Capita molto spesso che i pet mate definiscano i loro cani come iperattivi, intendendoli come vivaci, esuberanti. Un profilo caratteriale dinamico non va però confuso con la sindrome da ipersensibilità/iperattività. Possono essere molti i motivi che inducono un cane ad essere esuberante, senza che però sia affetto da una patologia del comportamento, come nel caso di un cane adolescente o di alcuni profili di razza più "spinti" (ad esempio il Border Collie e il Pastore Belga).
È per questo che prima di diagnosticare una sindrome da ipersensibilità/ iperattività ad un cane bisogna indagare lo stile di vita che conduce. Ad esempio: fa abbastanza passeggiate? Le trova appaganti? Ha modo di interagire coi suoi umani di riferimento trascorrendo del tempo di qualità assieme o vive da solo per gran parte della giornata? In quest’ultimo caso è più comprensibile che alla vista del pet mate il cane si attivi, si ecciti nell’aspettativa di fare dei giochi assieme.
Cos'è la sindrome da ipersensibilità/ iperattività
Vivace non significa quindi iperattivo o ipersensibile. Ma a cosa si fa riferimento quando si parla di sindrome da ipersensibilità/ iperattività (IS/IA) nel cane (o nel gatto)? I cani possono manifestare livelli anormali di iperattività/ impulsività e disattenzione, simile al disturbo da deficit di attenzione iperattività (ADHD) che si diagnostica in umana.
Si tratta di una patologia dell’omeostasi sensoriale, ossia legata ad uno sviluppo comportamentale inadeguato: il deficit è correlato ad una mancanza educativa da parte della figura genitoriale, solitamente la madre, che non ha messo in atto una corretta educazione agli autocontrolli.
Questa sindrome si esprime attraverso una componente Ipersensibilità, che corrisponde ad un deficit nel filtrare le informazioni: la mancanza o il malfunzionamento di questo filtro sensoriale non permette al cane di percepire in modo adeguato il mondo che lo circonda, non riuscendo così a ragionare, concentrarsi e memorizzare correttamente. Questa ipersensibilità è evidente anche nel tatto: molti soggetti reagiscono in modo sproporzionato ad una carezza del pet mate.
Inoltre, la sindrome si caratterizza per una componente Iperattività, che corrisponde ad un deficit negli autocontrolli: possiamo quindi immaginare l’iperattività come l’espressione dell’ipersensibilità. La mancanza di autocontrolli determina l’impossibilità di raggiungere lo stato di calma, una iper-reattività agli stimoli, con una enorme difficoltà a fermarsi quando si inizia una sequenza comportamentale. E' come se il soggetto fosse incapace di isolare i rumori di fondo e quindi ogni stimolo arriva con la stessa intensità, divenendo impossibile concentrarsi su un solo elemento.
Cause dell'iperattività nei cani
Nel periodo di accudimento dei cuccioli, la madre si fa maestra e tutor durante le esperienze, affinché risultino piacevoli e produttive; nel gioco sorveglia per evitare che il livello di eccitazione arrivi a produrre comportamenti inappropriati. In quel caso una madre accudente e responsiva interviene sul cucciolo che si eccita troppo, lo blocca e lo induce a rilassarsi. In questo modo il cucciolo apprende a modulare le proprie emozioni, a controllarsi e ad abbassare il livello di euforia. Questo insegnamento è fondamentale per la crescita serena del cucciolo: gli permetterà infatti di gestire situazioni in cui lo stato emotivo potrebbe porlo in seria difficoltà, come nel caso in cui sperimenti la frustrazione. Un po' come quei "no" che aiutano a crescere nel caso dei bambini.
Ne consegue che cuccioli separati precocemente dalla madre, (ad esempio prima dei 60 giorni o nei casi di orfani), o che crescono in cucciolate numerose (con 8-9 cuccioli) o ancora procreati da una madre incompetente, inesperta (nel caso di madri al prima parto, ad esempio) possono essere più inclini allo sviluppo di questa sindrome.
Quali sono i sintomi principali?
