La popolazione di lupo in Italia conta circa 3.500 individui, con una forbice per gli Appennini che va dai 2.100 ai 2.850 individui. È la stima del monitoraggio del lupo in Italia realizzato dall'Ispra che in questi giorni è stato pubblicato sulla rivista scientifica Wiley Ecology & Evolution.
Le tecniche di analisi statistica utilizzate sono tra le più avanzate e affidabili per studiare la popolazione di lupo, come spiega a Kodami Vincenzo Gervasi, tecnologo Ispra e primo autore dello studio. Tra gli autori figurano anche Piero Genovesi e Paola Aragno, nomi di rilievo dell'Istituto che nel nostro Paese presidia la fauna selvatica.
Le conclusioni dell'articolo restituiscono la fotografia del ritorno del lupo in aree dove era assente da lungo tempo. «Abbiamo rilevato che nella porzione appenninica la specie è presente nel 75% delle aree potenzialmente idonee ad ospitarla. Si va quindi a confermare quanto leggiamo sulla stampa generalista circa un aumento della presenza».
Il modello spaziale elaborato dai ricercatori integrato ha stimato che il 74,2% dell'area di studio nell'Italia centro-meridionale risulta già occupato dal lupo, per un'estensione totale della distribuzione di 108.534 chilometri quadrati.
«Oggi il lupo è presente anche in aree dove prima non si vedeva, come quelle collinari e di pianura – conferma Gervasi – è il risultato del processo di espansione del lupo che dai Parchi nazionali dell'Italia centro-meridionale presenti in Abruzzo e Calabria è tornato ad allargare il suo areale».
Ad oggi il lupo pur essendo un animale protetto da leggi italiane ed europee non è in via d'estinzione. La sua presenza si era ridotta sensibilmente a causa delle minacce antropiche: la caccia nei confronti di questo animale è stata per lungo tempo del tutto legale, ed era anzi addirittura incentivata allo scopo di protegge le attività agricole e zootecniche. La vitalità della specie registrata negli ultimi anni dagli esperti dell'Ispra non esclude infatti rischi futuri. «Anche se numericamente la popolazione è consistente non è detto che non esistano minacce a medio-lungo termine. Tra queste c'è l'ibridazione col cane, e in alcune aree la percentuale è molto elevata, con segni di ibridazione anche recente. A questa va ad aggiungersi poi la mortalità di origine antropica determinata dal bracconaggio. In questo caso non abbiamo numeri certi, ma siamo certi che si tratta di un fenomeno molto consistente».
Quello tra uomo e lupo è un conflitto non ancora risolto, e che al contrario sta esplodendo in maniera sempre più violenta non solo in Italia ma in tutta Europa. La dimostrazione è data dalla proposta di declassare lo status di protezione del lupo da specie "rigorosamente protetta" a specie semplicemente "protetta", aprendo così alla possibilità per i singoli Stati membri di prevedere delle quote di abbattimento.
«La proposta di declassamento avrebbe conseguenze gestionali forti – commenta il tecnologo dell'Ispra – quello che auspichiamo è che, qualora ciò dovesse avvenire, lo si faccia nell'ambito di una gestione complessiva. In ogni caso il delisting implica una valutazione politica, come tecnici possiamo solo dire che la fotografia della situazione demografica del lupo è molto diversa da quando è stato inserito nell'Allegato II, quando se ne contavano poche centinaia di individui».