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6 Gennaio 2021
9:10

Quando l’intelligenza artificiale incontrò l’elefante africano

Alcuni ricercatori dell'Università di Oxford hanno messo a punto un nuovo sistema di rilevamento da remoto per rintracciare l'elefante africano(Lexodonta africana). Intelligenza artificiale e immagini satellitari si uniscono per creare un nuovo approccio che può rivelarsi molto utile per la conservazione di questa specie.

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L'intelligenza artificiale sta facendo passi da gigante negli ultimi anni, tanto che alcune scoperte ci danno l'idea di vivere in un film di fantascienza. Non dobbiamo però immaginarla come qualcosa di totalmente fuori dal reale: l'intelligenza artificiale infatti, comprende qualsiasi macchina dotata di caratteristiche considerate umane, come la percezione visiva e la capacità di prendere decisioni. Questi sistemi possono avere scopi diversi, come aiutarci nel quotidiano ad esempio con il riconoscimento vocale di computer e telefoni. O avere degli obiettivi su scala maggiore: come il tutelare la fauna selvatica. Le specie selvatiche infatti, soprattutto se minacciate, devono essere monitorate e quindi individuate, ma non sempre è facile localizzarle. Spesso si trovano in zone inaccessibili all'uomo, oppure le condizioni ambientali in cui vivono, come una vegetazione troppo fitta, possono impedire la visuale. Un team dell'Università di Oxford, in collaborazione con l'università di Bath e Twente, ha messo a punto un sistema di riconoscimento remoto per individuare la presenza e la quantità della popolazione di elefante africano (Lexodonta africana), anche in zone poco visibili e senza la necessità della presenza umana sul posto. Un grande passo avanti quindi per la conservazione delle specie.

Lo studio: riconoscere gli elefanti per tutelarli

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I ricercatori, autori dello studio pubblicato su Remote Sensing in Ecology and Conservation, hanno infatti messo a punto un sistema neurale artificiale, capace di riconoscere e addirittura contare gli elefanti al pari di un occhio umano, scrutando anche in zone poco accessibili o con una vegetazione fitta. Ma come hanno fatto? Attraverso delle immagini satellitari ad alta risoluzione, raccolte dai satelliti WorldView3 e 4, hanno insegnato al sistema a riconoscere gli elefanti nelle immagini e ci sono riusciti: l'intelligenza artificiale non solo arriva ad individuarli, ma vede i piccoli, su cui non era stato istruito. Il sito scelto è stato un parco in Sud Africa, l'Addo Elephant National Park, ritenuto abbastanza eterogeneo rispetto alla vegetazione.
Hanno successivamente eseguito un test anche su immagini a risoluzione minore e si sono resi conto che il meccanismo continuava comunque a fare il suo dovere, senza perdere quindi la capacità di riconoscimento degli individui. Sembra quindi che questo nuovo approccio potrà essere utilizzato anche al di fuori del set di studio e risultare molto utile per poter salvaguardare gli elefanti o più in generale le specie selvatiche perché le azioni di conservazione possono dare dei risultati effettivi solo se si conosce dove sono gli animali e quanti sono gli individui rimasti.

I vantaggi dell'intelligenza artificiale

Questo nuovo sistema di rilevamento e riconoscimento da remoto presenta molti vantaggi: infatti può raccogliere addirittura fino a 5000 km² di immagini in pochi minuti, non richiede la presenza umana sul posto, eliminando così il rischio di un eventuale danno alla persona o disturbo agli animali. Inoltre rende accessibili le zone che precedentemente non potevano essere individuate dal solo occhio umano. Ovviamente, bisogna mettere in conto che qualche svantaggio nell'utilizzare i sistemi artificiali c'è: le macchine sono più propense a fare qualche errore rispetto all'uomo. Questa nuova scoperta però rappresenta davvero un grande passo avanti per la conservazione: potrà essere di grande aiuto per gli elefanti, la cui sopravvivenza è sempre più minacciata a causa soprattutto della frammentazione degli habitat e del bracconaggio.

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