La Provincia Autonoma di Trento ha pubblicato il Rapporto Grandi carnivori 2021, un dossier di oltre 50 pagine che riporta lo stato attuale delle quattro specie di grandi carnivori presenti sul territorio provinciale: l'orso, il lupo, la lince e lo sciacallo dorato. L'importante documento, a cura dell'Ufficio Provinciale Grandi Carnivori, diretto dal coordinatore Claudio Groff e dal supervisore Giovanni Giovannini, è stato reso pubblico in allegato ad un comunicato stampa diffuso nel pomeriggio del 18 maggio.
Il testo viene suddiviso in 6 capitoli, dedicati rispettivamente al monitoraggio, all'indennizzo e prevenzione dei danni, alla gestione delle emergenze, alla comunicazione, alla formazione e, infine, al rapporto con i territori sovra provinciali e internazionali, considerati di importanza strategica, soprattutto per le specie cosiddette "ad alta mobilità", ovvero l'orso bruno, il lupo e la lince.
I dati più rilevanti
Tra i dati di maggior rilevanza riportati all'interno del documento vi sono i risultati dei monitoraggi della popolazione di orsi, che risultano essere 73/92 esemplari (esclusi i cuccioli). Inoltre, per la prima volta, viene segnalato lo spostamento di una femmina al di fuori del territorio provinciale.
Per quanto riguarda il lupo, invece, esattamente come riportato nel monitoraggio nazionale pubblicato da Ispra, anche sul territorio trentino si può confermare la tendenza diffusa nell'intera penisola, che vede un costante aumento della presenza della specie. In questo caso, il fenomeno è stato rilevato nella quantità di 9 gruppi più rispetto all'anno precedente.
Vengono anche quantificati i danni causati dalle diverse specie al patrimonio apistico, agricolo e zootecnico, i quali vengono definiti nel testo come: «grossomodo proporzionati all'aumento di orsi e lupi». Per i primi, nell'ultimo anno c'è stato un aumento dei danni dell'8% (301 totali), mentre per i secondi ha raggiunto un +60% (463 totali).
Molto interessante anche un ulteriore dato, riportato però solo a pagina 42 di 56, che riguarda gli incontri ravvicinati avvenuti tra le persone e gli orsi nello scorso anno. «Sono stati registrati 24 eventi – si legge – Nella maggior parte dei casi (in 19 occasioni) gli orsi hanno manifestato indifferenza o si sono allontanati velocemente dal punto dell’incontro con le persone».
L'orso
Il Rapporto 2021 è riconoscibile fin dalla copertina, che riporta la famosa immagine dell'incontro tra un lupo e un orso sul Monte Bondone, immortalato in un video di Massimo Vettorazzi. A seguire, nelle prime pagine, vengono espressi i sentiti ringraziamenti a Cristiano Marcolla, il noto custode del Casteler, scomparso lo scorso ottobre e ritratto con l'orsa DJ3, della quale si è occupato dal 2011 fino al suo trasferimento nel parco faunistico di Schwarzwald in Germania.
Ha poi inizio il vero e proprio rapporto annuale, il quale non poteva che iniziare parlando dell'orso, la specie che negli ultimi 12 mesi ha creando il maggior numero di problemi gestionali al Presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti. Nel 2021, infatti, la Giunta della Provincia Autonoma (PAT), ha dovuto più volte confrontarsi con le associazioni animaliste, le quali si sono schierate contro le nuove linee guida per la gestione degli orsi confidenti, chiedendo, inoltre, un'atteggiamento più lungimirante nella gestione dell'orso, reintrodotto ormai oltre 20 anni fa sul territorio grazie al progetto LifeUrsus.
