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14 Agosto 2021
7:00

Quanto sono aggressivi davvero i cani? E quali razze? Sfatiamo i luoghi comuni con i dati

Le aggressioni da parte di cani alle persone rappresentano un problema per l'incolumità e l'economia, ma incidono negativamente anche sul benessere degli animali: si tratta di una delle principali cause di abbandono e restituzioni dopo l'adozione e di eutanasia di cani sani, in alcuni paesi. Ma perché avvengono e quanto sono davvero aggressivi i cani, in particolare quelli di alcune razze?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Sono decine di milioni gli animali da compagnia che popolano le nostre case. Mentre ci accomodiamo sempre più nel concetto di famiglia allargata e di famiglia multi-specie, dobbiamo costantemente fare i conti con alcuni problemi che possono insorgere nella convivenza, specialmente quando si tratta di animali che sappiamo essere molto diversi da noi e che non sempre siamo in grado di capire e interpretare.

In primis tra questi ci sono proprio i cani, nostri storici compagni di vita e uno dei principali problemi che possono insorgere nella relazione con loro sono proprio le aggressioni come le morsicature verso componenti della famiglia, conoscenti, estranei o altri animali.

Ma perché avvengono? Esploriamo questa risposta da un punto di vista epidemiologico, ovvero su grandi numeri attraverso alcuni dati forniti dalla letteratura scientifica.

Aggressioni da parte di cani: un problema per la salute pubblica e il benessere animale

Un episodio di aggressione da parte di un cane è sempre un problema per le persone: è infatti uno dei principali problemi comportamentali portati a consulenze comportamentali specialistiche. Le ripercussioni sono sì a livello fisico dovuto alla presenza di lesioni più o meno gravi ma a esse si aggiungono i costi economici derivanti dalle cure e le conseguenze psicologiche che spesso emergono a seguito delle aggressioni stesse.

Aggressioni e morsi rappresentano quindi un problema per l'incolumità e l'economia, sia privata che pubblica. Va aggiunto che la maggior parte dei problemi di aggressività incidono negativamente anche sul benessere degli animali: si tratta di una delle principali cause di abbandono e restituzioni dopo l'adozione e di eutanasia di cani sani, in alcuni paesi.

Dobbiamo inoltre pensare che la maggior parte delle aggressioni sono legate alla paura e all'ansia e generano uno stato affettivo negativo e sono accompagnate da una risposta di stress nell’animale. Insomma, anche l’animale ne soffre!

Inoltre, in termini pratici, gli episodi di aggressione spesso portano i petmate ad una degradazione della qualità della vita del cane, come ad esempio la diminuzione del numero, la durata e la qualità delle passeggiate per evitare situazioni potenzialmente pericolose, l’imposizione della museruola, spesso non correttamente introdotta, ma anche di addestramenti con metodi coercitivi (ad esempio con collare elettrico).

Dove avvengono le aggressioni: ambiente familiare o sconosciuti?

Numerosi studi hanno l’obiettivo di raccogliere dati epidemiologici riguardo la tipologia delle aggressioni da parte di cani, l’ambiente dove esse avvengono e le persone coinvolte. Molti di questi dati stravolgeranno (forse) le nostre idee.

In maniera uniforme, numerosi studi evidenziano come la maggior parte delle aggressioni colpiscono principalmente persone familiari al cane, mentre sono meno frequenti quelle dirette verso persone sconosciute. Ciò tende ad indicare come effettivamente molte aggressioni abbiano un significato sociale e relazionale, basato sulla mancanza di una corretta comunicazione, o persino su relazioni disfunzionali.

Per quanto riguarda l'ambiente dell'aggressione, a sostegno di quanto detto, la maggior parte delle aggressioni avviene in ambiente domestico, avendo come principale vittima i bambini. Le aggressioni che invece si verificano in spazi extra-domestici, come ad esempio i parchi pubblici, sono meno frequenti e vedono come vittime le altre categorie di persone.

In generale, è stato visto come più spesso siano rivolte a persone che vivono o hanno vissuto con un cane rispetto a chi non ne ha mai avuto uno. Questo tende a dimostrare come la mancanza di inibizione e probabilmente la ricerca di contatto fisico possono essere correlate al manifestarsi di un’aggressione.

Chi viene aggredito più spesso e perché?

Gli studi, anche in questo caso con altissimi livelli di concordanza, ci dicono che le vittime di aggressioni sono, in ordine decrescente: bambini, adolescenti, uomini e donne.

I bambini sono la popolazione più rappresentata per vari motivi. Bisogna tener presente che spesso i cani non sono ben socializzati verso i bambini più piccoli, che possono allora rappresentare uno stimolo stressante e provocare irritazione e paura nell’animale. Inoltre, i bambini hanno alcune caratteristiche che spesso generano stress e insicurezza per i cani, tra cui movimenti imprevedibili, di solito in linea retta, e il mancato rispetto delle distanze sociali.

Vocalizzazioni acute e altri suoni forse sconosciuti o fastidiosi per il cane come risate, pianti e grida possono sommarsi al quadro. I bambini inoltre spesso non rispettano le aree più sensibili del corpo del cane come testa, collo e coda e non percepiscono i segnali di stress e di stop del cane. Altre situazioni di rischio possono essere legate al toccare o calpestare per distrazione il cane, ancor più grave se, ad esempio, il cane sta riposando o mangiando.

