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27 Gennaio 2021
10:00

Quella bigama della passera scopaiola

È piccola e si fa notare poco, ma è un uccellino tutto pepe: parliamo della passera scopaiola, un passeriforme molto diffuso anche in Italia, che nella stagione riproduttiva spesso accetta i favori sessuali di almeno due maschi. Un bell’impegno con un motivo molto valido: ottenere cure aggiuntive per la sua prole.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Se nel nostro Paese, come in tanti altri in giro per il mondo, la poligamia è un reato, in molte società animali essa è lecita e oltremodo praticata. Cos’è la poligamia? Si definisce poligamia il sistema nuziale in cui un individuo si accoppia con più partner. In etologia, si preferisce distinguere in poliandria, se l’individuo in questione è una femmina, e poliginia, se invece è un maschio.
La femmina poliandrica per eccellenza, nel regno animale, è la passera scopaiola (Prunella modularis), un’uccellina lunga meno di mezza spanna e dal piumaggio poco appariscente, color marrone spento. Per fugare ogni sospetto relativo a maliziosi doppi sensi, diciamo subito che questo piccolo passeriforme non deve il proprio nome ai suoi presunti facili costumi, ma all’abitudine di nidificare vicino ai cespugli di erica scoparia, quella pianta che, in tempi antichi, veniva utilizzata per realizzare le ramazze. È una specie molto diffusa in Europa, che tende a svernare nei Paesi mediterranei, tra cui l’Italia, dove nidifica preferibilmente nei boschi delle regioni settentrionali.

Il triangolo amoroso

Quando il momento è propizio, la femmina si dedica con molta cura alla costruzione del nido. Per questo scopo, intreccia ad arte rametti, erbe e piccole radici, in modo da formare una comoda coppa in cui, solitamente, depone, e poi cova per circa due settimane, da 4 a 6 uova di colore verde-azzurro.

Questo, però, non è che l’epilogo di un triangolo amoroso sorprendentemente complesso. Le femmine di passera scopaiola vivono in un territorio controllato da un maschio dominante di cui, tuttavia, spesso non si accontentano. Sono solite, infatti, fare avances anche a un altro maschio subordinato, con cui puntualmente si accoppiano quando il dominante si trova, ignaro e lontano, in tutt’altre faccende affaccendato. Queste passere sono molto prestanti: possono accoppiarsi fino a ben 12 volte in un'ora, e centinaia di volte in totale, prima di deporre una covata completa.

A cosa sono dovute la poliandria e tutta questa prestanza delle passere scopaiole?

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Accoppiandosi con due partner, la passera scopaiola ottiene la garanzia che entrambi i maschi collaboreranno nell’allevamento dei suoi pulcini, una volta nati. Ciò, però, a condizione che entrambi si siano accoppiati con lei un numero sufficientemente elevato di volte. Solo così, infatti, ogni maschio può convincersi di avere alte probabilità di essere il padre. Noi oggi possiamo sapere con certezza quale dei due lo sia veramente, grazie ai test del DNA. Gli uccelli, invece, possono solo basarsi sulla quota di accoppiamenti, che utilizzano come indizio indiretto di paternità per decidere se impegnarsi nell’espletamento del proprio ruolo genitoriale.

In altre parole, la tendenza alla bigamia regala alla passera scopaiola il beneficio diretto dell’accesso a cure parentali aggiuntive per la prole, la quale si ritroverà così a poter contare sull’accudimento e sulla protezione di ben tre genitori. Sembra, tra l’altro, che l'accoppiamento con più maschi porti anche a un maggior numero di schiuse nell’arco della stagione riproduttiva.

La dura vita dei maschi

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In tutto questo, i maschi non hanno proprio vita facile. I due partner competono per la paternità, inseguendosi e lottando continuamente. Ma non basta. Il Prof. Nick Davies, zoologo della University of Cambridge, ha descritto un comportamento sessuale incredibile del quale, in una tiepida mattina primaverile, è stato testimone oculare. Se il maschio dominante, al suo rientro, trova l’altro maschio vicino alla femmina, becca la cloaca della compagna. Questa, in tutta risposta, espelle una piccola goccia di sperma contenente gli spermatozoi appena ricevuti dall’altro maschio. Così facendo, in pratica, il maschio dominante crea un passaggio efficace per il proprio materiale seminale.

L’espulsione dello sperma ricevuto da un maschio di basso rango sociale è un fenomeno che si osserva anche nelle galline (Gallus gallus domesticus), che in questo modo si dimostrano in grado di influenzare la fecondazione delle proprie uova favorendo il maschio dominante.

I legami inattesi tra genere femminile e testosterone

Anche le femmine di passera scopaiola, e non solo i maschi, sono soggette a frequenti conflitti sessuali. In questa specie, capita che diverse femmine condividano lo stesso territorio. Tra loro si può sviluppare molta competizione per un compagno, poiché, come abbiamo visto, il successo riproduttivo dipende dalle cure parentali fornite ai piccoli dai partner maschili, e queste, a loro volta, dipendono da quanto spesso essi si sono accoppiati con le madri. Ne consegue che, durante la stagione riproduttiva, i livelli di aggressività delle femmine si possono innalzare moltissimo. I ricercatori hanno scoperto che le femmine più fumantine hanno concentrazioni di testosterone molto più alte di quelle che vivono in coppia con un solo maschio, e non sono in competizione con le altre.

Un ormone comunemente ritenuto “maschile”, dunque, è presente, e pure in concentrazioni elevate, nelle femmine. Sorpresi? La biologia è così, supera gli stereotipi, va oltre le convenzioni, e questo è proprio il suo bello!

Bibliografia

Davies, N., & Lundberg, A. (1984). Food Distribution and a Variable Mating System in the Dunnock, Prunella modularis. Journal of Animal Ecology 53(3):895-912.

Davies, N. B. (1983). Polyandry, cloaca-pecking and sperm competition in dunnocks. Nature 302(5906):334–336.

Langmore N.E., Cockrem J.F., Candy E. J. (2002). Competition for male reproductive investment elevates testosterone levels in female dunnocks, Prunella modularis. Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences 269:2473–2478.

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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