Le tartarughe sono rimasti gli unici rettili viventi a possedere piastre ventrali e dorsali che costituiscono quello che viene chiamato scudo o armatura, ovvero un sistema difensivo che protegge le parti molli di questi animali dall'attacco dei predatori conosciuto da tutti come guscio. A differenza da quanto ritenuto da molti, queste piastre non sono tuttavia fatte esclusivamente dello stesso materiale con cui questi animali formano le loro ossa, ma risultano invece formate da diverse tipologie di tessuti, composti anche da cheratina e il collagene. Sono inoltre costituite da circa 38 ossa dermiche, disposte a mosaico, che a loro volta sono suddivise nelle due parte parti che formano il guscio protettivo, ovvero il carapace, che protegge il dorso dell'animale e che ha una forma a cupola, e il piastrone, dal fondo piatto, che è posizionato invece sul ventre.
Alcuni racconti e leggende tramandate dal passato e che fanno parte dei miti di molte popolazioni marinare, come quelle polinesiane o mediterranee, hanno sempre guardato a questi animali con rispetto, seppur talvolta sono divenuti protagonisti di storielle che mettevano in risalto i principali difetti di queste creature. Andando infatti oltre ai racconti più celebri, come la favola della tartaruga e della lepre, o alle riflessioni filosofiche su chi fosse più veloce, tra Achille e una tartaruga, il mondo è pieno di storie inerenti a tartarughe che perdono il proprio guscio. Animali che per scappare da un coccodrillo o da uno squalo si liberano del carapace per evitare la morsa dei predatori. Ma è davvero possibile che una tartaruga possa perdere il proprio guscio?
La risposa a questa domanda è assolutamente no e di seguito vi spiegheremo perché.
Perché la tartaruga non si può separare dal suo guscio?
Che sia una specie marina o terrestre, lo scheletro interno di una tartaruga è naturalmente integrato all'interno della struttura che costituisce il suo guscio. In particolare, le costole e le vertebre di questi animali sono anatomicamente connesse al resto dello scheletro – che comprende principalmente la testa e gli arti – ma sono anche fisicamente all'interno della struttura portante del carapace e del piastrone, ponendosi in pratica come un sostegno alle ossa dermiche che formano il guscio.
In pratica circa l'85% delle vertebre di questi animali e la totalità delle costole risultano essere saldate con l'armatura ed essa non poggia solamente sulla pelle dell'animale, ma ne fa parte. Questo impedisce letteralmente alle tartarughe di "spogliarsi" dal loro carapace, come solitamente si osserva in alcuni cartoni animati, e come è possibile osservare dalle immagini proposte da questo articolo la pelle grinzosa di questi rettili ricopre perfettamente le giunzioni fra la carne morbida del collo e degli arti e la superficie che protegge il carapace.
Andare quindi a strappare il guscio dall'animale, come talvolta succede in alcuni incidenti in cui questi rettili finiscono sotto le eliche dei motoscafi, è impossibile, in quanto porterebbe alla morte istantanea dell'esemplare, poiché si distruggerebbero tutte le ossa del costato e della colonna vertebrale che rendono più resistente e dura l'armatura difensiva.
Le piastre che compongono inoltre il carapace e il piastrone ricalcano perfettamente la struttura scheletrica sottostante, che si è adattata a formare una sorta di cilindro, in modo da avvolgere gli organi interni delle tartarughe. Ciascuna piastra inoltre possiede uno specifico nome, come avviene per le ossa dello scheletro. Riferendoci all'immagine che vi proponiamo, andremo ora ad elencare i nomi di queste piastre.
Per quanto riguarda il carapace, definito dal disegno dalla lettera A, abbiamo in rosso la piastra nucale, in blu le piastre pleurali, in giallo quelle vertebrali, in verde le piastre note come marginali e in fucsia le sopraacaudali, che proteggono il bacino e la zona della coda. Con la lettera B il disegno presenta invece il piastrone, che in blu ha le piastre intergolari, in giallo le golari, in rosso le omerali, in verde le piastre addominali e in fucsia le piastre femorali. In nero, è possibile invece vedere gli spazi da cui fuoriescono gli arti.
Cosa succede se si rompe il guscio di una tartaruga?
Qualora la vostra tartaruga subisse un trauma o vi trovaste di fronte a una testuggine con il carapace fratturo o incrinato, bisogna portare immediatamente l'esemplare dal veterinario o in un centro di pronto soccorso dei rettili marini, dove gli esperti provvederanno a dispensare le cure adeguate.
Le fratture del carapace possono portare all'infezione e successivamente alla morte dell'animale ed è per questo che bisogna essere tempestivi.
Nel caso in cui dovesse passare un po' di tempo prima della visita ambulatoriale, si consiglia prima anche di eseguire delle terapie di disinfezione locale,in modo così da scongiurare per quanto possibile il pericolo dell'infezione. I veterinari inoltre possono somministrare antibiotici sistemici, per aiutare questi animali a guarire.
Trattandosi di una corazza che come detto poggia direttamente sullo scheletro e sugli organi molli di questi animali, le fratture possono anche portare a traumi agli apparati interni, che possono essere scongiurati solamente tramite un'ecografia. Bisogna però sempre rendersi conto che una frattura non viene mai sistemata il giorno stesso della visita, in quanto il veterinario necessiterà di almeno 48 ore di lavaggi e cure per eliminare del tutto il pericolo di complicanze ed evitare la formazione di ascessi al di sotto dei materiali utilizzati per riparare il carapace.
Spesso per aiutare questi animali a recuperare dall'impatto contro delle eliche dei motori vengono utilizzate delle resine, che disponendo della stessa consistenza e del volume del materiale prodotto dalle tartarughe per formare il guscio, non danno molti problemi, quando le sezioni da ricostruire sono ridotte.
Quando invece il tratto di carapace da sostituire è molto esteso, questi animali possono avere come conseguenza dei problemi di galleggiamento, risultare più lente o essere maggiormente riconoscibili agli occhi dei predatori, visto che le resine utilizzate spesso hanno colori accesi. Per limitare però questo problemi, negli esemplari selvatici, si stanno sperimentando nuove sostanze, in grado di risultare meno pesanti e invisibili ai predatori.
Gli incidenti che colpiscono sfortunatamente questi rettili possono essere di diversi tipi, ma essi sono quasi tutti provocati dall'uomo. Oltre al pericolo dell'eliche, questi animali infatti vanno incontro alle fratture del carapace di seguito allo scontro con le ruote delle vetture, di seguito ai morsi arrecati dagli animali domestici, per colpa dei bambini che spesso si divertono a lanciarci contro dei sassi o alle cadute, che questi animali possono fare, per via dei dislivelli artificiali che abbiamo collocate lungo i loro percorsi. I più pericolosi incidenti sono però quelli che avvengono in mare, poiché impediscono spesso alle tartarughe di arrivare a riva, condannandoli alla morte per annegamento.