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7 Settembre 2024
18:00

Prove di caccia Enci. L’appello dell’Oipa: «Abolire queste competizioni»

Prove di caccia varia su varia selvaggina: starne, beccacce, beccaccini, quaglie. L'Oipa chiede di abolire queste competizioni per «stare al passo con i tempi» e rispettare la sensibilità contemporanea.

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Prove di caccia varia su varia selvaggina: starne, beccacce, beccaccini, quaglie, «selvaggina naturale con o senza selvatico abbattuto», selvaggina di montagna. Queste le categorie di gare per cani «da ferma» contemplate nel regolamento dell’Ente nazionale cinofilia italiana (Enci). Gare che si possono svolgere in qualsiasi periodo dell’anno, gare che vedono come vittime animali cacciati sul campo per il divertimento di cacciatori e iscritti all’ente. Lo rileva l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che chiede all’Enci di stare al passo con i tempi e abolire queste gare sanguinose invise alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica, che è contro la caccia.

Nella “selvaggina naturale”, si legge nel regolamento, sono ricomprese le specie più diverse: «Tutta la selvaggina tradizionalmente cacciata col cane da ferma, stanziale o migratoria (fagiano, starna, pernice rossa, pernice sarda, coturnice, quaglia, beccaccia, beccaccino, croccolone, colino, francolino, tetraonidi), a eccezione della lepre comune e variabile, sarà la selvaggina valida per le prove di caccia su tutta la selvaggina naturale. Non sarà mai idonea la selvaggina di recente immissione».

L’Oipa fa notare inoltre che queste prove, pur essendo regolamentata e ammesse, sono «evidentemente un retaggio da superare in nome del rispetto per gli animali e per la biodiversità, la cui tutela è sancita da ultimo anche dall’articolo 9 della Costituzione». Una pratica che va a stridere con la sensibilità contemporanea che chiede di investire maggiormente sulla tutela della fauna selvatica e sul rispetto di ogni forma di vita.

Lo dimostra il più recente rapporto Eurispes, dal quale emerge come nel 2024 solo il 27,1% degli italiani si dichiara favorevole alla caccia, in netta diminuzione (- 9,4%) rispetto al 2021 quando la percentuale seppur bassa, raggiungeva il 36,5%.

«È giunto il momento di prendere le distanze da tali divertimenti, quanto meno discutibili – osserva l’associazione – Servirebbe una legge nazionale che impedisca tali pratiche, anche nel rispetto di un’opinione pubblica sempre più sensibile al rispetto e al benessere degli animali».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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