In natura possiamo osservare diversi casi di predatori che uccidono molte prede apparentemente senza motivo. In realtà, però, c’è sempre una spiegazione e possiamo dire nella grandissima maggioranza dei casi che non ci sono animali che uccidono per diletto.
In numerose specie esiste il cosiddetto "surplus killing", in italiano predazione in eccesso, cioè l’uccisione di molti più animali di quanti non siano loro necessari per nutrirsi. Tale comportamento è stato osservato – oltre che negli esseri umani – anche in volpi, lupi, coyote, cani, gatti domestici, iene, leoni, linci, leopardi, puma, mustelidi, procioni, tassi del miele, corvi, orsi bruni, orsi neri, orsi polari, orche, ragni, stadi larvali di libellule e ditteri (mosche), acari predatori e persino in alcune specie dello zooplancton.
Esistono poi altri casi di animali uccisi “per gioco” e non consumati; questo però accade principalmente nei cuccioli che si esercitano nel cacciare, o alcuni cetacei che sono noti per attaccare altre specie senza darci modo di capirne il motivo.
Gli animali non umani uccidono per piacere?
La predazione in eccesso potrebbe sembrare apparentemente priva di significato, una mera crudeltà verso le prede e un inutile spreco di energia e di risorse alimentari per il predatore. Senza considerare che ogni attacco può mettere a rischio l'incolumità non solo della preda ma anche del predatore stesso. In realtà, questo fenomeno trova una spiegazione nella sua evoluzione e assicura al predatore le risorse necessarie per una migliore sopravvivenza.
In condizioni naturali, alla predazione in eccesso è normalmente associato il consumo parziale della preda: in questo modo il predatore può massimizzare il bilancio tra l'energia spesa durante la cattura e quella ottenuta col cibo.
Affinché, però, si verifichi questo fenomeno sono necessarie prede in abbondanza e particolari condizioni ambientali. Ad esempio, se la popolazione della preda è in una fase di massima densità numerica, il predatore sarà portato a rivolgere la sua attenzione verso molti individui giovani ed inesperti oppure anziani, deboli e difficoltà e quindi uccidere più esemplari del necessario per poi selezionare gli individui che gli forniscono il maggior numero di calorie di volta in volta.
La predazione in eccesso può avvenire in zone dove i cicli stagionali rendono difficile procacciarsi il cibo in maniera stabile, fenomeni accentuati anche a causa dei cambiamenti climatici. Alcuni predatori in inverno, quando è difficile trovare le prede che restano rintanate, effettuano quante più catture possibili per consumarle solo parzialmente e conservarle per i momenti di magra.
Tuttavia, le uccisioni in eccesso senza consumo della preda sono molto rare in natura ma, se il territorio del predatore è ridotto e le prede naturali sono scarse, esso può trovare una fonte di cibo negli animali da allevamento. In questi casi il predatore, spinto dalla necessità, si trova a disposizione un gran numero di prede che innescano il meccanismo di “surplus killing”, in questo caso denominato “henhouse syndrome” o sindrome del pollaio.
Il biologo olandese Hans Kruuk ha osservato il processo di predazione, suddividendolo in quattro fasi: ricerca, inseguimento, uccisione e consumo. Ognuna di queste fasi è soggetta a rinforzo positivo indipendente e il predatore è gratificato non solo dal portare a termine la sequenza intera e dall’ottenere la ricompensa di cibo, ma anche dal successo ottenuto nelle singole fasi.
Anche questo trova una semplice spiegazione: i tentativi di predazione, soprattutto per gli esemplari giovani e inesperti, spesso falliscono e avere una forma di rinforzo positivo che li spinge a completare indipendentemente i diversi stadi finalizzati alla cattura della preda risulta vantaggioso.
