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31 Maggio 2022
17:14

Quella carezza non richiesta al cane: perché è importante chiedere prima di farlo

Quando vi avvicinate a un cane che non conoscete è buona educazione chiedere prima alla persona che è con lui se potete accarezzarlo. Un comportamento che mette in evidenza il rispetto nei confronti del cane in quanto tale e aiuta anche nella relazione tra esseri umani.

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Immaginate: state scorrendo le notizie del giorno sul vostro cellulare. Siete seduti su una panchina in un luogo pubblico e vi godete un momento di relax saltando da un argomento all'altro. Siete concentrati, presi dalla lettura. Ed ecco che arriva qualcuno e vi accarezza il collo, facendo scivolare la mano attraverso i vostri capelli. Cosa fareste? Domanda retorica, mi rendo conto: minimo saltate in aria dalla paura, massimo (forse…) reagite con una manata a vostra volta per allontanare quello che sicuramente pensate sia un "aggressore". Insomma, sicuro vi spaventate, vero?

Partiamo da questo per farvi mettere nei panni – nei peli sarebbe meglio dire – di Frisk, il cane con cui convivo. Questa mattina, come sempre, eravamo in giro nel rione dove abitiamo a Napoli e lui era tutto intento ad annusare una pipì. Sì: è quello che i cani fanno per raccogliere informazioni l'uno sull'altro, scambiarsi opinioni e lasciare la propria testimonianza. Insomma, per farla semplice, come nell'esempio fatto sopra come facciamo noi umani quando ci stiamo informando sul mondo che ci circonda leggendo le notizie che ci interessano e magari commentando con un post.

Mentre il buon Frisk era intento nella sua annusata, così tanto da sembrare un investigatore sulla scena del crimine in stile CSI, ecco che un signore passa accanto a lui e gli tocca la coda dal basso verso l'alto. Così, come se nulla fosse, con tanto di piccolo inchino per fare proprio tutta la traiettoria dell'accarezzamento. Frisk ha alzato lo sguardo, ha rivolto gli occhi verso di me pieni di un grande punto interrogativo e poi è ritornato sul suo obiettivo principale che era appunto quella traccia di odore importantissima da continuare ad annusare. Per fortuna, aggiungo. Perché il mio cane in quel momento ha valutato che fosse più impellente continuare il suo "lavoro di fiuto" piuttosto che girarsi e dire al signore che quello che aveva appena compiuto non era di certo un atto di affetto ma una vera e propria maleducazione. E il modo di esprimere un tale pensiero, per un cane normo comportamentale, è almeno un ringhio ma anche una "pizzicata" non potrebbe di certo essere giudicata come un'aggressione ma come una reazione a qualcosa di inaspettato. Come appunto una nostra reazione fisica a qualcuno, uno sconosciuto per di più, che all'improvviso ci tocca mentre siamo assorti nel fare altro.

«Mi scusi, ma perché lo ha toccato?», ho chiesto. E il signore, con grande candore mi ha risposto: «Perché amo gli animali». Ho provato a continuare la conversazione e ne è uscito un dialogo e una conseguente riflessione che mi ha portato a scrivere queste righe oggi su Kodami per condividerle con voi.

«Sa che avrebbe potuto "girarsi" e farle del male? Ci saremmo messi tutti in una brutta situazione per quello che lei reputa un gesto d'affetto», ho detto. Il signore ha fatto spallucce, iniziando a infastidirsi per queste mie parole. «Eh che sarà mai! Pure se mi avesse morso non avrei fatto nulla, le ripeto: amo i cani!». Ho aggiunto, non paga delle sue risposte: «Sì ma cosa farebbe lei se io le mettessi la mano in testa per salutarla? Si tratta di rispetto…».

E a questo punto il signore non ha più trattenuto la calma, il sorriso è scomparso dal suo volto e ha deciso di chiarirmi il suo pensiero con una frase laconica ma densa di un sottotesto rivolto a un'intera categoria di persone nella sua mente: «Voi e questi estremismi…».

Ho chiaramente compreso che intendeva riferirsi al fatto che, dal suo punto di vista, vi fosse stato un eccesso da parte mia e di una misteriosa "setta del cane" che ha come scopo quello di "cazziare" gli esseri umani a prescindere e dare valore solo all'altro animale.

Con il signore ho concluso solo dicendo: «Lo prenda come un consiglio, non se ne abbia a male». Poi ritornando a casa ho riflettuto a lungo, con Frisk che intanto finalmente aveva deciso di abbandonare il luogo del crimine dopo averlo "transennato" con le sue tracce odorose e trotterellava felice della lunga passeggiata mattutina verso l'altro appuntamento fondamentale della prima parte della giornata: la pappa.

Il senso di questo "siparietto" per me necessita di una riflessione preliminare. Chi vive con un cane dovrebbe valutare nell'inizio e in ogni fase della relazione un dato di fatto basilare: noi e i cani di famiglia siamo due specie che condividono la vita e di cui l'umano, necessariamente, ha la responsabilità della cura, della tutela e del rispetto, appunto, dell'altro individuo.

Se Frisk avesse reagito al tocco del signore non avrei mai potuto arrabbiarmi con lui: è questo che volevo far capire all'"accarezzatore seriale" e la sua risposta che non ci avrebbe denunciato non è certo il punto su cui volevo provare a ragionare con lui.

Il dato di fatto è che quando si esprime il concetto che un cane va rispettato come individuo e si mette una persona che non ha evidentemente mai riflettuto sulla soggettività degli animali di fronte a questa ipotesi, la reazione è quella di accusare l'altro di "estremismo" come se di fronte ci fosse una "terrapiattista" o una simpatizzante di una teoria bislacca portata all'esasperazione.

Invece, a mio avviso, l'eccesso è proprio nel gesto che quest'uomo ha fatto nei confronti del paziente Frisk: reputare un cane una sorta di peluche, nel nome di quell'"amore per gli animali" che però devono essere sempre disponibili ad accettare le nostre pulsioni e qualsiasi invasione della loro sfera emozionale.

Non c'è alcun estremismo nel cercare un dialogo, invece. E proprio chi vive con un cane deve fare un passo in avanti, uno "sforzo" nel comunicare con i nostri conspecifici senza arrabbiarci, anche di fronte all'essere appunto "accusati" di qualcosa che in realtà è proprio l'opposto di un eccesso di tutela ma solo la considerazione che ognuno è altro da sé, animale umano o non che sia.

Dall'altra parte, invece, se incontrate un cane e un umano durante le vostre passeggiate e davvero amate gli animali tanto da voler conoscere quell'individuo che vi ispira così tanto il desiderio di entrare in contatto fisico con lui, non negatevi la possibilità di farlo! Basta poco per essere gentili con la persona e con il cane stesso: semplicemente, chiedete se potete avvicinarvi e sono certa che quello che avverrà sarà qualcosa di positivo. Anche un incontro negato, del resto, può darvi spunti per riflettere sul fatto che la personalità non è qualcosa che caratterizza solo la nostra specie ma anche gli altri esseri viventi.

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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