Salvare quanti più rospi possibile dal momento in cui, verso la metà di aprile, inizieranno la loro migrazione lungo il tratto della SP 583 Lecco-Bellagio tra la località Melgone di Mandello del Lario e la località Onno, in comune di Oliveto Lario, scendendo dal versante montano verso il lago.
È questo l’obiettivo del Progetto Rospi, la campagna di monitoraggio della migrazione del rospo Bufo Bufo, ovvero il rospo comune, organizzata dal WWF Lecco, nell’area a cavallo delle provincie di Lecco e di Como, censita nel piano di tutela delle popolazioni di anfibi della Regione Lombardia.
«Il monitoraggio avviene con la disposizione di barriere contenitive a bordo strada, in modo da incanalare gli anfibi in un posto sicuro ed essere quindi raccolti e trasportati in discesa o in salita, evitando che vengano schiacciati dalle auto in transito» ci spiega Stefano Riva, uno dei responsabili dell'Associazione WWF Lecco.
«Avviata nel 1990, i dati attuali confermano l’utilità della campagna di tutela di questi anfibi» prosegue. «Infatti, garantire la loro protezione ha accresciuto il numero della popolazione che abita i versanti orientali delle montagne del triangolo lariano fino a circa 20mila esemplari. Il numero varia a seconda dell’annata, ma la buona notizia è che, dopo questo importante aumento, la cifra si è stabilizzata. Segno di quanto il progetto, cominciato una decina di anni fa quando il numero di rospi si aggirava sul migliaio, sia stato fondamentale per la loro salvaguardia».
E così è già entrato nel vivo il lavoro per proteggerli per poter essere pronti nel momento in cui i rospi decideranno di muoversi: «Il gran numero di volontari, affiancati dalle guardie ecologiche, anch’esse volontarie, che ogni anno si mettono a disposizione, stanno allestendo i 7 chilometri di barriere di contenimento nella provincia di Lecco e in quelle limitrofe, lungo la strada che da Lecco va a Bellagio. Queste strutture bloccheranno gli animali, facilitando il compito di raccolta in un luogo sicuro che servirà per portarli poi, o nel lago, dove gli anfibi si intrattengono per la deposizione delle uova. O a monte, se stanno risalendo, una volta terminato l’accoppiamento».
Nonostante ciò, ci sono altri pericoli per questa specie in pericolo di estinzione. Primo fra tutti l'impatto dei cambiamenti climatici sul loro habitat, tanto è vero che la mancata ciclicità stagionale a cui loro si erano adattati diventa un grande problema. Ma non solo, perché è anche la causa dello spostamento costante della data di inizio della migrazione, diventata sempre più tardiva.
«La migrazione normalmente si manifesta intorno alla metà del mese di aprile. L'evento, però, è fortemente legato alle condizioni climatiche e ambientali come la temperatura nell’aria e l’umidità del terreno. In questi giorni i rospi non si stanno muovendo perché c’è ancora troppo freddo, ma soprattutto il terreno è secco, a causa di un inverno particolarmente siccitoso. Per questo motivo i rospi se ne stanno nei loro rifugi. Cominceranno a scendere in maniera più massiccia, solo e se arriverà la pioggia e anche in maniera copiosa. Cosa che sarebbe già dovuta succedere».
Purtroppo, però, intervengono anche altri fattori disastrosi per la loro sopravvivenza, l’urbanizzazione e i contaminanti ambientali: «La costruzione continua distrugge inesorabilmente l'habitat di questi animali e li riduce in spazi sempre più ristretti. Senza dimenticare, purtroppo, i contaminanti ambientali, soprattutto quelli persistenti che si possono disperdere nell’atmosfera. La loro tipica pelle altamente permeabile all’ambiente esterno, infatti, è costantemente esposta alle conseguenze dell’accumulo nel loro organismo di queste sostanze tossiche. Cosa che, purtroppo li indebolisce e li rende sempre più fragili».