In una situazione di predazione normale, dove la preda non è facilmente disponibile, scappa e si difende dall’attacco, ognuno dei singoli passaggi risulterà lungo ed impegnativo per il predatore. In una situazione anomala, invece, dove la ricerca ed l’inseguimento risultano troppo facili o assenti, il predatore sarà stimolato a attuare la fase successiva, ovvero l'uccisione, in modo ripetitivo.
Alcuni esempi di animali non umani che uccidono per piacere
Di seguito una serie di animali in cui sono stati registrati comportamenti di predazione in eccesso.
Lupi
In una ricerca durata 13 anni, è stato osservato il comportamento predatorio dei lupi. Negli inverni più rigidi, le prede avevano meno mobilità e venivano uccise più facilmente e consumate solo parzialmente, mentre, al contrario, negli inverni con temperature più miti il numero delle uccisioni era minore, le prede più attive e ai lupi occorreva maggiore energia per le diverse fasi della cattura.
Coyote e linci
In Canada sono stati osservati coyote e linci che, all'inizio dell'inverno, quando la densità delle popolazioni di lepri è al suo picco massimo, uccidono il massimo numero di prede possibile, per seppellirle nella neve e poi cibarsene durante il rigido inverno.
Leopardi
Quando le prede sono molto abbondanti, i leopardi spesso le uccidono in gran numero, per poi metterle al sicuro in luoghi strategici, come sui rami degli alberi, per poi consumarle durante i periodi di siccità e magra.
Donnole
È stata osservata in Polonia una differenza nell'intensità e modalità di predazione di questi piccoli mustelidi in relazione alle stagioni e alla temperatura. In estate, le loro prede vengono uccise e consumate all'istante, per il fabbisogno energetico del momento, mentre in autunno e all'inizio dell'inverno, le donnole catturano le loro prede in sovrannumero e le accumulano, evitando, così, di sprecare calorie durante la stagione rigida.
Orsi
Sia gli orsi bruni che orsi neri, in Canada ed in Alaska, si cibano di diverse specie di salmoni e quando c'è abbondanza di pesci durante il periodo riproduttivo, ne uccidono in sovrannumero, selezionando poi gli esemplari con maggior massa e nutrendosi solo delle parti a più elevato apporto energetico, come muscoli, uova e cervello.
Poiane
È stato rilevato che nei periodi di maggiore densità di popolazione delle prede, per lo più piccoli roditori e anfibi, sono rinvenuti più facilmente nei nidi individui predati e non consumati.
Moscerino predatore
In Florida sono stati documentati in laboratorio casi di predazione in eccesso in larve del moscerino predatore Corethrella appendiculata nei confronti di specifici stadi larvali di diverse specie di zanzare del genere Toxorhynchites.
Ragni
In condizioni di laboratorio, i ragni del genere Diaea uccidono con rapidità le loro prede (moscerini della frutta) per cibarsene solo parzialmente. Questo perché i ragni si cibano aspirando i tessuti della preda resi molli attraverso degli enzimi digestivi: più tempo passa dall’uccisione e più la densità dei fluidi aumenta e i ragni, quindi, preferiscono passare direttamente ad un’altra preda.
Orche
Nelle coste del Pacifico, in Canada, durante la risalita di aringhe e salmoni, le orche uccidono tantissimi pesci a colpi di coda, per poi mangiarne solo una piccola parte; da questo, però, ne traggono beneficio gli uccelli marini, che si nutrono dei pesci non mangiati dalle orche, che galleggiano in superficie. Questi predatori dei mari sono famosi anche per giocare con le otarie lanciandole in aria più volte prima di consumarle.
Delfini
Sono stati riportati più casi di delfini che coercizzavano o uccidevano altri animali senza un apparente motivo. Sono stati documentati casi di focene ferite o uccise “per gioco” da delfini tursiopi che perdevano immediatamente interesse dopo essersi resi conto che le loro vittime fossero morte. Gli esperti pensano che questo comportamento sia stato messo in atto da maschi adolescenti ancora inesperti che stavano “sperimentando”.