Il procione è un mammifero onnivoro nativo del Nord America. Fa parte della famiglia dei procionidi (di cui è la specie più nota) e del sottordine dei caniformi, ovvero animali con muso lungo e artigli non retrattili. Del sottordine dei caniformi fanno parte, tra gli altri, le famiglie dei canidi, degli ursidi e dei mustelidi (come tassi, donnole e lontre).
Il nome dell’animale deriva dal greco: προκύων, ossia cagnolino latrante. Il procione viene anche chiamato orsetto lavatore, per la sua abitudine di immergere il cibo in acqua prima di mangiarlo (comportamento derivato dall’abitudine a cacciare prede acquatiche).
Sebbene talvolta venga considerato un piccolo mammifero, in realtà le sue dimensioni sono medie: dalla testa alla parte posteriore misura dai 40 ai 70 cm e può pesare da 1,4 a 14 kg, anche se la maggior parte dei soggetti va dai 4 ai 9 kg. Il peso dipende anche dalle stagioni: durante l’inverno, infatti, questi animali accumulano molto grasso per riuscire a superare i mesi freddi e raggiungono un peso quasi doppio rispetto a quello del periodo primaverile. Il pelo è lungo e grigio, con sfumature tendenti a diverse tonalità di marrone; per via delle zampe corte non il procione non riesce a correre velocemente, ma è in grado di tenersi in equilibrio sulle zampe posteriori. Il procione è riconoscibile dal tasso (Meles meles) grazie alla forma della “mascherina” di pelo striato presente sul muso, e alla folta coda con anelli multicolore, che arriva a una lunghezza di 40 centimetri.
Il procione è dotato di un ottimo udito, mentre non è in grado nel distinguere i colori. Il senso del tatto è molto sviluppato, grazie alle vibrisse localizzate sopra alle unghie.
Habitat e dove si trovano i procioni in Italia
Il procione è originario dell’America centrale, degli USA e del sud del Canada, ma è stato introdotto in Europa a partire dagli anni ‘20. Oggi è stabilmente presente, con piccole colonie, in tutta l’Europa centrale e occidentale, dalla Spagnafino, a ovest, fino alla Bielorussia, e, a est, fino alla Serbia. In Italia, la presenza del procione non è massiccia, ma si tratta comunque di una specie alloctona (importata dall’uomo) registrata soprattutto nei pressi del fiume Po, in particolare in Lombardia. Una popolazione di procioni si trova in Toscana, in provincia di Arezzo, e individui sporadici sono stati segnalati in altre regioni settentrionali.
Il procione è un abile arrampicatore e un animale molto adattabile e, per questo motivo, si è stabilito in diversi ambienti. Predilige boschi in prossimità dei corsi d’acqua, paludi con densa vegetazione, stagni e, nelle aree sub-tropicali, si trova nelle foreste di mangrovie. Si può avvistare anche in zone semi urbane e urbane, dove può raggiungere elevate densità, se le risorse alimentari lo permettono. Nelle zone urbane si può nutrire di scarti alimentari umani, spesso facilmente accessibili.
Cosa mangia il procione
L'alimentazione del procione è onnivora e molto diversificata, e anche grazie a questo fattore si tratta di un animale fortemente adattabile. In alcuni habitat i frutti carnosi e i frutti secchi sono la componente principale della dieta; in altri, predilige gli insetti,e in altri ancora si nutre soprattutto di anfibi, piccoli pesci, uova di uccelli o di rettili o micro-mammiferi. Laddove possibile i procioni si nutrono anche di carcasse, spesso appartenenti a animali vittime di investimenti stradali.
Riproduzione del procione
Il procione è un animale molto prolifico, per cui la sua diffusione è in continua espansione. Il periodo dell’accoppiamento coincide con la primavera e varia quindi in base ai luoghi in cui si trova. La gestazione dura circa due mesi e le nidiate variano dai 2 ai 7 individui, che, alla nascita, pesano circa 70 grammi. I piccoli vengono allattati per 3 mesi, ma restano con la mamma fino al nono mese di vita. Al termine di questo periodo, i maschi si allontanano anche di molti chilometri, mentre le femmine restano in prossimità della zona in cui sono nate.
Aspettativa di vita
L'aspettativa di vita di un procione in libertà varia dai 2 ai 3 anni, ma molto dipende anche dalle condizioni ambientali in cui vive, le quali possono condizionare molto le possibilità di sopravvivenza. Il momento del distacco dalla madre coincide con la fase della vita contraddistinta dal più alto rischio di mortalità. La durata della vita del procione in cattività è spesso superiore.
Attitudini e comportamento sociale
Il procione è un animale tendenzialmente notturno, ma talvolta, in base alle condizioni climatiche e alla disponibilità di risorse, può adattarsi anche a una vita diurna. Il comportamento sociale del procione dipende molto dall’ambiente a disposizione. Le femmine sono stanziali e la loro distribuzione è condizionata dalla presenza di risorse. Se queste sono sufficienti per la convivenza, le colonie possono essere anche numerose. I maschi tendono a muoversi sulla base della presenza di risorse alimentari e di femmine della propria specie, come spiegato in uno studio del 2008, pubblicato sul Journal of Mammalogy.
I procioni maschi nel sud del Texas presi in esame nello studio, ad esempio, formano gruppi di 3-5 individui che riposano insieme durante il giorno nello stesso territorio, e si muovono insieme durante la notte. I gruppi di procioni maschi sono composti da individui adulti che entrano in competizione durante il periodo dell’accoppiamento. Indipendentemente dalla convivenza con altri individui, il procione tende a segnare il confine del proprio territorio con segnali olfattivi lasciati tramite urine e feci, le quali vengono depositate all’interno di latrine, abitudine condivisa con altri animali come i tassi.
Il procione e l’uomo
L’ampia varietà di alimenti di cui si nutre il procione lo rendono un animale che incide molto sull’ecosistema dell’area in cui vive e sulla biodiversità. Per questo motivo, in alcune zone, in cui il procione rappresenta una specie aliena importata dall’uomo, sono in atto progetti di controllo, volti a tutelare le specie animali e vegetali autoctone. In alcune zone del mondo il procione è considerato veicolo di trasmissione di malattie, quali il cimurro o la rabbia, e, sebbene questo animale tenda a non avvicinarsi volentieri all’uomo, è consigliabile evitare di entrare in contatto diretto con lui.
In Canada, dove il procione è nativo e fortemente diffuso nelle zone urbane meridionali , sono in atto progetti di educazione alla convivenza con l’animale, che hanno lo scopo di ridurre al minimo la possibilità di trasmissione delle malattie all’uomo.
Se si sente minacciato, il procione può infatti scegliere di aggredire l'essere umano, utilizzando gli artigli per allontanarlo, con il rischio di trasmettere le malattie di cui sia potenzialmente portatore.
In Italia è in atto un progetto, che vede la collaborazione dell’Università dell’Insubria, l’Università degli Studi di Milano e il Parco dell’Adda Nord, volto a eradicare la specie, considerata nociva per la biodiversità. Il Ministero dell’Ambiente, inoltre, ha da poco pubblicato un Piano Nazionale di gestione dell’animale.