Al pulcinella di mare il nostro mare piace, e molto. Il piccolo uccello marino dal becco colorato, noto con il nome di “puffin” nei paesi anglosassoni, sembra che non sia qua solo di passaggio verso i più freddi mari del Nord, ma abbia scelto le nostre coste per soggiornare più a lungo. E non è l’unica specie marina che pare abbia modificato le proprie abitudini.
È quanto emerge dagli avvistamenti fatti negli ultimi mesi dalle equipe di biologi e ricercatori nell’ambito del progetto internazionale di monitoraggio di cetacei e altre specie protette “Fixed Line Transect Mediterranean monitoring network (FLT Med Net)”, che si svolge dal 2007 in gran parte a bordo delle grandi compagnie navali per il trasporto di passeggeri nel Mar Mediterraneo.
«Negli ultimi tempi – spiega Paola Tepsich, biologa marina della Fondazione Cima – sono stati frequenti gli avvistamenti di un uccello particolare che è il pulcinella di mare, che in effetti negli anni scorsi non era mai stato vista. Sappiamo che è una specie che può abitare qua, perché migra al Nord, ma in effetti abbiamo registrato più avvistamenti, quindi sembra che più che migrare alcuni individui si siano fermati per più lungo tempo».
Quello che i ricercatori stanno notando in tutti questi anni di monitoraggio è che mentre per alcune specie il numero e le zone di avvistamento rimangono piuttosto costanti negli anni, come per le stenelle, delle quali sono stati avvistati oltre 30 gruppi dall’inizio del 2023 nel mare tra la Liguria e la Corsica, sono stati notati cambiamenti interessanti per altre specie. «Abbiamo situazioni diverse per quanto riguarda le balenottere – spiega la biologa marina – abbiamo visto che ci sono cicli molto ricchi di presenza, come possono essere stati gli ultimi due anni, alternati ad anni in cui questa specie sembrava più dispersa e gli avvistamenti quindi risultavano essere meno frequenti».
Le cause? Probabilmente, secondo Tepsich, una diversa distribuzione del cibo: «Le balenottere si aggregano, per alimentarsi, in corrispondenza di quelle che sono le patch, zone ad alta concentrazione di krill, gli organismi marini invertebrati di cui si nutrono. Se queste non si formano, per giri di correnti o situazioni particolari, vanno a cercare il cibo da altre parti». Quest’anno in particolare, prosegue la biologa marina, «abbiamo notato che le balenottere sembrano essere più presenti in zone sui 1.000, 1.500 metri, quando invece ci aspettavamo di vederle a profondità superiori ai 2.000 metri, quindi sembra che stiano cambiando la loro area di distribuzione preferita, anche se ovviamente dobbiamo aspettare tutta la stagione per verificare se effettivamente questo cambiamento che stiamo osservando sia ancora in corso o meno».
La compagnia Corsica Ferries ospita da 17 anni i team di ricercatori a bordo delle sue navi nel mar Ligure per il monitoraggio del Santuario Pelagos, l’area marina per la protezione dei mammiferi che si estende tra Francia, Liguria, Corsica e Sardegna. In realtà il progetto di monitoraggio copre tutto il Mediterraneo, con il supporto delle compagnie Grandi Navi Veloci e Grimaldi, nel mar Tirreno e anche nell’Adriatico. «La continuità nel metodo – spiega la biologa – ci garantisce di vedere eventuali cambiamenti in maniera abbastanza rapida, di anno in anno la diversa distribuzione, e frequenza di avvistamento delle specie, possono essere già interpretati come dei cambiamenti effettivi in corso».
Un’altra specie che è riapparsa nel Santuario Pelagos, sono i grampi, delfini privi del rostro. Per Tepsich «è stato molto interessante, nell’ultima uscita, fare un avvistamento di questi esemplari al largo della Corsica, effettivamente questa è una specie che sembrava praticamente essersi allontanata dalle acque del Santuario, ma che negli ultimi due, tre anni, sembra stia tornando, e questo avvistamento al largo della Corsica sembra confermare questa tendenza».
In aumento anche la presenza di un’altra specie marina protetta, le tartarughe Caretta caretta: «In realtà questa maggiore presenza viene confermata dall’aumento delle nidificazioni, che sono sempre più frequenti lungo tutte le coste, come è accaduto anche in Liguria l’estate scorsa. Sembra che effettivamente la specie si stia allargando. Potrebbe essere un adattamento alle nuovi condizioni climatiche o anche il risultato di tanti anni di politiche di conservazione, come la protezione dei nidi, la gestione che viene fatta dagli enti che se ne occupano. Non possiamo escludere che questo aumento degli individui della specie sia la conseguenza dei frutti di tante azioni realizzate in questi anni».