Gli adolescenti seguono i bambini nella lista delle vittime per mancanza di inibizione al contatto fisico e per mancanza di conoscenza dei segnali comunicativi del cane.

Per quanto riguarda le aggressioni rivolte a uomini adulti, queste sono principalmente identificate come conflittuali quando avvengono in ambiente domestico.

Le localizzazioni principalmente descritte nei bambini sono viso, collo e testa. Mentre i ragazzi più grandi e gli adulti sono aggrediti principalmente alle estremità, essendo maggiormente colpiti rispettivamente agli arti inferiori e a mani e braccia. Un’altra differenza specifica riguarda le aggressioni in ambiente domestico, dove sono principalmente interessati gli arti superiori, rispetto agli spazi aperti dove sono interessati gli arti inferiori.

Questi dettagli possono aiutare a comprendere meglio alcune dinamiche, soprattutto di tipo sociale, riguardo l’evento dell’aggressione.

Le razze coinvolte nelle aggressioni

In letteratura scientifica, per quanto riguarda l’autore dell'aggressione, c’è una grande variabilità che non permette di definire in modo chiaro e univoco le razze principalmente coinvolte nelle aggressioni dirette a persone, siano esse in ambiente domestico o no.

A seguire, alcuni esempi della grande variabilità dei risultati presenti nella letteratura scientifica.

Gli studi epidemiologici sulle morsicature da parte di cani elencano tra le razze principalmente responsabili di aggressioni a persone, in primis, il Pastore Tedesco e suoi incroci, i meticci, il Cocker e lo Spring Spaniel, specialmente per le aggressioni dirette a familiari, il Labrador e Golden Retriever e i Terrier.

Questi dati potrebbero, però, essere influenzati dal fatto che alcune di queste razze sono altamente rappresentate, ma, quando si vanno a correggere i dati considerando le densità numeriche delle distinte razze, i dati cambiano poco, con i pastori come capo-fila.

Altri studi evidenziano, invece, come le aggressioni a persone non sono effettivamente legate a qualche razza in particolare, altri invece hanno permesso in modo specifico di confutare la correlazione tra aggressioni e le razze definite come potenzialmente pericolose dalle normative di alcuni paesi.

È corretto parlare di razze potenzialmente pericolose?

Uno studio condotto in Italia, confronta i dati epidemiologici dei morsi prima dell’Ordinanza che riportava la lista di razze canine pericolose e mentre questa era in vigore. I risultati hanno permesso di evidenziare come le caratteristiche dei petmate, delle vittime e dei cani coinvolti negli episodi di aggressione non fossero cambiate nel tempo, suggerendo che le misure legislative restrittive nei confronti di cani definiti come potenzialmente pericolosi solo perché appartenenti ad una razza non hanno modificato in modo significativo la tendenza dei morsi nel Paese, né a breve né a lungo termine.

In Italia, siamo stati quindi in grado di superare questa classificazione e quindi la stigmatizzazione di questi cani che inevitabilmente ne deriva. Ma cosa ci può quindi aiutare a capire meglio la potenziale pericolosità nell’ambiente di vita con un cane? Attenzione, non la pericolosità del cane.

Nel descrivere la potenzialità della pericolosità ci sono tre fattori da considerare:

  1. alcune caratteristiche del cane, sia fisiche che comportamentali, come le dimensioni e il peso dell’individuo, la sua tendenza al l'aggressività e il tipo di aggressività (che devono sempre essere identificate e seguite da uno specialista), la sua impulsività e la capacità di controllare il morso.
  2. Le caratteristiche della persona e del rapporto con il cane. Tra queste sono di grande importanza la tipologia e la qualità della relazione, la comunicazione e la prossemica, la capacità di saper interpretare i segnali del cane, la presenza o meno di punizioni o metodi coercitivi come metodi di educazione.
  3. L'ambiente in cui vive il cane, tra cui la presenza di bambini, di anziani o altre categorie di rischio, come persone con disabilità, cambiamenti improvvisi di routine o un ambiente stressante per il cane, molto spesso non percepito come tale dalla famiglia umana.

Take-home message: elaborare un’analisi del rischio

Questi dati, sia riguardo l’epidemiologia delle aggressioni che riguardo i principali fattori che possono influire sulla potenziale pericolosità di una situazione, consentono di elaborare un’analisi del rischio, utile in particolare per quanto riguarda la possibilità di azioni preventive e di campagne di sensibilizzazione dirette alle famiglie che convivono o hanno scelto di iniziare a convivere con cani.

Sulla base di quanto riassuntivamente esplorato, Kodami invita chiunque condivida la sua vita con uno o più cani, o ne abbia intenzione, di tenere ben presenti i potenziali fattori di rischio esistenti, per prevenire spiacevoli episodi che provocano inevitabilmente danni a persone e ripercussioni molto sgradevoli sugli animali stessi, come ad esempio l’allontanamento obbligato dalla casa e dal nucleo famigliare.

Facendo particolarmente attenzione alla presenza di persone appartenenti a categorie di rischio, ma anche alla comunicazione e alla relazione con il cane, con un particolare occhio di riguardo verso la qualità dei metodi educativi impartiti.

Bibliografia
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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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