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23 Gennaio 2024
14:10

Qual è l’origine dello scodinzolio del cane? L’esperta: «Due ipotesi ma in entrambi i casi dipende da noi umani»

I cani scodinzolano più di qualsiasi altro animale, inclusi i loro parenti più stretti: i lupi. Un nuovo studio propone due ipotesi sull'origine evolutiva di questo comportamento.

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Il cane è senza dubbio il miglior amico animale dell'uomo, anche perché nel lunghissimo percorso di domesticazione condiviso abbiamo imparato a conoscerci e a comunicare reciprocamente quasi alla perfezione. Vocalizzazioni, postura, posizione delle orecchie e soprattutto scodinzolio sono solo alcuni dei segnali che abbiamo imparato a riconoscere e a interpretare.

Ma siamo davvero sicuri che sia proprio così? Un nuovo articolo recentemente pubblicato su Biology Letters sul perché i cani scodinzolano propone nuove ipotesi sull'origine evolutiva di questo comportamento tanto ritenuto conosciuto quanto, per certi versi, ancora enigmatico.

«Lo scodinzolio è sicuramente uno dei comportamenti più evidenti e riconoscibili del cane. Chiunque viva con un cane lo sperimenta ogni giorno. Ci attrae molto, tuttavia sappiamo ancora molto poco sia sulla sua origine evolutiva che sui meccanismi che lo regolano – spiega a Kodami Giulia Cimarelli, coautrice della pubblicazione e ricercatrice al Konrad Lorenz Institute of Ethology di Vienna – Sappiamo che i cani sono sicuramente gli animali in cui è maggiormente presente questo comportamento, ma ci sono tante altre domande ancora senza risposta che abbiamo provato a risolvere proponendo due ipotesi».

I cani scodinzolano molto più di qualsiasi altro animale, anche da adulti, inclusi i loro parenti più stretti nonché diretti antenati: i lupi. Perché? È da questo presupposto che sono partiti i ricercatori del Max Planck Institute for Psycholinguistics di Nijmegen, in Olanda, in collaborazione anche con l'Università di Torino, che hanno passato in rassegna tutte le possibili ipotesi per spiegare questo fenomeno. Il cane è infatti l'animale che abbiamo domesticato per primo e con cui conviviamo da più tempo, almeno a partire da 30/35mila anni fa, ed quindi probabile che anche in questo caso ci sia quindi lo zampino diretto o indiretto degli esseri umani e della selezione artificiale.

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«Sono due le possibili ipotesi che proponiamo per spiegare perché. La prima prevede che lo scodinzolio sia emerso come effetto collaterale della selezione artificiale e rientra nella cosiddetta "sindrome della domesticazione" – sottolinea Giulia Cimarelli – Selezionando attivamente i cani più docili e amichevoli l'uomo ha indirettamente favorito caratteri morfologici e comportamentali associati a questo tratto. Nel cane è successo per esempio con le orecchie pendule, con alcune colorazioni del mantello e potrebbe aver coinvolto anche lo scodinzolio, correlato geneticamente a questi tratti e quindi diventato nel tempo più accentuato».

Il processo potrebbe essere stato dunque questo: quando alcuni individui, i più mansueti e meno spaventati dagli esseri umani, hanno cominciato ad avvicinarsi alla nostra specie ne abbiamo favorito la riproduzione, rendendoli così generazione dopo generazione sempre più docili. Insieme a questo carattere ne sono stati però selezionati anche molti altri legati geneticamente proprio alla docilità, come per esempio le macchie bianche nel pelo, il periodo riproduttivo più esteso, la riduzione della taglia dei denti, l'alterazioni della morfologia del cranio e delle orecchie, la coda arricciata e le orecchie pendule e, secondo questa teoria, anche lo scodinzolio.

«La seconda ipotesi, invece, prevede un coinvolgimento molto più attivo da parte della nostra specie – aggiunge l'esperta – A noi umani piace e ci attrae tutto ciò che è ritmico, come per esempio la musica, e una coda che scodinzola lo fa in maniera ritmica. Potremmo quindi aver selezionato, inconsciamente o consciamente, proprio i cani che scodinzolavano di più perché ne eravamo particolarmente attratti. Entrambe queste ipotesi non si escludono a vicenda ma vanno però confermate o meno con ulteriori studi, sia da un punto di vista neurobiologico che etologico. Ed è quello che invitiamo a fare per far luce su un comportamento tanto comune e conosciuto quanto ancora poco studiato».

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Molti pensano infatti che quando un cane scodinzola stia esprimendo sempre gioia e che ci serva quindi sapere solo questo. Invece non è così e dietro a quel movimento ritmico della coda si nasconde un universo di segnali e di emozioni complesse, anche molto differenti tra loro. In parte abbiamo sicuramente imparato a decifrarle e sappiamo per esempio che, in base al contesto e all'asimmetria del movimento, lo scodinzolio può significare anche che il cane è nervoso, assertivo o anche pronto allo scontro fisico. Ma c'è ancora molto altro che resta da scoprire.

«Ci sono studi che hanno dimostrato che i cani scodinzolano in modo asimmetrico – sottolinea infatti Cimarelli – Se scodinzola verso sinistra è un comportamento maggiormente associato a una potenziale emozione negativa, come per esempio di fronte a un pericolo. Mentre verso destra sembra essere invece maggiormente legato a emozione positive, come per esempio nel momento del ricongiungimento con un proprio simile o col proprio compagno umano. Tuttavia, analisi fisiologiche legate per esempio agli ormoni danno ancora risultati contrastanti, perché c'è ancora molto da capire e da studiare, non solo la direzione».

Proprio per questo gli esperti invitano proprio tutti a prestare maggiore attenzione e non dare nulla per scontato. «Invitiamo chiunque viva o lavori con i cani a non fermarsi all'equazione "cane che scodinzola = cane felice", perché non è così – conclude Giulia Cimarelli – Lo scodinzolio è molto più complesso di quello che pensiamo e c'è molto di più della "felicità". Andare oltre, osservare e imparare a capire davvero cosa dice il nostro cane in base al contesto e alla situazione è il primo passo per ampliare la nostra comprensione della sua etologia e migliorare così anche il suo benessere e la nostra relazione con lui». E noi non possiamo che essere d'accordo.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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