E' sera, il sole è sparito all'orizzonte e Frisk ed io stiamo facendo la nostra passeggiata pre cena. Siamo tranquilli come sempre: camminiamo nel quartiere che ci ospita e il giretto che facciamo è quello solito, un percorso ad anello che ci fa "circumnavigare" il grande ospedale in cui le luci delle stanze dei pazienti illuminano la strada di una zona in collina come potrebbe essere in qualsiasi città.
Quel giretto per noi rappresenta un momento di serenità, immersi nell'ambiente urbano a cui siamo abituati e con Frisk che apprezza gli odori nuovi e vecchi del quartiere da cui attinge e rilascia informazioni per aggiornarsi. Camminiamo al passo di chi ha imparato a vivere la vita a sei zampe e il guinzaglio è un filo che ci lega per comunicare le nostre reciproche intenzioni, uno strumento di contenimento della nostra reciproca libertà trasformato in qualcosa che sia invece utile per rimanere in un contatto emotivo costante.
E' una sera, così, come tante altre in cui però all'improvviso accade qualcosa di non prevedibile né dal mio cane né da me: alle nostre spalle arrivano due persone che stanno facendo jogging a tutta velocità. I due corridori quasi ci travolgono e uno in particolare salta sopra Frisk che, a sua volta, salta dalla paura (io faccio lo stesso) e gli abbaia contro.
La mia reazione immediata, nonostante lo spavento, è comunque quella di tirarlo di più verso di me ma non perché abbia timore che morda (lui non lo farebbe mai e nello specifico riconosco subito anche il tipo di abbaio che era appunto di paura) ma perché penso che comunque le persone possano a loro volta spaventarsi.
Sebbene tutto sia avvenuto in pochi secondi, ho comunque agito automaticamente in prevenzione proprio del "saltatore", nonostante sia evidente che quest'ultimo non abbia avuto la minima premura – non parliamo nemmeno di educazione – nei confronti non solo del cane ma anche di me.
Ciò che è accaduto subito dopo, però, non è stato ricevere da parte dei due delle scuse e nemmeno indifferenza ma siamo stati questa volta travolti da una di quelle frasi che spesso si sentono urlare contro le persone che vivono con un compagno canino: «Mettigli la museruola a quel dannato cane!».
Sarà successo a molti pet mate di essere destinatari di una frase del genere e la preghiera, che rivolgo da subito a chi leggerà questo articolo, è di tirare un sospiro prima di andare avanti, così da evitare di arrabbiarsi e provando invece a contestualizzare i diversi casi in cui ascoltare una tale affermazione può accadere. Nello specifico non vi è stato un caso di aggressione né si sta parlando di un cane che necessita, come invece accade per alcuni soggetti, di un controllo particolare dovuto al profilo comportamentale del cane da parte del pet mate a tutela di persone e/o altri cani.
Vi chiedo dunque di immedesimarvi nel contesto di questa storia e nella relazione tra me e Frisk, soprattutto dandovi elementi importanti legati alla sua personalità: è un cane del tutto abituato al contesto cittadino, poco interessato alle persone e non reattivo nei confronti addirittura anche di chi gli mette le mani addosso magari spinto dall' "amore per gli animali" come mi era capitato di raccontare qualche tempo fa qui su Kodami quando un signore gli aveva accarezzato la punta della coda all'improvviso in mezzo alla strada.
Questa premessa è fondamentale prima di andare avanti e provare insieme a tirare delle conclusioni sull'educazione delle persone in generale e nello specifico nei confronti di chi vive con un cane, perché purtroppo si tende a generalizzare e sicuramente ci sono episodi in cui sono accaduti eventi spiacevoli per la mancanza di attenzione proprio da parte dei compagni umani nel conoscere il proprio compagno e evitare di metterlo in situazioni in cui si sente a disagio e può risultare aggressivo. Ottenendo così poi uno stigma che non è legato in realtà alla sua reale personalità ma al contesto in cui è stato messo e che rischia appunto di causare danni alle persone eventualmente coinvolte.
Ecco, ora possiamo ritornare al racconto di quella sera perché, ovviamente, io ho risposto per le rime al corridore aggressivo con un: «E perché mai dovrei? Tu piuttosto cosa pensavi di fare? Mica sei in pista!». Mi rendo conto che non è proprio una frase particolarmente intelligente e non sempre si può mantenere la lucidità che, per fortuna però, è subentrata quando il tizio ha ritenuto opportuno ancora rispondermi urlandomi di nuovo contro: «Secondo me sì che è obbligatorio!».
Siamo il Paese del "secondo me" in tante sfaccettature, non solo in occasioni come queste. Ognuno ritiene di avere in tasca il proprio libro delle regole sociali, come se la legge non esistesse. Le norme invece esistono e vanno rispettate e, sicuramente, prima ancora devono essere conosciute.
«E' obbligatorio portare con sé la museruola, non farla indossare cosa che solo un ufficiale di pubblica sicurezza può intimare e la invito a denunciare l'accaduto come ho intenzione di fare io: può dirmi come si chiama in modo tale che io possa procedere?», ho risposto con calma e, come spesso succede, quando i toni cambiano in una discussione accesa qualcosa si modifica nella modalità in cui l'altro si pone. Il corridore mi ha infatti guardato stupito dalla serietà con cui gli ho risposto e l'amico, a poca distanza, si è sentito in dovere di intervenire in soccorso del compagno che a quel punto era rimasto senza parole con un: «Ok, andiamo via dai…».
E via sono andati, ovviamente di corsa, mentre Frisk assisteva sereno a quanto accaduto e richiamandomi con uno sguardo al fare ciò che è più importante fare, dopotutto: dedicarci alla nostra passeggiata senza troppo dare peso a quello che per un cane come lui è solo uno dei tanti episodi in cui noi umani ci ritroviamo, impelagandoci in "combattimenti verbali" che rappresentano puntualmente l'espressione delle nostre frustrazioni che riversiamo nei confronti di sconosciuti, senza nemmeno prenderci la responsabilità delle nostre azioni.
Ecco, dai cani c'è sempre da imparare: anche loro si azzuffano, del resto "fare cagnara" è un modo di dire che utilizziamo spesso nel linguaggio comune rivolto proprio a noi esseri umani e rappresenta quella capacità, però, dei cani di azzuffarsi senza nemmeno torcersi un pelo e che visti da noi, dall'esterno, pare che se le stiano dando di santa ragione ma che invece subito dopo riescono a camminare accanto come se nulla fosse.
Solo prendendo spunto proprio da Frisk e da tantissimi altri individui a quattro zampe che ho incontrato nel mio cammino ho potuto così apprendere che quel cambio di tono è fondamentale per evitare di andare oltre, cosa che purtroppo invece noi umani tendiamo a fare proprio in situazioni urbane, come quando dalle "male parole" dette da una macchina all'altra nel traffico, ad esempio, si finisce in atti di vera e propria violenza.
Fare un bel respiro, dunque – come scrivevo all'inizio di questo articolo per farvi entrare nella storia che vi ho raccontato – è ciò che invito a fare quando ci si trova in situazioni simili per riuscire a raccogliere i pensieri e non farsi prendere da un'accecante rabbia. Ma fondamentale è essere informati sui propri diritti e doveri: è la chiave di volta che vale sempre, anche quando ci si sente legittimati a seguito di un'aggressione fisica, come quella di essere appunto quasi buttati a terra da un "corridore maleducato".