Un cane affetto da IS/IA tende a manifestare comportamenti esagerati, caotici, scoordinati, spesso lesivi. Ciò è da ricondursi al fatto che non riesce a controllarsi, risultando eccessivo in tutto, soprattutto nelle interazioni con il pet mate e gli altri componenti della famiglia. È per questo che sono soggetti percepiti come fastidiosi, invadenti, sopra le righe e dunque frequentemente respinti, puniti o allontanati. Si viene così a creare una comunicazione competitiva, inibitoria, conativa che danneggia tutto il sistema famiglia: il cane che diventa oggetto di punizioni continue e i pet mate che provano rabbia per le continue incursioni. Purtroppo, questo crea un circolo vizioso in cui è facile rimanere imbrigliati, influenzando sia le rappresentazioni che il cane ha di sé e del mondo, sia quelle dei conviventi umani che finiscono per considerarlo come ingestibile, invadente. Non piacevole.
L’iperfagia e la mancanza di sonno ne sono esempi: questi soggetti tendono ad avere un appetito incontrollabile, anche verso oggetti non edibili (come se non riuscissero a raggiungere il senso di sazietà) e sono estremamente voraci nell’assunzione del cibo, pur se somministrato più volte al giorno. Inoltre dormono pochissimo durante le ore diurne e notturne, crollando all’improvviso, come se si spegnessero senza alcun preavviso. Il deficit si manifesta non solo nella durata del sonno, ma anche nella qualità: risvegli continui, allerta durante il sonno o sogni agitati. E al risveglio si riparte nuovamente alla massima velocità. Non c’è nessuna scala dei grigi: è tutto bianco e nero.
Questo vivere al massimo e senza filtri li espone anche a fobie, poiché avvertono gli stimoli esterni con un’intensità maggiore rispetto alla realtà e pertanto ne rispondono con una reattività (interna ed esterna) disfunzionale. Non è infrequente che questa sindrome sia in comorbilità con fobie (soprattutto sociali), sindrome da privazione sensoriale, o che ci sia una evoluzione molto rapida verso il disturbo competitivo di relazione (sociopatia), o difetti di socializzazione inter ed intraspecifici.
Come comportarsi se il cane è iperattivo
L’approccio interdisciplinare, grazie al lavoro congiunto del medico veterinario esperto in comportamento animale e dall’istruttore cinofilo riabilitatore, rappresenta una strategia funzionale di cura del paziente affetto da tale sindrome. Il primo passo da compiere è indurre nel pet mate la consapevolezza che la terapia non guarirà il paziente, né risolverà completamente la sintomatologia manifestata, ma permetterà una riduzione della sofferenza dell’animale e una migliore gestione quotidiana da parte dell’umano. Inoltre, in base all’età di insorgenza del disturbo, alla compliance della famiglia, all’ambiente di vita, ai sintomi presenti al momento della visita il medico veterinario esperto in comportamento emetterà una prognosi che potrà essere buona, riservata o anche infausta.
La terapia comportamentale ha l’obiettivo di ridurre l’arousal del soggetto, migliorarne la capacità di concentrarsi, e consentire di lavorare sulle motivazioni che gli forniscono appagamento, affinché possa sperimentare la gratificazione e la calma. Proprio perché un soggetto apprende quando lo stato emozionale è positivo, non iperattivo: più è difficile concentrarsi, meno si apprende. In aggiunta, il training sulle motivazioni consente di creare una cornice comportamentale in cui sia chiaro un segnale di inizio, di svolgimento e di fine, e sperimentare un aumento delle inibizioni (segnali d’arresto) non come controllo o punizione, ma come arresto funzionale in una attività che induce piacevolezza, calma, serenità.
Spesso questi soggetti hanno necessità di una stampella farmacologica, finalizzata a ridurre lo stato ansioso che li devasta, a favorire la concentrazione e l’apprendimento durante il percorso riabilitativo: infatti, senza riduzione dell’arousal e senza stabilizzazione dell’umore, il paziente non può trarre beneficio dalla terapia comportamentale, poiché è inficiata la sua capacità di apprendimento e memorizzazione.
Nell'ambito della medicina umana si tende a considerare la sovraproduzione motoria dei bambini affetti da ADHD anche come il risultato di una eccessiva emotività, e in questo i nostri amici a 4 zampe non fanno differenza: infatti lo stato emozionale è causa della produzione motoria ed insegnando al cane a controllare e modulare le emozioni si gestisce la patologia.