I cambiamenti climatici portano variazioni importanti nelle migrazioni dell’avifauna e in quelle riproduttive, con attività di nidificazione sempre più precoci, ma anche più difficoltose a causa dei fenomeni atmosferici estremi che causano repentini cambi di temperatura, piogge violente e tempeste di vento.
A questi imprevisti, sempre più frequenti, si aggiungono i disturbi causati dalle attività umane, spesso davvero poco rispettose dell’esigenza di tutelare gli uccelli durante il periodo riproduttivo. Le potature di alberi e cespugli, quando non eseguite per tempo, fanno cadere a terra i nidi, che spesso contengono anche piccoli nati, causandone la morte. Per non parlare delle distruzioni intenzionali dei nidi di quelle specie, come rondini e balestrucci, che li costruiscono sotto grondaie e cornicioni dei palazzi e che spesso vengono distrutti per evitare la caduta di materiale fecale.
Basterebbe, invece, mettere in atto piccoli accorgimenti per evitare il problema, come la posa di un’assicella sotto il nido che eviti la caduta a terra delle feci. Nelle città gli animali devono adattarsi come possono alle mutate tecniche di costruzione delle case, che lasciano sempre meno cavità utili alla riproduzione dei rondoni e alle presenze, talvolta un poco invadenti, di nuovi inquilini con cui competere, come i parrocchetti che occupano proprio le poche cavità disponibili molto prima di quando inizia il periodo riproduttivo dei rondoni.
Se vogliamo difendere la biodiversità, comprendendone appieno l’importanza, dobbiamo capire la necessità di convivere, anche nelle aree urbane, con gli altri animali. Le nostre città, infatti, sono popolate da tantissime specie diverse, molte più di quanto il cittadino medio normalmente immagini. Se la disponibilità a convivere con gli animali selvatici è un comportamento che va stimolato nelle persone, facendo divulgazione e coinvolgendo i cittadini in attività che abbiano una valenza naturalistica, l’attenzione al rispetto delle regole deve essere un dovere ineludibile delle amministrazioni comunali, spesso purtroppo poco attente alla tutela degli animali, anche in città come Milano che hanno sia un regolamento per la gestione del verde pubblico che uno che si occupa specificatamente di difendere gli animali.
Nonostante questo, sono purtroppo frequenti i casi di potature fatte nei periodi sbagliati, di rimozione di alberi e cespugli per creare sempre nuovi cantieri, causando così un danno grave ma soprattutto fornendo un pessimo esempio ai cittadini, suscitando le continue proteste delle associazioni e anche di molti consiglieri comunali.
Se la protezione dei nidi e dei siti di riproduzione degli animali selvatici sono comportamenti che dimostrano rispetto per un patrimonio importante e collettivo, il loro danneggiamento costituisce reato e dovrebbe essere sempre perseguito, con tutte le conseguenze di natura amministrativa e penale che questo comporta. Per tutelare dei siti di riproduzione da potature o distruzioni messe in atto durante il periodo riproduttivo si può arrivare anche al sequestro preventivo di cantieri e attrezzature, per evitare che i reati contro gli animali siano portati a ulteriori conseguenze. La tutela delle varie specie ornitiche durante la nidificazione è prevista infatti da diverse normative nazionali e internazionali che è bene conoscere:
Convenzioni internazionali
- Direttiva Europea 79/409 che all’articolo 5 lettera b) vieta espressamente di distruggere o danneggiare i nidi;
- Convenzione di Berna (Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa), recepita in Italia con legge 503/81, che vieta prelievo, danneggiamento e distruzioni dei nidi e degli esemplari protetti all’articolo 6, lettera b),c) e d);
Leggi nazionali
- Legge 157/92 e successive integrazioni che all’articolo 21 lettera o) vieta di “distruggere o danneggiare deliberatamente nidi e uova”
- Articolo 635 del codice penale, che punisce il danneggiamento di beni altrui, in considerazione del fatto che la fauna selvatica costituisce patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale;
- Articolo 544 bis del codice penale che punisce l’uccisione intenzionale di animali, applicabile nel caso in cui la distruzione del nido (o di tane) comporti la morte di uno o più animali;
- Articolo 544 ter del codice penale che sanziona il maltrattamento di animali, applicabile se come conseguenza dell’azione umana di distruggere/rimuovere i nidi si sia causata sofferenza agli animali;
Oltre a queste normative vi sono disposizioni analoghe contenute nelle leggi regionali e nei regolamenti di molti Comuni. Per questo è molto importante che, chiunque assista alla distruzione di nidi o a operazioni che possano mettere in pericolo gli animali selvatici, denunci immediatamente il fatto ai Carabinieri Forestali o alla Polizia Locale, che hanno l’obbligo di intervenire tempestivamente per impedire che i reati vengano portati a ulteriori conseguenze. Un gesto di cittadinanza attiva e di civiltà che aiuta a difendere la biodiversità, un patrimonio comune che ogni cittadino si deve sentire impegnato a tutelare.