Nasce nell’ex cinodromo di Roma, dove si tenevano le corse dei levrieri. Oggi è un canile e ospita, secondo dati del Campidoglio (aggiornati a marzo 2021), 153 ospiti. Molti sono meticci e diversi i Pastori Maremmani. Chi è lì da più tempo è un cane simil-Pit Bull, dentro un box dal dicembre del 2009. Per lui la vita sembra si sia fermata lì, in via della Vasca Navale, a pochi passi dal Tevere, in una struttura che sorge in uno spazio attiguo a un campo da rugby e al centro sociale Acrobax. Loro, da più di un anno, hanno un problema: uno scarico di liquami che sembra venire da lì e che va a finire proprio sul campo.
«Ci sono peli, escrementi, liquami», spiega Luca degli All Reds Rugby Roma che mostra un secchio pieno di liquami e che smuove un po' con un bastone. Insieme ad Acrobax, a protestare oggi davanti alla sede del Dipartimento Politiche ambientali del Comune, ci sono i volontari dell’Associazione “Io me ne occupo”, composta anche da ex operatori dei canili comunali, quando questi erano gestiti da un’associazione che ne aveva un affidamento diretto.
«Il Comune di Roma ci ha detto che ancora non sa di chi è la competenza di questo sversamento, ha accertato che il problema c’è, è reale, e che è un fatto grave per la salute delle persone – dice Simone Placido dell’associazione "Io me ne occupo" al termine di un incontro avvenuto con i funzionari dell'ufficio – Quello che abbiamo ottenuto è che le segreterie dei dipartimenti Ambiente e patrimonio comunicheranno tra loro per risolvere il problema. Quello di oggi è stato un primo passaggio che ci ha visto protagonisti di un’iniziativa che di sicuro non sarà l’ultima».
Per i volontari c’è anche una questione gestionale: sono loro a chiedere di fare in modo che i canili romani abbiano una gestione pubblica. «Nel 2016 il Comune di Roma mise a bando i canili comunali ma fece l’aggiudicazione al ribasso, talmente tanto al ribasso che parteciparono soltanto aziende che avevano un costo del lavoro molto ridotto. Ha vinto un’azienda di Mondragone, la srl Agro Aversano. Ciò ha portato a un taglio dei costi del lavoro e quindi del Benessere animale. Abbiamo perso il lavoro in 60 tra operatori ed educatori», dice Matteo Piscozzo, un altro dei volontari di “Io me ne occupo”. «Chiediamo al Comune che finisca questo scempio di privatizzazione dei canili comunali, che si prenda direttamente la gestione e che non ci sia profit – aggiunge – Vogliamo che l’unico obiettivo sia garantire agli animali una vita degna di essere vissuta. Non può esserci il benessere animale se l’obiettivo è il profitto».
I gestori del canile: è questione di manutenzione straordinaria
Rimanda al mittente le accuse Michele Falco, che dirige il canile di Ponte Marconi per conto di Agro Aversano. Sul problema dello sversamento «c’è una questione di manutenzione straordinaria» che non è di competenza della società ma che è nelle mani del Comune. Poi, parla del personale messo a disposizione dalla società per la struttura: «Ora ci sono 50 dipendenti, prima c’erano 120 operatori. La spesa era sballata. Noi stiamo facendo adozioni a gogò». Il 21 dicembre 2019 erano presenti nel canile di Ponte Marconi, secondo dati di Roma Capitale 127 esemplari. Durante il 2020 ne sono entrati in 188 e ne sono stati affidati o adottati 162.
La posizione del Comune: non sarà un problema di facile risoluzione
«La gestione non è mai stata internalizzata ma per molti anni è sempre stato dato un affidamento diretto a un’associazione – spiega a Kodami Daniele Diaco, presidente della Commissione ambiente di Roma Capitale – Non era mai stata fatta alcuna gara europea per una cifra complessiva del servizio che oscillava tra i 4 e i 5 milioni di euro all’anno. Questo, ovviamente, non era più possibile portarlo avanti. L’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, mandò una comunicazione specifica intimando il Comune di regolarizzare il servizio del canile tramite bando». E così è stato. «Oggi i cani del Comune di Roma costano circa 2,5 milioni di euro. Come abbiamo risparmiato? Agendo con una riduzione dei costi del personale», aggiunge.
«Il canile di Ponte Marconi può contare al massimo su 250 posti. Oggi è pieno per molto meno», prosegue. E sullo sversamento? «Il dipartimento è intervenuto facendo un sopralluogo e di sicuro non c'è alcun menefreghismo da parte del Comune – risponde – A quanto sembra non è un problema di facile risoluzione perché bisognerà affrontare una spesa economica e dovranno essere messi fondi a bilancio per riparare tutto. Non è una cosa rapidissima ma bisognerà fare un computo economico per capire quanto servirà per ripristinare tutto. Ci vorrà un po’ di tempo».