Uomini e uccelli hanno condiviso da sempre spazi, habitat e risorse. Un legame profondo e indissolubile che può essere ricostruito a ritroso leggendo i materiali intrecciati dei nidi. Gli uccelli che costruiscono nidi a coppa, a cesta oppure intrecciati, o semplicemente che decorano i loro palcoscenici con materiali vistosi e appariscenti, hanno imparato – se così si può dire – a sfruttare i materiali e gli oggetti prodotti dall'uomo, compresa la spazzatura che quotidianamente lasciamo nell'ambiente. Un gruppo di ricerca australiano ha provato quindi a ricostruire come questi materiali sono cambiati nel corso del tempo e in che modo hanno influenzato la presenza di parassiti e il successo riproduttivo, uno studio unico nel suo genere che è stato pubblicato sulla rivista Oecologia.
Com'è cambiata la spazzatura nei nidi tra il 1832 e il 2018
Per studiare come è cambiata la composizione dei nidi negli uccelli australiani nel corso del tempo, i ricercatori hanno analizzato i reperti conservati nelle collezioni museali: 893 nidi di uccelli appartenenti a ben 224 specie diverse, tutti raccolti tra il 1832 e il 2018. Buona parte degli uccelli utilizzano il materiale che trovano casualmente nell'ambiente per costruire o decorare i loro nidi, e i reperti conservati e catalogati nei musei permettono di ricostruire fedelmente come questi sono cambiati col passare degli anni. Un vero e proprio viaggio nel tempo che ci consente di rileggere la storia dell'impatto dell'uomo sul pianeta.
Fino agli anni 50 i materiali di origine antropica presenti nei nidi erano tutti di origine naturale e biodegradabili: gli uccelli utilizzavano fibre naturali, cotone o rifiuti di carta e cartone. La situazione è cambiata drasticamente parallelamente al boom del plastica, e c'è una data precisa in cui tutto è iniziato: il 1956. È infatti in quell'anno che i ricercatori hanno trovato il primo rifiuto sintetico della storia nei nidi australiani, un pezzo di corda di poliestere.
Da quel momento non solo è cambiata la composizione dei materiali di origine umana presenti nei nidi, ma anche la quantità. Se nel 1832 la percentuale di rifiuti presenti nei nidi era di appena il 4%, in meno di due secoli è salita fino al 30%. Rifiuti prevalentemente di plastica o prodotti dall'uomo che i ricercatori stimano inoltre siano presenti oggi in circa un quarto di tutti i nidi.
Le specie che usano più rifiuti
La quantità di spazzatura utilizzata dagli uccelli è stata inevitabilmente influenzata sia dall'habitat, e quindi dalla vicinanza a villaggi e città, che ovviamente dalle specie. La gazza australiana (Gymnorhina tibicen), per esempio, un uccello incredibilmente intelligente e adattabile, sembra particolarmente attratta dall'immondizia umana. In un enorme nido a cesta recuperato nel 2018 sono stati trovate grucce appendiabiti, auricolari e persino occhiali per il cinema 3D. Oggetti che riflettono fedelmente il cambiamento della nostra società e del nostro stile di vita.
Altre specie particolarmente inclini all'utilizzo di spazzatura per costruire i loro nidi sono stati trovate prevalentemente tra le famiglie dei passeri e dei bulbul. Queste uccelli sintantropici sono particolarmente adattabili e flessibili, e l'utilizzo di immondizia riflette inevitabilmente questa spiccata elasticità ecologica e comportamentale. Plastica e altri rifiuti non hanno risparmiato però nemmeno gli ingegnosi e romantici uccelli giardinieri.
I maschi giardinieri costruiscono spettacolari pergolati per far colpo sulle femmine, e raccolgono fiori, bacche e altri oggetti naturali colorati per rendere ancora più belle le loro costruzioni. Se nel 1890 era possibile al massimo trovare ritagli di giornale nei loro giardini, oggi è purtroppo molto comune ritrovare tappi di bottiglia, penne e cannucce, che sono molto più facili da trovare e soprattutto più colorati.
Aumentano anche i parassiti?
Secondo i ricercatori negli ultimi 195 anni sembra sia aumentata nei nidi non solo la plastica, ma anche la presenza di pericolosi parassiti. Diverse specie di mosche parassite degli uccelli sono cresciute numericamente del 25%, un dato sorprendente e in netto contrasto con altri studi, che erano riusciti a correlare la diminuzione dei parassiti e la presenza di mozziconi di sigaretta nei nidi, che agivano letteralmente come dei repellenti. Cosa abbia però causato questo aumento non è chiaro, gli scienziati non hanno trovato un collegamento né con i materiali né con la tipologia di habitat.
L'aumento della plastica nei nidi degli uccelli è tuttavia un fenomeno molto pericoloso, che inevitabilmente compromettere la sopravvivenza dei pulli e il successo riproduttivo. Quando gli uccelli utilizzano lenze da pesca e altri tessuti sintetici per intrecciare i loro nidi, aumentano notevolmente le possibilità che adulti e piccoli possano restare impigliati in questi materiali, o finire per perdere una zampa. L'impatto della plastica sulla biodiversità è ormai cosa nota, soprattutto per quanto riguarda gli oceani e i mari. Sembra però si stia forse sottovalutando le conseguenze che questa può avere anche lontano dall'acqua. C'è ancora molto da capire e soprattutto da fare, l'unica strada possibile è però ormai nota, ed è la graduale riduzione della plastica fino all'abbandono definitivo dell'usa e getta. Solo così riusciremo a invertire la rotta e a lasciare nei nidi del futuro una nuova e più incoraggiante storia da rileggere nei materiali.