molto tempo per estrarre i principi attivi da queste piante.
È indicativo il fatto che i gorilla usino le corteccia come alimento di riserva e che prediligano di gran lunga mangiare la frutta alle foglie. Quando un individuo viene quindi beccato a mangiare cortecce durante la stagione dell'abbondanza, ciò permette agli scienziati di capire che l'animale si sta procurando inconsapevolmente degli antibiotici per stare meglio.
Gli autori dell'articolo hanno infine ribadito che non hanno studiato approfonditamente come il consumo di queste piante potrebbe influenzare la salute di questi primati. Si sono solo resi conto che alcune specie usate dai medici tradizionali locali vengono consumate anche dai nostri più vicini parenti, in modo abbastanza frequente. Non sono noti neppure gli effetti del consumo di dosi diverse di queste piante, ma solo che alcuni gorilla fisicamente debilitati sembravano andare a caccia di queste speciali cortecce, talvolta venendo aiutati dai loro familiari.
A ogni modo, negli ultimi decenni altri scienziati hanno provato che anche altre scimmie sono in grado di usare piante con proprietà medicinali per recuperare la salute. Per esempio, gli scimpanzé combattono contro i parassiti intestinali, mangiando periodicamente foglie che presentano proprietà vermifughe, mentre recentemente alcuni scienziati del Borneo hanno assistito a come gli oranghi applicano le foglie alle loro ferite, per disinfettarle e velocizzare la cicatrizzazione.
«Non siamo stati in grado di condurre studi di tossicologia e citotossicologia sulle piante usate dai gorilla per confermare l'assenza di effetti collaterali – ha affermato Yinda in un commento. – Tuttavia, il fatto che queste piante siano state utilizzate fin dall'antichità nella medicina tradizionale del Gabon e che i gorilla le consumino è stato uno dei fattori che ci ha portato a considerarle relativamente sicure ed efficaci per gli esseri umani».