Secondo quanto si legge nel Rapporto, nell'ultimo anno è stata stimata la presenza di 9 o 10 nuove cucciolate, per un totale di 12/14 cuccioli. La stima è stata ricavata dalle informazioni basate su 678 campioni organici attribuibili ad orso. Vengono inoltre aggiunti i dati riguardanti la registrazione di individui morti in questi 12 mesi. Il primo evento risale al 6 maggio 21, quando è stato individuato M71, un giovane maschio morto a causa della predazione da parte di un altro orso. Lo stesso destino ha riguardato anche un secondo individuo, rinvenuto nei pressi di Covelo, nel comune di Vallelaghi. Infine si parla anche di M50, l'orso individuato morto nei pressi di Cles, in Val di Non. Il 15 ottobre, sulla statale SP34, è morta a causa di un investimento stradale F9, una femmina adulta nata nel 2010.
Alla luce dei dati ottenuti dai rilevamenti, è stato pubblicato anche un grafico riguardante la struttura della popolazione trentina di orsi, suddivisi per età e per sesso.
A fronte di un numero minimo di 69 orsi presenti sul territorio, la popolazione è stata stimata in un numero di circa 78 orsi (ad esclusione dei cuccioli), con un intervallo di possibilità tra 73 e 92. Di questi, circa 40 sono femmine, circa 38 sono maschi, più o meno 27 hanno tra i 2 e i 3 anni e 18 individui hanno più di 10 anni.
Il lupo
Per quanto riguarda la popolazione del lupo, la Provincia Autonoma di Trento, ammette di essersi concentrata in maniera inferiore rispetto a quanto è stato fatto per l'orso. A tal riguardo, il documento del 2021 rimanda anche ai dati pubblicati nell'ambito del monitoraggio nazionale promosso da ISPRA in collaborazione con LifeWolfAlps e Federparchi.
Mentre le mappe della distribuzione dell'orso riguardano unicamente il Trentino occidentale, i dati che rilevano la presenza del lupo, tornato naturalmente sul territorio provinciale a partire dal 2010, mostrano una maggiore presenza nella zona orientale e settentrionale, verso la Val di Sole e la zona dell'Adamello. I dati raccolti durante l'anno, permettono di stimare la presenza di 26 branchi (o gruppi familiari), con un'aumento di 9 unità, rispetto ai dati del 2020.
La lince
La lince è tornata in Trentino dopo essere scomparsa a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Anche in questo caso, la Provincia di Trento (PAT) si è avvalsa dei tradizionali rilievi sul campo attraverso fototrappolaggio e monitoraggio genetico. L'unico individuo, presente in Trentino da anni, viene nominato B132 e proviene dalla piccola popolazione svizzera delle Alpi settentrionali nel Canton San Gallo, dove è stata reintrodotta dall'uomo oltre 10 anni fa. Gli avvistamenti di questa specie, particolarmente elusiva, sono avvenuti in due casi in Val Lorina, tra marzo ed aprile 2021, e in un solo caso a Nar di Storo l'8 dicembre.
Grazie a questi dati è stato possibile determinare che l'animale è rimasto, fino ad oggi, sui monti dell'Ampola e della Val Lorina, senza iniziare a frequentare i più occidentali boschi della Valle del Chiese.
Lo sciacallo dorato
Nella zona di Fiavè, a Sud delle Dolomiti di Brenta, è avvenuta nel 2020 la prima riproduzione accertata di sciacalli dorati. Il nucleo riproduttivo che ne è derivato è stato osservato nei pressi di Stenico, nel Lomaso e a Ciago, nel comune di Vezzano. Risale, infine, al 31 dicembre 2021, la foto scattata dall’Associazione cacciatori trentini, che ritrae due sciacalli dorati accompagnati dai propri cuccioli.
La specie, di fatto, sta attraversando un periodo di forte espansione geografica in Europa a partire dall'area di provenienza, ovvero la zona balcanica e, ancor prima, quella caucasica. Lo stesso dato viene rilevato anche nel resto d'Italia, dove negli ultimi mesi la specie ha raggiunto anche la Pianura Padana e la Toscana.
