Nonostante il parziale ritiro delle truppe russe in Ucraina, la situazione a Kharkiv continua a essere drammatica. In queste ore il Feldman Ecopark, il bioparco della città, ha subito un nuovo duro attacco. Gli ultimi bombardamenti hanno quasi completamente distrutto la struttura e i pochi recinti rimasti. Attraverso un video pubblicato su Facebook il fondatore, Alexander Fedlman, ha annunciato che adesso la preoccupazione principale riguarda i predatori sopravvissuti che rischiano la fuga e che potrebbero essere soppressi: «La priorità principale ora è la vita delle persone».
I recinti di tigri, leoni e orsi sono ormai irrimediabilmente danneggiati e gli animali in preda al panico potrebbero fuggire per le strade della città. Se non si troverà una soluzione in tempi brevi i veterinari del parco potrebbero essere così costretti a sopprimere i predatori. Lo staff cercherà in tutti i modi di evitarlo, trasferendo il maggior numero possibile di animali, ma ora l'eutanasia è una possibilità più che concreta, almeno per alcuni.
Dall'inizio del conflitto lo zoo e i volontari stanno affrontando i continui bombardamenti e nonostante siano stati evacuati tantissimi animali, molti sono purtroppo ancora al suo interno. Per alcuni di questi si sta già valutando il trasferimento temporaneo verso la regione di Poltava, nell'Ucraina centrale, ma sarà difficile in queste condizioni riuscire a trovare un rifugio sicuro per tutti e, soprattutto, spostarsi attraverso le zone grigie senza essere intercettati dai russi.
Nelle scorse settimane erano stati fortunatamente evacuati un cucciolo di leone maltrattato, diversi primati e tantissimi altri animali, che hanno trovato rifugio a casa dello stesso Feldman, dei volontari e dello staff del parco. Molti altri animali sono invece morti oppure fuggiti sin dalle prime ore del conflitto, e purtroppo anche alcuni volontari sono rimasti uccisi proprio mentre davano una mano ad accudire gli animali.
L'Ecopark ha ricevuto donazioni e sostegno da tutto il mondo e sta provando in tutti i modi a resistere. Servono fondi per evacuare e trasportare gli animali rimasti ed evitare così l'eutanasia, per questo la raccolta fondi non si è fermata. «L'Ecopark non c'è più» ha dichiarato Feldman su Facebbook, ma ci sono ancora tanti animali che rischiano la vita ogni ora che passa. Le prossime ore saranno perciò decisive per il futuro dei leoni, delle tigri e degli orsi del parco, le ennesime vittime incolpevoli di una guerra assurda da cui tutti usciremo sconfitti.