Chi parla di protisti si riferisce a una classificazione di un regno di viventi che è praticamente impossibile vedere nella vita di tutti i giorni, nonostante spesso ci siamo passati vicino nuotando in mare o calpestando una pozzanghera. I protisti sono, infatti, un regno di organismi eucarioti con cui ci si riferisce a un gruppo piuttosto eterogeneo di esseri viventi microscopici e che gli scienziati considerano ad oggi obsoleto.
Dunque, i protisti possiedono caratteristiche varie ed estremamente differenti da specie a specie. Alcuni si muovono tramite particolari strutture proteiche chiamate ciglia o flagelli, mentre altri sono immobili, alcuni effettuano la fotosintesi acquisendo energia dalla luce solare, mentre altri hanno bisogno attivamente di cercare cibo e per questo sono chiamati eterotrofi. L'unica cosa che realmente hanno in comune sono le dimensioni microscopiche che variano molto ma restano sempre organismi da osservare al microscopio.
Il regno dei protisti
Microrganismi del genere in passato sono stati inseriti tutti all'interno di questo "grande calderone" per diversi motivi, principalmente perché originariamente era difficile per gli studiosi definirli animali, piante o funghi. Dunque, risulta difficile cercare di descrivere il gruppo in maniera generica, proprio perché i protisti hanno poco in comune tra loro, tranne un'organizzazione semplice, ovvero sono cellule singole o pochi gruppi di cellule insieme senza una vera e propria specializzazione in tessuti. L'unico motivo per cui ancora oggi viene utilizzata questa categoria è per comodità.
Un errore comune è confondere protisti e protozoi, entrambi raggruppamenti di creature minuscole di rango diverso. I protozoi, infatti, sono un un gruppo di esseri viventi racchiuso all'interno del regno dei protisti. Osservando quel grande calderone di cui parlavamo prima, dunque, quando trattiamo di protozoi ci riferiamo solo a quella parte di protisti eterotrofi, anche se a volte possono ricorrere alla fotosintesi come nel caso di Euglena viridis, una specie che può nutrirsi attivamente e, nel caso ci sia un ambiente abbastanza luminoso, sfruttare la luce solare come principale risorsa energetica.
Tutti i protozoi sono, inoltre, eucarioti, ovvero cellule provviste di strutture interne con diverse funzioni di mantenimento chiamate organuli e un nucleo che racchiude il loro DNA. In ogni caso, anche parlare di protozoi ha solo valore esplicativo e didattico poiché, essendo un gruppo estremamente variegato, non ha un gran senso scientifico.
Caratteristiche dei protisti
Per poter tracciare delle caratteristiche generali che, in qualche modo, accomunano molti protisti, dobbiamo riferirci alla ormai obsoleta classificazione dei cinque regni proposto da Robert Whittaker nel 1969. All'epoca Whittaker definì protista come un organismo eucariote unicellulare o unicellulare-coloniale e che non forma tessuti.
Un altro medico, biologo e tassonomo, Lynn Margulis, definì il termine protista come riservato a tutti organismi microscopici, e appesantì la classificazione di questi esseri aggiungendo anche il regno più inclusivo dei protoctista che includeva alcuni grandi eucarioti multicellulari tra cui alcune alghe rosse e muffe melmose.
In ogni caso, ad oggi, è praticamente impossibile definire realmente delle caratteristiche comuni a tutti questi microrganismi, tranne forse la relativamente semplice struttura e organizzazione.
Dove vivono i protisti
Essendo un gruppo così variegato di organismi, nel corso dei millenni hanno sviluppato un'enorme varietà di adattamenti che permette loro di sopravvivere in molti ambienti diversi. Milioni di protisti potrebbero nuotare nella pozzanghera formata dopo una nottata di pioggia sul portico di casa, oppure trovarsi a passeggiare sulle pendici di profondi vulcani sottomarini ancora attivi.
Esistono protisti che sono parassiti di organismi multicellulari come l'uomo e per sopravvivere necessitano un ambiente tranquillo e protetto nel quale possono attendere l'arrivo dell'animale ospitante. Per questo motivo esistono amebe che si muovono lentamente in specchi lacustri o acque salmastre in tutto il mondo che possono passare diverso tempo senza mangiare in una forma resistente a qualsiasi fenomeno esterno chiamata "ciste".
