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28 Maggio 2023
9:23

Quentin Tarantino: «In un mio film non inserirei mai scene dove vengono uccisi gli animali»

Il regista di "Pulp Fiction" nonostante sia un grande amante di scene cruente e splatter come si vede dai suoi film ha dichiarato che in un suo lavoro non potrebbe mai inserire scene in cui si maltratta o si uccide un animale.

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Quentin Tarantino ha la bocca cucita sul suo decimo lungometraggio in uscita nel 2024: "The movie critic". Ma una cosa importante la dice il mitico regista tornato a Cannes come ospite d’onore della Quinzaine des Cinéastes. Quando uno degli ospiti presenti all’incontro gli ha chiesto quali sono quei film in cui lui non trova che la violenza sia giustificata il regista ci ha pensato un attimo e poi ha risposto: «Amo la violenza nei miei film, non è un mistero, ma ciò che non farei mai, è inserire scene dove vengono uccisi gli animali», aggiungendo che «uccidere un cane, un lama o una mosca è un ponte che non posso attraversare».

Il regista di "Pulp Fiction"aveva già parlato della sua particolare sensibilità nei confronti degli animali. Qualche tempo fa, in un'altra intervista, aveva raccontato di essere rimasto segnato per sempre dal primo film visto col patrigno, Bambi della Disney: «È stata la mia esperienza mediatica più terrificante – disse al giornalista – sono dovuto uscire dal cinema. Le pubblicità mostravano un cerbiatto con gli amichetti e non potevi avere idea della tragedia cui stavi andando incontro. Non potevo immaginare quella sequela di disgrazie», sottolineando peraltro di concordare con il critico cinematografico del Time, Richard Corliss, che aveva inserito la pellicola in una classifica dei migliori horror della storia del cinema realizzata dalla rivista.

Purtroppo, a parte Bambi, nella storia del cinema ci sono stati diversi casi di animali maltrattati, torturati o uccisi sul set per ricreare scende più realistiche, come l’elefante Topsy che fu condannato a morte perché considerato una minaccia per le persone. L’uccisione del pachiderma, alla quale parteciparono 1500 persone, fu pubblica e l’atroce evento venne ripreso diventando un cortometraggio, "Electrocuting An Elephant", distribuito poi nelle sale cinematografiche.

Quasi 60 anni dopo il celebre regista russo Andrej Tarkovskij firmò la sua opera più famosa, Andrej Rublev, nella quale appaiono due episodi in cui vengono maltrattati gli animali. Nella prima si vede una mucca bruciata viva e in un’altra un cavallo che, buttato giù da una scala dopo essere stato ferito al collo da un colpo di pistola, cade finendo infilzato.

Fortunatamente, però, nel corso del tempo una maggior sensibilità ha migliorato la situazione, ma fu soprattutto l’arrivo del Cinematograph Films Animals Act nel 1937 a cambiare le cose. La legge, infatti, proibì la distribuzione di film nei quali gli animali erano stati crudelmente maltrattati. Più avanti arrivò anche l'American humane association (Aha), un'associazione animalista che riuscì ad ottenere che alla fine della pellicola fosse inserita la dicitura «nessun animale è stato maltrattato per realizzare questo film».

Una dicitura che, però, spesso non viene rispettata come ha scoperto con una approfondita inchiesta la rivista The Hollywood Reporter, che grazie alla testimonianza di membri della Aha rimasti anonimi, ha scoperchiato un mondo di maltrattamenti e uccisioni di animali anche nei film che riportavano la famosa scritta “nessuno è stato maltrattato”.

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Simona Sirianni
Giornalista
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