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13 Ottobre 2022
8:00

Quasi 500 globicefali sono morti spiaggiati in Nuova Zelanda

In Nuova Zelanda 477 globicefali sono morti dopo essersi arenati. Non è la prima volta che accade e gli scienziati non hanno ancora capito cosa spinge i cetacei a spiaggiarsi.

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Negli ultimi giorni sono morti altri 477 globicefali che si erano arenati su due spiagge delle isole Chatham, in Nuova Zelanda. La triste notizia arriva appena due settimane dopo che altri 200 globicefali e 14 capodogli erano stati trovati morti per lo stesso motivo in Australia, su alcune remote spiagge della Tasmania.

Le autorità locali hanno fatto sapere che non è stato possibile riportare in mare nessun cetaceo, in parte perché le spiagge erano troppo difficili da raggiungere, ma anche per la massiccia presenza di squali, che avrebbero messo in pericolo sia i soccorritori che i globicefali.

La maggior parte dei cetacei, conosciuti anche come "balene pilota", sono stati trovati già morti, mentre per altri è stato necessario praticare l'eutanasia per evitare che soffrissero ulteriormente. La Nuova Zelanda non è nuova a eventi del genere e proprio i globicefali (Globicephala melas) sono tra i cetacei che più di tutti sembrano essere inclini ad arenarsi in massa con numero enormi. Già nel 1918 furono segnalati circa 1000 globicefali spiaggiati, mentre nel 2017 se ne contarono almeno 600.

Gli scienziati non sanno perché avvengono questi spiaggiamenti in massa, ma è molto probabile che per qualche ragione il sistema di orientamento dei mammiferi marini e l'ecolocalizzazione vengano in qualche modo disturbati spingendoli ad arenarsi. In Nuova Zelanda, in particolare, la conformazione delle spiagge sabbiose in pendenza, che passano rapidamente da acque molto profonde a poco profonde, sembrerebbe essere un elemento importante nel disorientarli.

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Non è la prima volta che accade in Nuova Zelanda

Ogni anno sono però circa 2mila i delfini e le balene che finiscono per arenarsi sulle coste di tutto il mondo e da molto tempo gli scienziati si stanno interrogando sulle possibili cause di questi eventi apparentemente inspiegabili. Uno studio del 2017 condotto dalla NASA, in collaborazione con dei biologi marini, ha provato a cercare una possibile correlazione tra questi eventi e il disturbo del campo magnetico terrestre.

Gli scienziati non sono riusciti ad arrivare a una conclusione certa, ma hanno ammesso che le possibili alterazioni del campo magnetico potrebbero contribuire, insieme ad altri fattori, a far perdere l'orientamento a delfini, balene e altri cetacei. Un altro articolo del 2017, invece, sembrava aver trovato un forte legame tra spiaggiamenti e attività solare. All'inizio del 2016 un gruppo di 29 capodogli (Physeter macrocephalus) maschi si è spiaggiato sulla costa meridionale del Mare del Nord.

Secondo gli autori, due piccole tempeste magnetiche, avvenute alla fine del 2015, hanno probabilmente confuso i cetacei facendogli perdere il senso dell'orientamento. Le alterazioni del campo magnetico durano mediamente 24 ore e possono spostare la latitudine magnetica fino a 460 km.  I capodogli nuotano in media per circa 100 km al giorno e potrebbero quindi non essere stati in grado di rilevare e gestire queste variazioni, finendo così per arenarsi sulla costa.

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Gli scienziato non sanno per ché accade, ma è molto probabile che qualcosa disturbi i loro sistemi di orientamento

Un ulteriore contributo a questa tesi l'ha fornita un altro importante studio pubblicato nel 2020. Analizzando ben 31 anni di dati sugli spiaggiamenti delle balene grigie (Eschrichtius robustus), gli autori hanno scoperto che nei giorni in cui vi erano state alterazioni della magnetosfera, le balene si arenavano con una probabilità quattro volte maggiore rispetto al solito.

Sembrerebbe quindi che alcuni cetacei diventino quasi temporaneamente "ciechi", finendo così per commettere enormi errori di calcolo nella navigazione. Nonostante ciò, sebbene gli autori sostengono che l'attività solare possa avere un ruolo importante nel disorientare i cetacei durante i loro lunghi spostamenti, potrebbero esserci molte altre cause che concorrono nel fenomeno come l'inquinamento, la temperatura dell'acqua oppure disturbi al sistema di ecolocalizzazione causati dalle imbarcazioni.

I motivi che spingono globicefali e altri cetacei a spiaggiarsi resta quindi ancora avvolti nel mistero. Per quanto riguarda invece quest'ultimo evento avvenuto alle isole Chatham, a causa della posizione remota delle spiagge, le autorità fanno sapere che le carcasse non verranno seppellite o riportate in mare, come accade di solito, ma verranno invece lasciate a decomporsi sulla battigia.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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