Sono oltre 150 le persone che in questi giorni si sono recate alla Sfattoria degli Ultimi per protestare contro la notifica di abbattimento recapitata dall'Asl di Roma alla fondatrice del rifugio, Paola Samaritani. Agli attivisti presenti sul posto si sono poi aggiunte altre 130mila persone che hanno aderito alla protesta attraverso una petizione online. Si tratta di donne, uomini, giovani e anche anziani provenienti da tutta Italia accomunati da un unico desiderio: salvare gli animali attraverso un sit-in che non terminerà fino a quando maiali e cinghiali non saranno ufficialmente fuori pericolo.
La protesta, pur avendo richiamato una grandissima attenzione mediatica, sembra però essere passata inosservata agli occhi dei partiti intenti solo a fare alleanze e litigare in vista delle elezioni del 25 settembre. «Noi siamo distanti da ogni corrente, tuttavia davanti alla vita di un essere innocente vorremmo il maggiore supporto possibile da tutti a prescindere dalle ideologie», ha detto a Kodami Emanuele Zacchini, il volontario divenuto il volto simbolo della protesta.
Siamo allora andati a cercare chi è almeno sceso in campo per davvero, andando sul posto a guardare con i propri occhi ciò che sta accadendo nel rifugio romano o che almeno sta prendendo una posizione chiara in merito, in un'estate di campagna elettorale in cui gli animali vengono usati solo per il solito retorico linguaggio politico per appellare in senso negativo gli avversari.
Tra i politici che si sono mossi, c'è Francesca Flati, parlamentare del Movimento 5 Stelle e autrice di una proposta di revisione sulla legge per tutelare i randagi, che a Kodami spiega: «Faremo di tutto per evitare la mattanza. Ci siamo rivolti al Ministero della Salute e abbiamo interessato anche l'assessorato della Transizione ecologica del Lazio (retto dalla grillina Roberta Lombardi ndr). Ora siamo in attesa di risposte ma questa frammentazione delle competenze rispetto alla gestione degli animali non aiuta».
La gestione degli animali, infatti, è suddivisa tra diversi ministeri e assessorati a seconda della "destinazione d'uso degli animali". Un esempio chiaro viene offerto dalla questione degli animali esotici nei circhi, materia oggetto di due diversi provvedimenti emanati dal Ministero della Cultura, attraverso la legge sullo Spettacolo, e poi dal Ministero della Salute all'interno della legge sul divieto di detenzione.
Una parcellizzazione che in particolare nel caso del doppio status dei maiali favorisce la confusione delle competenze: «I suini sono gestiti dal Ministero dell'Agricoltura quando si parla di allevamenti – spiega Flati – tuttavia le più recenti disposizioni dirigenziali del Ministero della Salute hanno aperto alla possibilità di registrarli come non destinati alla produzione alimentare. Lo ha fatto il dicastero retto da Speranza perché è quello che si occupa degli animali degli animali d'affezione».
In ottemperanza al decreto, l'Asl ha chiesto alla responsabile del rifugio, Paola Samaritani, di scegliere di salvare 2 dei suoi maiali, benché siano tutti registrati come non dpa. Al netto dell'emergenza peste suina africa, i maiali, e parzialmente anche i suidi selvatici e ibridi del rifugio non ricadono sotto una gestione unitaria. «Le istituzioni sono un po' indietro rispetto a quello che succede nella società – dice Flati – le persone chiedono maggiore attenzione rispetto agli animali e la mobilitazione che ho visto alla Sfattoria lo conferma. Forse ci sono cose da sistemare per aumentare la biosicurezza, ma sempre tenendo presente che rifugi e santuari sono realtà che ormai esistono e non si possono ignorare».
Sul posto si è recata anche la europarlamentare Eleonora Evi, portavoce di Europa Verde, che annuncia a Kodami: «Vogliamo convocare un tavolo e per questo abbiamo iniziato scrivendo al ministro Speranza, al presidente della Regione Lazio Zingaretti, e all'assessore regionale alla Sanità D'Amato. Vorremmo creare un progetto condiviso da più partiti ed esponenti politici nell'interesse degli esseri viventi e delle persone che se ne occupano».
«Quella della Sfattoria è una storia ingarbugliata da punto di vista giuridico, ma semplice a livello etico – continua Evi – Sono animali sani, e abbatterli non porterà alla risoluzione del problema della peste suina africana in Italia. La retorica del rispetto della legge ha stancato: non ci si dovrebbe difender dietro a regolamenti e ordinanze per giustificare l'uccisione di esseri innocenti».
Non è dello stesso parere però l'Asl di Roma che in una nota ufficiale ha sottolineato come l'abbattimento degli animali della Sfattoria sia prevista dai regolamenti europei e rientri tra le misure di contenimento previste dalle ordinanze del commissario straordinario Angelo Ferrari.
Non è andata sul posto ma annuncia che lo farà a breve anche la parlamentare del Pd Patrizia Prestipino. La deputata attraverso Kodami ha rivolto un appello alla Regione, all'Asl proprio al Commissario, chiedendo di «trovare una soluzione alternativa che non contempli l'uccisione di animali innocenti».
A giocare contro l'intervento dei politici per la Sfattoria è anche che: «attualmente le camere sono sciolte e questo complica ancora di più la possibilità di intervenire dall'interno – sottolinea Prestipino – Inoltre, simili azioni sono spesso molto difficili e una volta in Parlamento vengono spessissimo affossati da migliaia di emendamenti».
Gli emendamenti hanno bloccato del resto a lungo anche la riforma costituzionale che ha riconosciuto la tutela degli animali in Costituzione, del resto. «Un traguardo che fino a 5 anni fa sembrava impossibile e che invece oggi è stato raggiunto attraverso l'impegno di chi coniuga l'attività di attivista con quella di politico: grazie ai singoli si cambia la sensibilità di un partito», conclude la parlamentare.
Sempre il Commissario è, infine, destinatario della missiva inviata dal consigliere dell'Assemblea capitolina, Daniele Diaco. Il pentastellato si è rivolto anche al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Locale Roma 1 Angelo Tanese, facendo appello alle «loro coscienze affinché non venga compiuto questo eccidio».