Il leone berbero, conosciuto anche come leone dell'Atlante, era la più grande e maestosa sottospecie di leone del mondo. Diffuso prevalentemente tra i paesi mediterranei del Nord Africa, è stato per secoli il leone più conosciuto e ammirato da tutti fin dall'antichità. All'inizio del secolo scorso, però, la caccia indiscriminata facilitata dalla diffusione delle armi da fuoco in Africa lo hanno spazzato via estirpandolo per sempre dal suo habitat naturale. La sua eredità è forse conservata nel DNA di alcuni suoi eredi rimasti in cattività ma ciò che è certo è che tra le montagne che vanno dal Marocco all'Egitto non esistono più leoni. Scopriamo quindi quando e perché si è estinto il leone berbero.
Com'era fatto il leone berbero
Il leone berbero (Panthera leo leo) era la più grossa tra tutte le sottospecie di leone vissute in epoca moderna. Era lungo fino a 3 metri e pesava oltre 220 kg e si differenziava da tutti gli altri leoni però anche e soprattutto per l'habitat in cui viveva. Preferiva infatti non gli ambienti aperti di Savana ma soprattutto le montagne, i deserti e le boscaglie del Nord Africa. Sebbene fosse nettamente distinto per morfologia ed ecologia da tutti gli altri leoni, studi recenti sul DNA hanno messo in dubbio la validità tassonomica della sottospecie, evidenziando grosse similitudini genetiche con i leoni asiatici (a cui bisognerebbe accorparlo) e quelli dell'Africa occidentale.
In passato le caratteristiche e il colore della criniera sono state spesso considerate caratteristiche per discriminarlo dagli altri leoni, tuttavia colorazione ed estensione non sono sufficienti poiché variano molto anche all'interno delle stesse popolazioni. Il naturalista inglese Richard Lydekker lo descriveva infatti così: «Molto grande, color ocra scuro, con la criniera lunga e folta che arriva fino a metà schiena e che copre fittamente anche le parti sottostanti», ma queste caratteristiche sono state poi riscontrate anche in altre sottospecie.
Gli ultimi leoni berberi
Il leone dell'Atlante è stato per molto tempo il leone più conosciuto e apprezzato, non sempre in modi positivi. Nell'antichità i Romani lo utilizzavano per gli spettacoli circensi nelle arene e per molti secoli è stato il felino più catturato ed esposto nei serragli di tutto il mondo. Questo ha contribuito enormemente al suo declino già a partire dal Medioevo. All'inizio del XX secolo le popolazioni superstiti erano state ridotte e localizzate interamente tra Marocco e Algeria, proprio a causa della caccia indiscriminata.
Ufficialmente l'ultimo esemplare in natura fu abbattuto nel 1922 da un colono francese in Marocco, tuttavia secondo alcuni studi qualche piccolissima popolazione residua potrebbe essere sopravvissuta fino agli anni 60. Ma tra speranze e avvistamenti mai confermati l'ultima documentazione certa di un possibile leone berbero in vita è una foto scattata da un aereo nel 1925 da Marcellin Flandrin proprio sui monti dell'Atlante. Nella foto si vede un maschio adulto lasciare le sue impronte sulla sabbia mentre cammina inesorabilmente verso l'estinzione.
Esistono ancora leoni berberi in cattività?
Considerando che il leone berbero è stato diffusamente catturato e tenuto in cattività per secoli, molti ritengono possano esserci ancora esemplari o loro discendenti sparsi per gli zoo del mondo. Tuttavia la maggior parte delle analisi genetiche effettuate su esemplari etichettati come berberi hanno quasi sempre smentito tale discendenza. Solamente un leone ospitato presso lo zoo di Neuwied, in Germania, sembra essere davvero un diretto discendente degli antichi leoni berberi un tempo diffusi in Nord Africa.
Secondo alcuni potrebbero essercene altri in giro per il mondo, ma attualmente sono sole supposizione – o forse speranze – che fanno affidamento sull'enorme numero di esemplari di origine incerta presenti nei giardini zoologici di tutto il mondo. L'antico leone berbero ammirato dagli antichi Egizi e protagonista dei cruenti spettacoli degli anfiteatri romani oggi non c'è più, e possiamo ammirarlo solamente nelle antiche e suggestive fotografie in bianco e nero e negli esemplari impagliati esposti nei musei di storia naturale di mezzo mondo.