I proboscidati sono un ordine appartenente alla classe dei mammiferi e comprendono tutte le specie di elefanti. Il loro stesso nome in greco antico si rifà a una delle loro principali caratteristiche anatomiche, la grande proboscide presente frontalmente sul capo. L'unica famiglia vivente oggi è quella degli Elephantidae con tre specie attualmente riconosciute: l'elefante africano delle savane (Loxodonta africana), l'elefante africano di foresta (Loxodonta cyclotis) e l'elefante asiatico (Elephas maximus).
All'interno degli Elephantidae, però, ci sono anche diversi gruppi estinti che contengono animali entrati ormai nell'immaginario collettivo di tutti tra cui i mammut. Anche loro possedevano caratteristiche tipiche dell'ordine che, oltre la proboscide, includono anche zanne e zampe massicce. Zampe così forti devono reggere pesi incredibili che si aggirano fino alle 22 tonnellate per il più grande proboscidato, e probabilmente il più grande mammifero terrestre, mai vissuto: il Palaeoloxodon namadicus.
Sebbene la loro distribuzione un tempo fosse quasi globale, oggi troviamo questi animali soltanto in Africa e in Asia in una grande varietà di habitat.
Caratteristiche dei proboscidati
Oggi i proboscidati sono i più grandi animali che vivono sulla terra ferma. Un elefante africano delle savane, il più grande fra le tre specie, può raggiungere un'altezza di 4 metri al garrese e pesare fino a 7500 chili. Come descritto in precedenza un peso così grande deve essere supportato da arti estremamente robusti, ma non è l'unico adattamento che presentano a tale scopo. Hanno infatti sulla piante del piede dei cuscinetti di grasso che gli permette di ammortizzare i pesanti passi durante il movimento.
La loro caratteristica principale, però, è sicuramente la proboscide, un organo eccezionale. La proboscide, formata da naso e labbro superiore fusi assieme, che funge da organo di senso e possiede 40.000 muscoli, un'enormità rispetto a quelli del corpo umano che ne ha all’incirca 700. Questi mammiferi la utilizzano anche per funzioni relative all'alimentazione e alla vita sociale.
Altra peculiarità sono i grandi padiglioni auricolari, la cui ricca vascolarizzazione permette loro di espellere il calore accumulato in eccesso come dei grandi radiatori. Questi animali vengono definiti anche "pachidermi", una classificazione oggi in disuso, e il motivo è da ricercare sulla loro pelle. La parola infatti "pelle spessa", e in particolare quella dei proboscidati viventi presenta anche scarsi peli. Per resistere a parassiti e al grande calore i proboscidati si sottopongono a frequenti bagni di sabbia o acqua in modo da mantenerla morbida.
Le zanne sono presenti solo nei maschi e sono in realtà incisivi superiori allungati a crescita continua e sono solitamente utilizzati per difendersi e durante le lotto fra maschi durante la stagione degli accoppiamenti. I molari sono forniti di caratteristiche creste trasversali tipiche di molti altri erbivori e, nonostante questi possano essere cambiati, dopo i 60 anni non si formano più nuovi denti per cui l'animale è destinato a morire di fame.
Evoluzione e proboscidati estinti
La storia evolutiva dei proboscidati è piuttosto confusa. Il primo proboscidato della storia probabilmente fu l'eriterio (Eritherium azzouzorum), un mammifero erbivoro estinto che visse nel Paleocene superiore, circa 59 milioni di anni fa. Questi fossili sono stati principalmente ritrovati in Africa dove sono aumentati di dimensioni e diversità durante l'Eocene e l'Oligocene. Successivamente i proboscidati si sono diversificati notevolmente nel tempo a partire da tre gruppi tassonomici che hanno originato numerose specie: i discendenti dei lofiodonti, dei gomfoteri, degli stegodonti e degli elefantidi.
Fra le famiglie primitive di proboscidati troviamo invece i Numidotheriidae, Moeritheriidae e Barytheriidae, tutte presenti esclusivamente in Africa. Quando l'Africa si collegò all'Europa e all'Asia dopo il restringimento del Mare di Tetide, gli antichi proboscidati migrarono in Eurasia fino a raggiungere le Americhe. In Eursasia prosperarono famiglie come i Deinotheriidae, Stegolophodon, un genere primitivo della controversa famiglia Stegodontidae e molto diversi Gomphotheriidae, Amedonbelotidae e Mammutidae.
Mastodonti
Con il termine mastodonte si indica un qualsiasi proboscideo appartenente al genere estinto Mammut e facenti parte della famiglia Mammutidae. Questi "elefanti preistorici" abitavano l'America settentrionale e centrale durante il tardo Miocene o il tardo Pliocene fino alla loro estinzione alla fine del Pleistocene circa 11.000 anni fa.
