L'International Shark Attack File dell'Università della Florida, il più completo e importante database sui morsi e le vittime di attacchi di squalo nel mondo, ha pubblicato l'annuale report con i dati e i numeri relativi all'anno solare 2023. Secondo ISAF, lo scorso anno sono stati in totale 69 i morsi e gli attacchi di squali non provocati dall'uomo confermati in tutto il mondo, di cui 10 sono poi risultati fatali. Numeri in leggera crescita rispetto all'anno precedente (63 attacchi e 5 vittime) e alla media degli ultimi cinque anni, ma comunque in linea rispetto alle tendenze sul lungo periodo.
Delle dieci vittime, ben quattro sono state registrate in Australia, sebbene nel paese siano stati registrati appena il 22% di tutti gli attacchi. Ci sono poi stati due decessi confermati negli Stati Uniti e uno ciascuno alle Bahamas, in Egitto, in Messico e in Nuova Caledonia. Altri attacchi non fatali sono stati invece registrati in Costa Rica, in Colombia, in Brasile, in Nuova Zelanda, alle Seychelles, alle isole Turks e Caicos, in Ecuador (isole Galápagos) e in Sudafrica. Questi numeri e queste tendenze, vista la tematica estremamente delicata, meritano tuttavia di essere approfonditi e contestualizzati con estrema attenzione.
Innanzitutto, il report annuale ISAF riguarda esclusivamente i morsi e gli attacchi "non provocati". Questi sono definiti come qualsiasi tipo di incidente in cui uno squalo morde o attacca senza alcun tipo di provocazione umana diretta o indiretta, come per esempio avvicinarsi intenzionalmente agli animali o nuotare in un'area in cui si utilizza del cibo per attirare i pesci. I morsi "non provocati", infatti, sono molto più utili per studiare e monitorare il comportamento degli squali e capire se c'è davvero un aumento o un cambio di abitudini negli animali.
Di questi, ben 36 (pari al 52% del totale) sono stati registrati negli Stati Uniti, di cui due (uno in California e un altro alle Hawaii) risultati poi fatali. Come negli anni precedenti, è la Florida a guidare la classifica degli attacchi in USA, con ben 16 su 36. Discorso a parte merita invece l'Australia: tre delle quattro vittime sono state tutte registrate in una remota e isolata località al largo delle coste dell’Australia meridionale: la penisola di Eyre. Quest'area è molto nota per le sue grandi spiagge selvagge e per le onde e le correnti che attirano tantissimi surfisti, nonostante sia un luogo estremamente difficile da raggiungere.
L'area ospita inoltre sia diverse colonie di leoni marini che, di conseguenza, un'alta densità di squali bianchi, due degli elementi che uniti all'attività di surf incidono significativamente sugli attacchi non provocati. Di tutti gli attacchi e i morsi registrati nel mondo, infatti, il 42% del totale erano rivolti verso i surfisti e altri tipi di sport su tavole, seguiti poi da bagnanti e nuotatori col 39%. Questi sono perciò in linea con le evidenze che sostengono gli squali scambiano molto spesso le persone sulle tavole e i nuotatori per foche, leoni marini e otarie e che quindi mordono per errore e non intenzionalmente.
La quasi totalità degli attacchi, infatti, era rappresentata da singoli morsi "esplorativi", che si verificano appunto quando uno squalo identifica erroneamente un essere umano come una potenziale preda. Dopo un singolo morso, infatti, lo squalo generalmente si allontana, riconoscendo, in un certo senso, di aver commesso un errore di identificazione. Alcune specie, però, come lo squalo bianco e lo squalo tigre, sono tuttavia talmente grandi che anche un singolo morso può essere purtroppo fatale. Nel 2023 non sono però mancati anche attacchi estremamente inusuali e reiterati, come quello registrato in Egitto.
In quel caso, uno squalo tigre ha più volte attaccato e morso un giovane bagnante uccidendolo, comportamento parecchio anomalo che potrebbe essere spiegato sia per via dell'elevata torbidità dell'acqua (che può aver ulteriormente confuso il predatore) che con un vero e proprio tentativo di predazione, eventualità rarissima, ma possibile. Secondo gli esperti di ISAF, in ogni caso, nonostante il leggero aumento registrato nel 2023, il numero di morsi e decessi confermati rientra perfettamente nella media dell'ultimo decennio e non ci sono evidenze che dimostrerebbero un aumento dell'aggressività da parte degli squali.
Ogni anno sono infatti meno di 100 i morsi e gli attacchi non provocati, il che rende molto più molto probabile vincere alla lotteria che essere attaccato da uno squalo. L'aumento apparente di avvistamenti e la percezione errata di una crescita di aggressività nei confronti degli esseri umani, non è infatti dovuto a un cambiamento nelle abitudini e nel comportamento degli squali, ma piuttosto a una combinazione di diversi fattori, legati soprattutto al numero sempre più alto di persone che frequentano il mare e a una sempre morbosa e capillare attenzione mediatica che viene data a morsi e incidenti.
Chiaramente, questo non significa che non bisogna monitore il fenomeno, prestare attenzione e fornire strumenti e informazioni utili a prevenire incidenti con gli squali in mare, anche se la probabilità di essere morsi rimane un'eventualità estremamente rara. Nelle zone in cui la concentrazione di squali pericoli per l'uomo è elevata, bisognerebbe nuotare il più possibile vicino alla costa, restare in compagnia ed evitare l'alba e il tramonto (momenti della giornata in cui gli squali sono più attivi). Gli esperti consigliano anche di non avvicinarsi ai banchi di pesci e non agitarsi producendo schizzi e movimenti frenetici in acqua.
I numeri del report ISAF dimostrano chiaramente che gli incidenti con gli squali sono decisamente più rari di quanto comunemente si crede, tuttavia è fondamentale continuare a mantenere alta l'attenzione, sensibilizzare le persone e soprattutto attuare tutte le precauzioni possibili per ridurre il rischio di incidenti e vittime. Gli incontri ravvicinati con gli squali spesso terrorizzano le persone, ma questi animali non sono le creature terribili che immaginiamo. Si può convivere pacificamente con questi pesci, è importante però sapere come comportarsi in modo sicuro sia per la propria protezione che per quella degli squali stessi.