Se pensate che anaconde e pitoni reticolati coi loro 6 metri di lunghezza siano rettili da record, sappiate che un tempo sulla Terra strisciava un serpente lungo quanto un autobus di 13 metri, dal peso di oltre una tonnellata e in grado probabilmente di inghiottire senza difficoltà un coccodrillo intero: il titanoboa. Questo rettile, un tempo diffuso in quello che oggi è il nord-est della Colombia, è il più grande serpente che sia mai esistito sul nostro Pianeta, ma è scomparso circa 58-60 milioni di anni fa. Procediamo però con ordine e scopriamo un po' più da vicino come viveva e perché si è estinto il gigantesco titanoboa.
Un serpente "mostruoso"
Titanoboa cerrejonensis è stato descritto nel 2009 grazie ad alcuni resti fossili di 28 individui rivenuti nella formazione geologica di Cerrejón, in Colombia, all'interno delle miniere di carbone omonime a La Guajira. Il nome del genere è facilmente intuibile e significa proprio boa titanico. Il titanoboa apparteneva infatti alla stessa famiglia di boa e anaconde, serpenti non velenosi tra i più famosi costrittori. Confrontando le dimensioni e le forme delle sue vertebre fossili con quelle dei rettili attuali sappiamo che si trattava di un serpente gigantesco, la cui lunghezza massima è stata stimata tra i 12,8 e i 14,6 metri, ben più lungo del Gigantophis garstini, un altro serpente fossile lungo circa 10 metri a cui il titanoboa ha rubato il record. Anche la sua larghezza era notevole: poteva essere spesso infatti fino a ben 1 metro e pesare oltre una tonnellata (1,135 kg).
Abitava al Terra durante il Paleocene, circa 58-60 milioni di anni fa, "appena" una manciata di milioni di anni dopo la famosa estinzione di massa che spazzo via quasi tutti i dinosauri. Le sue gigantesche dimensioni ci aiutano a ricostruire, almeno in parte, il clima e le condizioni ambientali in cui viveva questo serpente, perché sappiamo che i rettili generalmente crescono in relazione alla temperatura ambientale esterna: più fa caldo più diventano grandi. Questo vuol dire che ai tropici del tempo, dove viveva il titanoboa, le temperature doveva essere molto più alte di quanto creduto in precedenza, con una media di almeno 32 °C. Non tutti i paleontologi però concordano su queste ricostruzioni ambientali.
Come viveva il titanoboa
Considerando le dimensioni mastodontiche che poteva raggiungere, il titanoboa è stato a lungo considerato un predatore piuttosto generalista e all'apice della piramide trofica. Un po' come le attuali anaconde, viveva e cacciava tra i complessi sitemi fluviali delle foreste pluviali tropicali, dove vivevano altri grossi rettili, come i coccodrilli Cerrejonisuchus, Acherontisuchus e Anthracosuchus oppure le tartarughe acquatiche come Carbonemys e Puentemys. La caccia ad altri grossi rettili resta al momento soltanto un ipotesi, secondo alcuni paleontologi abbastanza inverosimile.
In base a recenti analisi effettuate su parte del cranio, dei denti e delle mascelle, altri studiosi credono invece che il titanoboa seguisse una dieta molto più selettiva e specializzata composta prevalentemente da pesci. Nello stesso periodo e nelle stesse aree vivevano infatti grossi pesci polmonati simili a quelli ancora viventi oggi, i dipnoi. Non sappiamo però con esattezza cosa cacciasse il titanoboa, quelle descritte restano infatti comunque delle ipotesi basate sulle conoscenze fossili disponibili circa la fauna contemporanea al gigante. Quasi certamente all'epoca vivevano infatti numerose altre specie animali, come uccelli e mammiferi, che tuttavia non si sono fossilizzati e di cui al momento non abbiamo notizia.
Sulle tecniche di caccia ci sono invece ben pochi dubbi. Con tutta probabilità catturava le sue vittime in maniera simile agli attuali boidi, avvolgendole e soffocandole tra le sue potenti spire prima di inghiottirle per intero partendo dalla testa.
Perché si è estinto il titanoboa
Anche sui motivi che hanno portato all'estinzione del titanoboa ci sono molte incertezza. In parole povere non sappiamo perché sia scomparso ma possiamo provare ad avanzare alcune ipotesi. Una delle più accreditate vede coinvolto un rapido abbassamento delle temperature globali, che come è noto sono fondamentali per gli animali a sangue freddo e ancora di più per un rettile di queste dimensioni. Le temperature globali potrebbero essersi abbassate notevolmente, rendendo più difficile la vita e il metabolismo dell'enorme serpente. Il titanoboa potrebbe quindi non essere stato in grado di adattarsi ai cambiamenti, finendo per essere rimpiazzato da specie più piccole ed energeticamente efficienti.
Correlata in un certo senso alle temperature, c'è anche l'ipotesi dei cambiamenti ambientali e degli stravolgimenti di habitat avvenuti nella regione. Il titanoboa viveva in fitte e intricate foreste umide, che all'epoca si trovavano a livello del mare. Col passare degli anni la pianura costiera si è poi lentamente spostata più in alto e le foreste sono state rimpiazzate gradualmente da ecosistemi più secchi e aperti, come le praterie. Anche questa però resta solamente un'ipotesi, basata sui pochi e frammentati resti fossili. La specie era probabilmente molto più diffusa di quello che sappiamo, ma con le conoscenze attuale non è possibile stabilire con certezza quando e perché si è estinta.
Il titanoboa resta a ogni modo uno dei serpenti più iconici e affascinanti della storia della vita sulla Terra. Come prevedibile tutto ciò gli ha permesso di uscire abbastanza dai dibattiti scientifici e di guadagnarsi un posto d'onore tra "i mostri giganti" nella cultura pop. Nel 2012 è infatti andato in onda sullo Smithsonian Channel il documentario Titanoboa: Monster Snake, dove è stata ricostruita un'inverosimile battaglia tra il serpente gigante e addirittura un Tyrannosaurus rex. Nulla ovviamente di vagamente scientifico, anche perché i due animali non si sono mai realmente incontrati. Ma il fascino dei giganti, così come per i dinosauri stessi, il megalodonte e altri animali "leggendari" si sa, va sempre ben oltre l'immaginazione.