Gli animali in alpeggio, i cani da guardiania e la gestione delle emergenze
Nelle stagioni 2019 e 2022, sull'intero territorio provinciale è stato realizzato un monitoraggio estensivo delle malghe e dei pascoli allo scopo di raccogliere le informazioni necessarie per valutare la vulnerabilità delle attività d'alpeggio alle predazioni da parte di grandi carnivori. Nell'ambito di questa indagine, sono state rilevate 571 malghe, nelle quali vivono 46 mila capi di ovicaprini, 22 mila bovini, e 1700 equini.
Secondo le statistiche riportate nel documento, i bovini, essono i più numerosi, sono i più soggetti al rischio di predazione, soprattutto quelli che non hanno ancora raggiunto i 15 mesi di età nel momento di arrivo all'alpeggio. In particolare per questa categoria, la Provincia consiglia l'utilizzo di misure di prevenzione, come ad esempio i recinti elettrificati.
Per quanto riguarda la gestione della convivenza con i carnivori sugli alpeggi, sono 208 le richieste ricevute dalla PAT per l'ottenimento di misure di prevenzione dei danni da grandi carnivori, per un totale di 130.390 euro.
«L'Amministrazione provinciale ha tra i propri obiettivi quello di favorire la permanenza dei pastori e delle greggi/mandrie sugli alpeggi – scrive la PAT nel documento – La presenza del pastore e l’adozione dei più opportuni sistemi di prevenzione dei danni, oltre ad un equo indennizzo e al costante rapporto con il personale forestale sul territorio, rappresentano i punti strategici per rendere possibile la coesistenza tra grandi carnivori e zootecnia di montagna».
Viene inoltre toccato un altro importante argomento, ovvero quello dell'utilizzo dei cani da guardiania. Come viene spesso consigliato anche dagli esperti di gestione della fauna selvatica, proprio questo sarebbe uno dei metodi di difesa più efficaci. In Trentino, però, l'ausilio di Cani da Pastore Maremmani Abruzzesi non è ancora diffuso come altrove e, infatti, i primi esemplari sono stati consegnati dalla Provincia Autonoma di Trento ad un allevatore della Val di Non solo nel 2014. Nel 2021 sono stati finanziati altri 11 individui, per un corrispettivo di 7.850 euro.
Gestione delle emergenze e comunicazione
Si passa poi ad un altro tema di costante attualità in Trentino, ovvero la gestione delle emergenze in ambito faunistico. A questo riguardo, vengono riportati gli eventi che hanno condotto al radiocollaraggio di M62, e non solo. Gli esperti dell'ufficio grandi carnivori, infatti, ci hanno tenuto a ricordare che la Provincia, in seguito al ferimento di di due persone nel giugno 2020, ha emesso un'ordinanza per rimuovere l'esemplare, ma non è stato possibile applicarla perché è stata annullata dalle autorità giudiziarie alle quali si sono appellate le associazioni animaliste.
«Il fatto che l’orsa sia tuttora dotata di radiocollare e monitorata in modo intensivo – dichiarano nel testo – non è sufficiente a contenere in modo adeguato il rischio di ulteriori incontri ravvicinati e di possibili relativi incidenti, dal momento che tale strumentazione e tale monitoraggio non possono di fatto impedire che ciò avvenga».
Infine, proprio prima di passare all'ultimo paragrafo dedicato alla formazione del personale e al rapporto con gli enti internazionali, si parla di comunicazione, un argomento che, secondo molti esperti del settore, ha un'importanza cruciale per la convivenza con le specie selvatiche. Nel Rapporto Grandi Carnivori 2021 vengono quindi descritte le attività organizzate in questo ambito durante l'ultimo anno, riportando 6 eventi, svolti tra il mese di aprile e quello di settembre, con la partecipazione di un pubblico che oscilla tra le 20 e le 40 presenze.
I grafici, le cartine e tutti i dati contenuti del Rapporto, sono a cura di Groff C., Angeli F., Baggia M., Bragalanti N., Pedrotti L., Zanghellini P., Zeni M.