Nel corso dell'evoluzione gli animali hanno adottato diverse strategie riproduttive per permettere alla loro specie di continuare a sopravvivere, affrontando le varie sfide ambientali che ciascuna generazione ha imparato a conoscere. Ciò ha però portato alla comparsa di particolari comportamenti e fenomeni, che rendono la riproduzione di alcune specie alquanto bizzarra seppur affascinante. Alcuni organismi hanno per esempio imparato a riprodursi principalmente con dei cloni (tramite un processo molto differente rispetto la clonazione artificiale), sfruttando la sessualità solo nel caso in cui fosse necessario per il benessere della specie. Altri animali ancora hanno invece puntato sulla qualità della prole, basando l'intero loro successo riproduttivo sul mantenimento prolungato di pochi figli.
Talvolta però le specie hanno invece puntato sull'elevato numero di figli prodotti per ciascun singolo evento riproduttivo, una scelta che oltre a stressare enormemente la salute dei genitori (soprattutto delle madri) provoca anche delle serie conseguenze sullo stesso sviluppo dei nuovi nati.
Per gli studiosi comprendere tuttavia quale specie produce il maggior numero di figli in una volta sola è alquanto complicato. Basti pensare a quante uova produce un'ape o una formica regina al giorno (talvolta migliaia) per comprendere la sfida. Esistono poi persino dei pesci che in un dato momento della loro vita possono disporre di oltre 300 milioni di ovuli nelle loro ovaie, espellendo migliaia di uova in una volta sola, quando si apprestano ad accoppiarsi con i maschi.
Per capire però qual è la specie "più produttiva" è importante stabilire cosa significa veramente per un animale avere una prole.
Cosa si intende per "figli"
Molti di noi, essendo mammiferi, credono che "avere dei figli" voglia dire unicamente partorire dei cuccioli da amare, sfamare e far crescere, ma ciò non è del tutto vero in natura. Esistono infatti un gran numero di specie che liberano solamente i loro gameti nell'ambiente, non conoscendo il destino delle loro uova o se verranno o meno fertilizzate. Inoltre la maggioranza degli organismi viventi non ha un vero e proprio rapporto affettivo con i propri figli, visto che la tutela della prole ha un costo elevato sia in termini riproduttivi che strettamente energetici.
Dal punto di vista biologico, quindi, gli scienziati hanno imparato a considerare il successo riproduttivo di ciascun singola specie prendendo in considerazione solo le uova che vengono liberate dalle femmine e che riescono a completare la loro prima fase di sviluppo, processo che può essere indipendente dalla madre e che permette la nascita di un organismo, anche incompleto.
Per definire il concetto universale di "prole" non si prendono in considerazione le uova fertilizzate dagli spermatozoi poiché esistono molte specie (come le formiche) la cui maggioranza della popolazione è formata da esemplari nati da uova non fertilizzate.
È inoltre molto diverso liberare dei gameti o delle uova in un ambiente esterno, non conoscendo il loro destino, rispetto a partorire o accudire un organismo completo per una parte della propria vita, formando un legame genitoriale. Abbandonando i gameti alla propria sorte diverse specie infatti non potranno mai sapere con certezza se le proprie cellule avranno la possibilità di svilupparsi e divenire a loro volta degli adulti, mentre partorire e accudire i propri eredi – per quanto stancante – ti permette quantomeno di accompagnare le future generazioni all'età adulta, assicurandosi una possibilità che i propri geni verranno accompagnati.
Ciò ha ovviamente un prezzo. Il numero di piccoli completi che un singolo organismo può partorire è sicuramente inferiore rispetto al numero di gameti o di uova fecondate che un'altra specie può produrre durante un singolo angolo riproduttivo. I gameti risultano anche molto più semplici da gestire e tutelare, rispetto a un organismo completo. Per questa ragione è quindi impossibile che un mammifero possa quindi competere con un pesce o con gli insetti per vincere il record di maternità, soprattutto considerando il freddo numero dei piccoli prodotti per singola stagione riproduttiva.
D'altronde la spesa energetica per produrre un gamete è molto ridotta rispetto a quanto si consuma per produrre un cucciolo intero, che in media ha la possibilità di godere una durata della vita maggiore rispetto le altre specie.
Genitori da record
Avendo chiarito che è praticamente impossibile definire qual è la specie che riesce a produrre più figli in assoluto o durante un singolo evento riproduttivo, è possibile tuttavia definire alcuni casi limite, ovvero fornire una lista di specie note per avere un gran numero di figli rispetto agli altri animali.
Da questa lista tuttavia escluderemo alcuni esempi famosi, come le termiti o le api, le cui regine possono produrre corrispettivamente centinaia e migliaia di uova non fertilizzate al giorno, da cui nascono un gran numero di organismi sterili che non possono far altro che aiutare la loro madre, in lotta con altre regine per ottenere il maggior successo riproduttivo possibile.
Pesce luna
Considerato da molti studiosi come uno dei pesci più interessanti degli oceani, il pesce luna (Mola mola) è noto alla scienza non solo per la sua particolare forma e per la sua rarità, ma anche per essere uno dei pesci capaci nel produrre il maggior numero di uova al mondo. Giunta infatti alla maturità sessuale, una femmina di pesce luna può disporre dentro di sé anche 300 milioni di gameti, un numero davvero notevole, difficile da processare a mente.