Insomma gli ambienti in cui è possibile trovare protisti sono numerosissimi e l'unica cosa che accomuna tutti è la presenza di un mezzo acquatico.
Alcuni esempi di protisti
Qualsiasi corso base di biologia permette di osservare questi meravigliosi organismi dalle forme e dimensioni più disparate. Alcuni di essi sono protisti importanti per la ricerca scientifica poiché hanno importanza clinica per l'uomo, altri sono "soltanto" uno spettacolo di adattamento del mondo naturale.
Paramecio
Un paramecio si caratterizza per la sua forma ovale e perché è ricoperto di ciglia, strutture proteiche utile per spostarsi nel mezzo acquatico. Le diverse specie di paramecio generalmente vivono in acqua dolce stagnante, quindi in un ambiente con concentrazione di soluti molto più bassa di quella interna alla cellula.
Uno dei problemi più grandi delle cellule, infatti, è cercare di mantenere in equilibrio il contenuto di liquido interno con quello esterno e per poterlo fare ricorrono a un espediente per contrastare un processo biofisico chiamato "osmosi", ovvero il passaggio di acqua per gradiente di concentrazione da una parto o dall'altra di una barriera. Per contrastare l'ingresso di acqua per osmosi, il paramecio ha sviluppato una rete di collettori, che portano acqua a una riserva centrale, chiamata vacuolo contrattile, da cui l'acqua è pompata nuovamente nell'ambiente circostante.
Diatomee
Questi meravigliosi organismi dalle forme bizzarre sono presenti in tutti gli oceani e anche in acqua dolce. La maggior parte di essi ha una caratteristica unica nel suo genere: deposita silicio con strutture geometriche particolari che formano una sorta di capsula intorno.
Il silicio si deposita sulla parete cellulare e prende il nome di "frustulo" costituito da due valve. A rendere incredibile ancor di più questi organismi sono la serie di interzi presenti sulle valve chiamate strie che sono costituite da coste, pori ed alveoli.
Euglena viridis
Euglena viridis è uno dei principali protisti studiati in biologia, organismo modello in quanto uno dei più semplici protisti fotosintetici. Possiede circa dieci cloroplasti, strutture cellulari che permettono all'organismo di catturare l'energia luminosa e convertirla in energia biochimica.
A sorprendere i ricercatori, però, la sua natura da "mixotrofo". All'occorrenza, infatti, questo organismo può nutrirsi attivamente ricercando cibo nel mezzo acquatico e fagocitandolo. Con questo termine, dunque, ci si riferisce a un organismo che è sia eterotrofo che autotrofo.
Trypanosoma brucei
Il Trypanosoma brucei è una specie di protista parassita presente nell'Africa subsahariana che, a differenza di altri parassiti che normalmente infettano il sangue e le cellule dei tessuti, è esclusivamente extracellulare e abita il plasma sanguigno e i fluidi corporei.
Questa specie in particolare è causa di letali malattie trasmesse da vettori come la famosa mosca tze-tze, un insetto del genere Glossinia che può trasmettere la "malattia del sonno" o tripanosomiasi africana.
Naegleria fowleri
Naegleria fowleri detta anche ameba mangia cervello, sebbene sia un protista, viene definita ameba perché in una fase del suo ciclo vitale assomiglia proprio al microscopico organismo con citoplasma privo di scheletro che emette dei prolungamenti chiamati pseudopodi utili per muoversi e cercare cibo. Fra le diverse forme che può assumere, quella infettiva per l'uomo è la "biflagellata", ovvero lo stadio vitale in cui possiede due piccole "code" costituite da proteine, appunto, i flagelli.
Quando l'acqua con le forme infettive giunge accidentalmente all'interno delle cavità nasali, infatti, queste forme possono penetrare attraverso la mucosa olfattiva seguendo un gradiente di temperatura a loro favorevole e risalire lungo le fibre del nervo olfattivo fino ad arrivare al cervello attraverso i bulbi olfattivi.Una volta giunta lì può causare la pericolosa meningoencefalite amebica primaria, con casi recenti risalenti a questa estate.