«Quel cane è aggressivo». Quante volte abbiamo sentito oppure abbiamo pronunciato noi stessi questa frase? Eppure l'aggressività è un argomento complesso che richiede precisione nella sua definizione e cautela nell'utilizzo del termine, perché un uso scorretto può portare a malintesi, incomprensioni e anche a conseguenze pesanti per il soggetto che poi viene etichettato con solo una parola e pure negativa.
Vediamo quindi insieme come si può definire l'aggressività e quali sono le situazioni in cui è meglio sostituire questo termine con altri aggettivi, in modo da descrivere con maggiore precisione i comportamenti dei cani che vivono con noi e non rischiare di fraintenderne il significato.
Cosa è davvero l'aggressività?
Un importante aiuto per comprendere il significato di questo termine viene dato dalla psicoterapeuta e psicoanalista Marina Valcarenghi autrice del libro L'aggressività femminile, la quale trattando il tema in ambito umano, definisce l'aggressività come «La disposizione (istintiva) che orienta a conquistare e difendere un proprio territorio fisico, psichico e sociale; in altri termini è quella parte innata che guida a riconoscere, ad affermare e a proteggere la propria identità».
Leggendo questa definizione risulta immediatamente chiaro che, per approfondire l'argomento, bisogna prima di tutto superare la convinzione che si tratti di una componente esclusivamente negativa. Questo particolare aspetto della personalità, infatti, è presente in ogni individuo e in alcune situazioni è assolutamente necessario ed indispensabile per la sopravvivenza.
Entrando nell'ambito dell'aggressività dei cani invece, possiamo ritenere quindi che non si tratti assolutamente di un "difetto" del comportamento, come talvolta si è portati a credere, ma piuttosto di una risorsa fondamentale, la cui totale assenza è invece da considerarsi una vera e propria patologia. L'aggressività infatti è uno strumento che il cane utilizza per esprimere chi è e cosa vuole in un preciso momento.
L'origine del comportamento aggressivo
Alla luce di quanto abbiamo appena scritto, è quindi facile comprendere che definire a priori un soggetto come "aggressivo" è a tutti gli effetti scorretto. Questa definizione infatti, oltre a non avere un vero e proprio significato generalizzabile, rischia di etichettare un individuo sulla base di uno o più comportamenti, senza però entrare nel dettaglio dei motivi che lo hanno spinto a scegliere la via del comportamento aggressivo.
Proviamo a chiarire ulteriormente la questione con l'aiuto di un esempio tra i più utilizzati nell'ambito dell'etologia, ovvero quello della mamma che difende i propri piccoli.
Possiamo forse definirla aggressiva se ringhiando e mostrando visibilmente i denti, difende la prole dall'arrivo di predatori? Quel cane, indubbiamente, sta manifestando comportamenti aggressivi ma sono unicamente volti alla protezione. In qualsiasi altra situazione, probabilmente, lo stesso cane sceglierebbe altre strategie comunicative per raggiungere i suoi obiettivi. Solo se messa alle strette sceglierebbe la via del ringhio e, se ritenuto necessario, necessario anche del morso.
Prima di definire un individuo come aggressivo quindi, è necessario considerare il contesto in cui si trova, l'ambiente che lo circonda, le cause che hanno portato all'espressione del comportamento aggressivo e, non dimenticare inoltre, che ogni individuo ha una personalità unica ed irripetibile e per questo motivo è impossibile generalizzare e prevedere con certezza in che modo ognuno manifesterà questa espressione di sé.
Fattori che aumentano il rischio di comportamenti aggressivi
La manifestazione di un comportamento aggressivo va analizzata nel dettaglio perché di fatto dimostra che l'individuo che abbiamo di fronte ha la necessità di proporsi in maniera incisiva riguardo una situazione, un contesto o un momento che sta vivendo.
L'espressione dell'aggressività, infatti, se non viene più osservata come un problema ma come una risorsa presente in ogni soggetto può aiutarci anche a riconoscere e comprendere un disagio dell'individuo che abbiamo di fronte ed essere valutata quindi a tutti gli effetti come un sintomo.
A questo riguardo, facciamo l'esempio di un cane afflitto da un forte dolore fisico ed abituato a vivere all'interno di un gruppo familiare. Il soggetto in questione, nonostante il contesto domestico e conosciuto, potrebbe manifestare un comportamento aggressivo verso chi cerca di avvicinarsi, nell'intento di evitare il contatto.
Anche in questo caso però sarebbe scorretto categorizzare il cane come "aggressivo", ma piuttosto bisognerebbe prendere atto di questo sintomo nell'ottica di riconoscere l'entità del suo dolore.
Oltre al dolore, altri fattori che potrebbero favorire la manifestazione di comportamenti aggressivi da parte del cane sono il prolungato isolamento sociale e la conseguente povertà di strategie espressive, oppure ancora la prevalenza di emozioni dal valore negativo come la rabbia o la paura.
Cosa fare e cosa non fare in caso di aggressività
I comportamenti aggressivi quindi possono essere manifestati per diversi motivi e se dovesse accadervi di riconoscerli nel cane che vive con voi è quindi di fondamentale importanza intervenire il prima possibile rivolgendosi ad un medico veterinario esperto in comportamento. Così potrete fare in modo di comprendere l'origine del disagio che lo porta a scegliere di esprimersi attraverso comportamenti aggressivi e trovare nuove soluzioni per comunicare al meglio tra voi.
Un ulteriore importante consiglio per chi si trovasse in questa delicata situazione è quello di non rispondere ai comportamenti aggressivi con ulteriore aggressività o peggio ancora con violenza. Questa scelta infatti, oltre ad essere controproducente, dimostra al cane che anche voi utilizzate la stessa identica strategia scelta da lui. L'aggressività quindi rischia di minare ulteriormente la relazione con il soggetto che avete di fronte, riducendo così la fiducia che ripone nei vostri confronti.