I mammut scomparvero dal Nord America come parte di un'estinzione di massa della maggior parte della megafauna del Pleistocene, ampiamente creduta causata da una combinazione di cambiamenti climatici alla fine del Pleistocene e sovrasfruttamento da parte dell'uomo. La principale differenza con gli elefanti moderni consiste in un evidente adattamento al freddo che ha portato l'animale a sviluppare una folta pelliccia e orecchie piccole.
Gomphotheriidae
Gli appartenenti a questa famigli erano molto simili agli odierni elefanti ed erano diffusi in tutta l'Afro-Eurasia e l'America del Nord durante il Miocene e il Pliocene. Successivamente e si dispersero anche in Sud America durante il Pleistocene. La caratteristica principale dei Gomphotheriidae erano le lunghe mascelle inferiori con zanne, una condizione presente nella maggior parte degli antenati degli odierni elefanti. Inoltre avevano mascelle corte con zanne inferiori corte o assenti.
Dopo la fine del Pleistocene, con l'arrivo di Homo sapiens tutti gli animali appartenenti a questa famiglia sparirono.
Le specie di proboscidati viventi
Come detto in precedenza l'unica famiglia vivente di proboscidati sono gli elefantidi con tre specie che, nonostante all'apparenza possano sembrare simili, presentano caratteristiche uniche.
Elefante africano di savana
Quando si parla di elefanti l'immagine che ognuno di noi ha bene in mente è sicuramente quella dell'elefante africano di savana (Loxodonta africana). È il più grande animale terrestre ed è diffuso in 37 paesi africani diversi con una varietà di habitat impressionante che va da foreste a praterie, fino a boschi e zone umide. Dal 2021 purtroppo è stato inserito nella Lista Rossa IUCN e i numeri delle sue popolazioni stanno lentamente diminuendo.
La minaccia principale di questo animale è l'uomo con cui deve fare i conti per via del suo areale incredibilmente grande. Questi animali si spingono spesso in territori agricoli e centri abitati e il conflitto con l'essere umano è un tema estremamente vivo ancora oggi. Ad aggravare la situazione è sicuramente anche il bracconaggio per l'avorio delle sue zanne e alcuni studi confermano persino come questa pressione evolutiva stia facendo rimpicciolire queste strutture anatomiche di generazione in generazione.
Elefante africano di foresta
L'elefante di foresta africana (Loxodonta cyclotis) è una curiosa recente aggiunta alle specie di africani oggi esistenti. Originaria delle foreste umide dell'Africa occidentale e del bacino del Congo, è la più piccola delle tre specie di elefanti viventi e può raggiungere un'altezza massima al garrese di 2,4 metri. Entrambi i sessi hanno zanne dritte e rivolte verso il basso e vive in gruppi familiari fino a 20 individui. Il nome stesso della specie fa intendere come il suo habitat principale siano le folte foreste, fattore ambientale che ha influenzato profondamente la minuta statura, più consona per muoversi agilmente fra gli alberi.
Contribuisce in modo significativo a mantenere la composizione e la struttura delle foreste della Guinea dell'Africa occidentale e delle foreste pluviali congolesi e nonostante la prima descrizione scientifica della specie fu pubblicata nel 1900, solo negli ultimi anni è stata riconosciuta come specie a se. Nel 2013 si stima che siano rimasti meno di 30.000 individui e per questo è stata inserita nella Lista Rossa IUCN.
Elefante asiatico
L'elefante asiatico (Elephas maximus), è l'unica specie vivente del genere Elephas ed è diffuso in tutto il subcontinente indiano e nel sud-est asiatico. Ad oggi sono riconosciute tre sottospecie: Elephas maximus maximus dello Sri Lanka, Elephas maximus indicus dell'Asia continentale e Elephas maximus sumatranus dell'isola di Sumatra. Uno dei principali problemi che minacciano la specie è il rapporto con l'uomo che continua a sottrarre loro habitat e a sfruttarli come mezzo di trasporto e intrattenimento.
Dal 1986 è stato inserito nella lista rossa dell'IUCN, in quanto la popolazione è diminuita di almeno il 50% nelle ultime tre generazioni. Le sue abitudini sono molto simili a quelle dell'elefante africano poiché anche lui vive in branchi di 8-20 individui, guidati da una femmina anziana e si nutre prevalentemente di erbe e germogli, non disdegnando comunque frutti e cortecce. Il trucco per riconoscerlo dai suoi cugini africani, però, è osservare la peluria, più folta in quelli asiatici, e la forma delle orecchie.