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24 Marzo 2023
9:00

Quando gli animali mettono in atto le stereotipie?

Le stereotipie sono comportamenti ripetitivi osservabili in molte specie animali. Possono derivare dal dolore o dal disagio e differenziarle dai comportamenti normali non è sempre semplice.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Le stereotipie possono sono quei comportamenti ripetitivi, sempre uguali e apparentemente privi di una funzione, che si verificano in situazioni in cui un individuo non ha il controllo del proprio ambiente, non è libero, è poco stimolato o esposto a stimoli che suscitano in lui paura o frustrazione. Sono diversi i fattori, sia biologici che ambientali, che portano a comportamenti stereotipati negli esseri umani e negli altri animali e spesso è il loro effetto sinergico a far innescare questa strategia, nel tentativo di superare un problema. In alcuni casi, le stereotipie possono derivare dal dolore o dal disagio associati a disordini clinici.

In altri casi, possono derivare da disturbi psicopatologici o da inadeguate condizioni di allevamento. Frequentemente, però, esiste un continuum tra stereotipie e comportamenti normali. I comportamenti normali possono contenere schemi stereotipati, quindi, in alcuni casi tracciare una linea tra comportamento normale e stereotipia può essere difficile e arbitrario. I furetti (Mustela furo), per esempio, giocano in modo molto aggressivo e attivo, e l’attività ludica degli adulti è composta da diversi pattern stereotipati che non sembrano cambiare in modo significativo con l'esperienza e non hanno nulla di anormale.

I polli domestici (Gallus gallus), scuotono la testa probabilmente per regolare i propri livelli di attenzione; certo, se questo comportamento viene ripetuto troppo frequentemente, può diventare un indicatore di scarso benessere. Le cause delle stereotipie e la tendenza a eseguire un tipo invece che un altro (ad esempio motorie o orali) variano tra le specie animali anche in funzione della genetica o della personalità.

In realtà, le stereotipie possono avere una funzione, ed è una funzione immediata. Spesso, infatti, quei movimenti aiutano l'individuo a superare una situazione di stress cronico o di disagio nell'animale, causati dal fatto che non può soddisfare i propri bisogni naturali oppure eseguire comportamenti altamente motivati. È chiaro che la stereotipia è un tentativo di riuscirci. Il problema è che di solito, a lungo termine, non funziona. In linea generale, il fatto che un comportamento anormale sia adattivo a breve termine, non esclude che possa rappresentare un indicatore di scarso benessere, e come tale venga usato da chi ha la responsabilità di garantire il benessere di uno o più animali.

I topi

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La corsa ininterrotta sulla ruota è una tipica stereotipia dei piccoli roditori come, ad esempio, i topi (Mus musculus). Talvolta, se sono costretti a vivere in ambienti spogli e poco interessanti, questi animaletti mostrano un comportamento alternativo alla stereotipia: restano immobili, in disparte, in uno stato che viene considerato simile alla depressione. Vivere in un ambiente ricco e stimolante, invece, riduce i loro livelli di ansia, e li motiva positivamente rendendoli meno reattivi emotivamente nelle situazioni nuove e più invogliati a esplorare.

I suini

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I suini sono animali molto curiosi. Potendo, trascorrono la maggior parte del loro tempo grufolando qua e là. Le stereotipie, come ad esempio il mordere ripetutamente le sbarre, si sviluppano facilmente nei suini domestici (Sus scrofa domesticus) a causa della frustrazione innescata dalla restrizione alimentare o in condizioni di allevamento che non consentono di esprimere pienamente la maggior parte dei comportamenti naturali. Il morso ripetuto delle sbarre può iniziare come un tentativo di fuga, mentre la finta masticazione potrebbe poi scattare in sostituzione del consumo effettivo di cibo. Tuttavia, è probabile che questi comportamenti diventino presto funzionalmente separati dai rispettivi obiettivi originari, indicando che lo stato emotivo in cui versa l’animale è molto negativo, e il suo benessere scarso.

I visoni

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Camminare avanti e indietro o ruotare la testa ripetutamente sono stereotipie che possono indicare uno stato emotivo negativo nel visone (Neovison vison). La maggior persistenza nell’espressione di questi comportamenti nei visoni è stata associata anche a un minor successo nella riproduzione.

I cavalli

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I cavalli sono erbivori e, in natura, trascorrono la maggior parte del tempo foraggiando, riposando e muovendosi per svariate ragioni. Anche il comportamento sociale è importante, è assume un'ampia varietà di forme nei cavalli selvatici, che includono la toelettatura reciproca, il riposare insieme e il gioco. Negli ambienti creati dall'uomo, spesso i cavalli si trovano a vivere in box singoli, in cui il contatto con gli altri animali è scarso e l'esercizio quotidiano è spesso limitato all'addestramento o a brevi soggiorni nei paddock.

Quando vengono tenuti a lungo nei box, i cavalli non sono sufficientemente stimolati e non possono esprimere i loro comportamenti naturali. Questo può portare a una crescente frustrazione e al conseguente sviluppo di manifestazioni di stress e comportamenti anomali, tra cui le stereotipie. La più famosa è il cosiddetto ticchio d’appoggio, che si manifesta attraverso l’atto ripetuto e persistente di mordere una struttura, spesso la porta del box o la mangiatoia, con conseguente ingestione di aria. Capita che i cavalli colpiti cronicamente da ticchio d’appoggio mostrino una grave perdita di peso, è ciò è dovuto al fatto che, trascorrendo la maggior parte del proprio tempo impegnati in questa attività, mangiano meno.

I pappagalli

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L’impossibilità di manifestare comportamenti naturali può indurre stereotipie orali, locomotorie e dirette verso oggetti anche nei pappagalli, come i comuni parrocchetti ondulati (Melopsittacus undulatus). Una su tutte, quella che li porta a strapparsi le penne, sino ad auto-lesionarsi. Questi comportamenti possono essere limitati molto fornendo condizioni ambientali appropriate, che includano uno spazio di dimensioni adeguate e la presenza di arricchimenti sociali e ambientali.

Bibliografia

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Pageat P (2007). Come trattare il ticchio d’appoggio. Ippologia 18 (3).

Nel 2003 mi laureo in Medicina Veterinaria. Dal 2008 sono ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano, dove insegno Etologia Veterinaria e Benessere Animale. Studio il comportamento degli animali e la relazione uomo-animale.
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