Per capire quante uova è in grado di produrre questo animale è possibile osservarlo durante la sua stagione riproduttiva. In questi casi, infatti, le femmine liberano una vera e propria nuvola di uova, da cui potrebbero nascere milioni e milioni di pesci luna, nel caso in cui tutte le uova vengano fecondate. A loro volta, i maschi producono miliardi di spermi, che vengono eiettati nell'ambiente durante la riproduzione proprio per fertilizzare le uova liberate dalle femmine.
Per quanto numerose, tuttavia, la maggioranza di queste uova non verranno mai raggiunte da uno spermatozoo e buona parte di avannotti (i piccoli dei pesci) che nasceranno in seguito alla schiusa non vedranno mai l'età adulta.
Formiche africane
Le formiche sono sicuramente fra gli animali che producono il maggior numero di figli in assoluto. Alcune specie, come le formiche africane (Dorylus wilverthi), possono infatti deporre fino a 3-4 milioni di uova in un mese, buona parte delle quali – a differenza delle uova dei pesci luna – si svilupperanno in degli esemplari completi e indipendenti.
Considerando che il ciclo riproduttivo di una formica regina può durare alcuni anni, ciò ci permette di avere una stima del numero effettivo di figli che essa potrà avere in un determinato periodo (migliaia di uova pronte per essere deposte nelle celle in un solo giorno) o nell'intero arco della sua vita.
Tra l'altro oggi noi sappiamo che una regina sceglierà di fecondare solo alcune di queste uova, sfruttando gli spermatozoi ottenuti durante l'atto sessuale per avere un determinato numero di figlie e figli a loro volta in grado di riprodursi. Questo quindi è uno dei diversi casi in natura in cui una femmina fertile può decidere di avere diverse tipologie di prole: gli esemplari fertili e quelli che l'aiuteranno a costruire una società complessa, che ha tra i tanti scopi quello di difendere la regina stessa.
Starna
All'interno del gruppo degli uccelli, una delle specie in grado di covare il maggior numero di uova alla volta è la starna e il cui nome latino è Perdix perdix. Questa specie può infatti produrre fino a 30 uova in un singolo evento riproduttivo, con una media di 15 a stagione. Per quanto difficile, talvolta la starna è in grado di far schiudere tutte le uova del suo nido e di far crescere tutti i pulcini, fino ad arrivare alla vita adulta.
Il segreto di questi uccelli è il loro comportamento gregario. Possono infatti formare dei gruppi noti come brigate, composte da oltre 30 esemplari. Di solito, le starne che hanno abbandonato da poco il nido possono aiutare i genitori ad accudire i fratelli più piccoli di un anno e a tenere lontano gli invasori. I pulcini sono inoltre nidifughi e il loro gruppo familiare rimane coeso fino a 60 giorni dalla schiusa. Dopo di che le brigate tendono a includere giovani adulti soli o coppie che non sono riuscite a riprodursi.
Perché questi animali hanno così tanti figli e altri solo uno?
Sono molteplici le ragioni che spingono alcune specie a limitare il numero delle nascite rispetto ad altre. Prendiamo per esempio il fattore dimensionale. Per un piccolo roditore, dotato di un metabolismo accelerato e di un ciclo di vita molto corto, converrà moltissimo sfornare un gran numero di cuccioli e riprodursi spesso, anche perché l'energia necessaria per sviluppare i piccoli è ridotta, rispetto altre specie.
L'elefante o una megattera dovranno invece accumulare un maggior numero di risorse e di energie per produrre un cucciolo, soprattutto se si considera che buona parte del cibo consumato dalla madre serve a lei stessa per continuare a sopravvivere.
Specie più grandi corrono inoltre un maggior rischio producendo un gran numero di figli, non solo considerando il punto di vista personale ma anche quello ecologico. I figli vanno infatti nutriti e all'aumentare del numero di esemplari diminuiscono parallelamente le quantità di risorse disponibili, con il rischio che diminuisca la fitness generale della specie. Un grande numero pachidermi è quindi ingestibile per qualsiasi tipologia di ambiente, soprattutto in determinati contesti dove l'habitat di per sé è già ostile.
Sviluppare un cucciolo non è poi una missione semplice. Per crescere un piccolo dentro di sé ci vuole molto tempo, tanto che quasi tutti i mammiferi di grandi dimensioni presentano una gravidanza che dura quasi un anno intero(ma anche oltre). Ciò limita enormemente il numero che può raggiungere la popolazione di una specie, anche se fare in modo che il proprio unico figlio ti segua per molto tempo oltre la nascita ti consente spesso di avere la sicurezza di aver assolto i propri doveri riproduttivi.
Proprio per via di queste difficoltà, la natura e l'evoluzione sembrano aver quasi sempre favorito la riproduzione sessuale esterna rispetto a quella interna, come dimostrano il caso di moltissimi pesci ovipari, degli anfibi e di un gran numero d'invertebrati. Se ci si riflette infatti su quando sono comparse le prime creature vivipare e ovovivipare ci si rende conto che esse apparvero centinaia di milioni di anni fa, con la comparsa dei primi squali e degli elasmobranchi.
Seppur quindi queste strategie riproduttive siano molto antiche e abbiano saputo portare un grosso contributo nell'evoluzione di molte specie, esse non hanno saputo spodestare la più classica fecondazione esterna, in cui gli adulti hanno il più semplice compito di produrre un numero molto grande di gameti, in modo tale che possano fecondarsi fra di loro.
Bisogna tuttavia anche sottolineare che gran parte delle creature che scelgono questa strategia vivono in stretto contatto con l'acqua e che anche gli organismi ovipari semplici spesso producono un gran numero di uova, con il solo scopo di avere maggiori chance di tramandare i propri geni ai posteri.