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30 Ottobre 2023
18:05

Protesta a Torino contro la caccia, alla guida il veterinario aggredito dai cacciatori

Massimo Vacchetta, veterinario del Centro recupero per ricci La Ninna, qualche giorno fa ha mostrato in diretta e poi denunciato una aggressione subita da un gruppo di cacciatori che stava sparando vicino al suo Centro a Novello, in provincia di Cuneo. Sabato era alla guida del corteo a Torino contro la caccia e il decreto Far West approvato dal Governo.

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Un lungo corteo ha attraversato Torino sabato scorso per dire basta alla caccia, in generale, ma soprattutto a quella ormai indiscriminata vicino alle case. Alla guida della manifestazione Massimo Vacchetta, veterinario del Centro recupero per ricci La Ninna che qualche giorno fa ha mostrato in diretta e poi denunciato una aggressione subita da un gruppo di cacciatori che stava sparando vicino al suo Centro a Novello, in provincia di Cuneo.

«Sono ancora un po’ acciaccato, pieno di antidolorifici e antinfiammatori, ma diciamo che sto bene – racconta a Kodami Vacchetta – Più che altro devo andare avanti per forza, perché oltre ad arrivare una miriade di ricci malandati, soprattutto i piccoli che fanno parte delle cucciolate tardive dovute alle temperature troppo calde, devo pensare anche alla sicurezza mia e del centro, perché ci hanno minacciati e quindi siamo tutti un po' in allerta. Abbiamo addirittura aggiunto delle telecamere. Insomma, una situazione un po’ paradossale».

La protesta di Torino è nata proprio da questi avvenimenti che si ripetono troppo spesso nel periodo venatorio: «La frequenza di questi fatti è talmente elevata che a distanza di due giorni non lontano da qui, a Monticello, hanno sparato di nuovo e un proiettile è andato a conficcarsi nelle persiane della finestra di due signori anziani che erano in giardino. Non ne possiamo più. Abbiamo raccolto centinaia di testimonianze di persone che hanno fatto esperienza assurde nel periodo della caccia e adesso vogliamo farle conoscere a più persone possibile. Anche perché dietro a questi eventi ci sono intimidazioni pesanti e la gente ha paura anche di denunciare».

Secondo il veterinario, però, non basta parlarne per una giornata, ci vuole un vero e proprio dibattito sul tema: «Bisogna affrontare la questione in maniera più seria perché, volendo anche togliere, per quanto fondamentali, argomenti come la crudeltà agli animali e la distruzione sistematica di quella poca biodiversità che rimane e che è quella che ci fa sopravvivere, il punto focale è diventato anche la sicurezza delle persone, dei cittadini. Spesso questi eventi vengono raccontati come fatti di cronaca che lasciano il tempo che trovano una volta che sbiadiscono, ma quando i cacciatori sono in giro, ogni giorno potrebbe avvenire una tragedia».

Per Vacchetta un fattore è fondamentale da considerare, è la questione della distanza dai centri abitati: «I cacciatori contro cui me la sono presa sono certo che non rispettassero i limiti: in teoria loro devono essere a 150 metri se la direzione degli spari è verso le case e a 100 metri se la direzione è contraria, così dice la legge; la legge, però, non tiene in considerazione che i pallettoni da cinghiale possono freddare una persona a un chilometro di distanza. E quindi dovrebbe essere questo il limite da mettere, ma non succederà mai perché dentro a un tale tratto è molto difficile non trovarci abitazioni, cosa che vieterebbe loro di sparare. In sostanza, quello che voglio dire è ciò che stabilisce la legge non tutela le persone, ma i cacciatori».

Ma c’è un altro tema altrettanto inquietante e per cui poi fondamentalmente è nata la protesta di Torino: «Il Governo deve ritirare il decreto Far West che permette di sparare in aree protette e urbane, visto che l’attività non viene considerata caccia ma parte del Piano di contenimento e gestione della fauna selvatica. Ha peggiorato notevolmente la situazione, perché ovviamente i cacciatori si sentono ancor più legittimati avendo ormai carta bianca e potendo sparare dove e quanto vogliono».

L’intento della manifestazione e di quello che seguirà perché, non Vacchetta e gli altri non si fermeranno, sarà proprio cercare di convincere le istituzioni a modificare almeno quell’assurdo testo: «Intanto noi proseguiremo con un sit-in più passeggiata per Novello, sabato 11 novembre. Abbiamo deciso di andare avanti a oltranza, perché quando passa il momento mediatico, tutto si scolorisce, ma non è davvero più possibile accettare questo pericolo continuo. Probabilmente non ci ascolteranno, ma non possiamo rassegnarci a non fare una passeggiata in santa pace. Far sparare qui è inaccettabile, è una zona densamente abitata, ma non solo, è la zona del Barolo e del tartufo e in questo momento siamo nel pieno della fiera con un affluenza di turisti incredibile che chiaramente vengono anche per passeggiare visti i percorsi bellissimi che ci sono. Possibile che si debba rischiare di perdere turisti perché spaventati dall'essere colpiti da qualche proiettile volante? Mi sembra assurdo».

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Simona Sirianni
Giornalista
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