Quando una specie animale o vegetale si estingue, raramente se ne va da sola e quasi sempre si porta dietro anche gli altri organismi con cui è interconnessa. Se scompare una preda, il suo predatore resta senza cibo. Se si estingue un insetto impollinatore, il fiore che impollinava non sarà più in grado di riprodursi e via dicendo. Si chiamano co-estinzioni e, almeno in teoria, sappiamo che hanno un peso enorme nell'accelerare la perdita di biodiversità che stiamo vivendo a livello globale.
Nonostante ciò, gli scienziati non erano ancora riusciti a stimare l'entità effettiva di queste estinzioni a cascata sulla biodiversità, almeno fino a oggi. Un modello creato dal Joint Research Center della Unione Europea ha infatti provato a simulare come andranno le cose nei prossimi anni tenendo conto delle co-estinzioni, dipingendo un quadro ancora più catastrofico di quanto ipotizzato in precedenza: secondo i risultati pubblicati sulla rivista Science Advances, le estinzioni a cascata contribuiranno a far perdere alla Terra circa il 10% di animali e piante entro il 2050, stima che sale addirittura al 27% entro il 2100.
Gli autori dello studio, Giovanni Strona e Corey Bradshaw, hanno utilizzato uno dei supercomputer più potenti d'Europa per creare delle Terre virtuali su cui applicare modelli ecologici complessi basati sulle differenti previsioni climatiche per i prossimi decenni, da quelle più ottimistiche a quelle più catastrofiche. Queste "Terre sintentiche" sono state popolate di specie animali virtuali che creavano oltre 15.000 reti trofiche o alimentari, in modo da simulare non solo il destino delle singole specie a causa della crisi climatica e dei cambiamenti nell'uso del suolo, ma anche quello degli altri organismi a esse interconnessi.
Ogni specie vivente dipende necessariamente da molte altre, basti pensare anche solo alle relazioni ecologiche più elementari come la predazione, il parassitismo, l'impollinazione e ce ne sono ovviamente molte altre ancor più complesse e difficili persino da ipotizzare. Proprio per questo, fino ad ora, i ricercatori non erano stati in grado di interconnettere le specie su scala globale per stimare la quantità di perdite aggiuntive che si verificheranno a causa delle co-estinzioni.
Grazie a questo studio, però, ora sappiamo che la situazione è molto più critica di quanto ipotizzato fino a oggi: tutte le stime sulle estinzioni calcolate precedentemente erano troppo ottimistiche, poiché secondo questi nuovi modelli previsionali le estinzioni a cascata faranno sparire dal 6 al 10% delle specie viventi entro il 2050, e dal 13 al 27% entro la fine del secolo. Le previsioni al 2100, in particolare, prevedono il 34% di estinzioni in più rispetto ai vecchi modelli che non tenevano in considerazione le co-estinzioni.
Secondo gli autori, quindi, non solo siamo nel bel mezzo della sesta estinzioni di massa, come ormai sappiamo da un bel po' di tempo, ma fino a oggi abbiamo addirittura sottovalutato la perdita di biodiversità che stiamo vivendo. Per colpa delle co-estinzioni, gli ecosistemi perderanno fino alla metà delle interazioni ecologiche, riducendo così la complessità trofica, le connessione tra le specie e la resilienza di intere comunità biologiche.
Nonostante la comunità scientifica abbia individuato da tempo i cambiamenti climatici e la perdita di suolo come due dei principali fattori di estinzione a livello globale, queste nuove analisi dimostrano chiaramente che finora abbiamo sottovalutato i loro reali impatti sulla diversità della vita sulla Terra. Senza grossi e radicali cambiamenti nella società umana e nella lotta alla crisi climatica, rischiamo di perdere gran parte di ciò che sostiene la vita sul nostro Pianeta, molto di più di quanto gli studi precedenti avevano immaginato.