Quattro aironi guardabuoi sono stati recuperati a Maranello e consegnati al Centro Fauna Selvatica Il Pettirosso di Modena. Dal centro hanno fatto subito sapere che per ora sono in buone condizioni, ma che sono stati immediatamente sottoposti a terapie per intossicazione. Gli uccelli faticavano a respirare e a reggersi in piedi e i volontari del centro credono possano aver ingerito qualcosa di tossico.
Non capita infatti tutti i giorni che ben quattro esemplari arrivino tutti insieme dalla stessa zona. In attesa di capire cosa sia successo agli aironi, i volontari chiedono quindi a chiunque noti altri animali in difficoltà di chiamare immediatamente il centro. Gli aironi guardabuoi (Bubulcus ibis) si vedono spesso nei campi, mentre "sorvegliano" e inseguono trattori e macchine agricole per cibarsi di lombrichi e insetti scoperti dall'aratro e stanno diventando sempre più numerosi.
Questa specie, ormai facilmente osservabile in tutta Italia, è infatti un uccello che ha subito una delle più rapide e ampie espansioni animali che si siano mai viste negli ultimi decenni. Originaria della parte meridionale della penisola Iberica, dell'Africa e dell'Asia tropicale e subtropicale, a partire dalla fine XIX secolo si è espansa in tutte le direzioni, conquistando uno dopo l'altro praticamente tutti i continenti.
Ora è infatti presente persino in Australia e in America e in Italia ha cominciato a riprodursi a partire dagli anni 80. Ora nidifica su buona parte del territorio e anno dopo anno continua la sua rapida espansione verso nuove zone umide e campi coltivati in tutte le regioni. Si tratta di un airone completamente bianco di taglia media, che durante la stagione riproduttiva sfoggia però una livrea più colorata: con piume arancioni sulla testa, sulla nuca e sul dorso e becco e zampe di colore più acceso.
Si chiama così perché ha la curiosa abitudine di frequentare e seguire assiduamente grossi mammiferi, come appunto vacche, bufale e ovini, nella speranza di catturare insetti e altri piccoli animali attirati dalle mandrie o fatti scappare dal calpestio. In Africa lo si vede spesso far compagnia a elefanti, gnu, bufali o zebre e di tanto in tanto si posa anche sui loro dorsi per nutrirsi dei parassiti.
Come altri aironi nidificano in colonie, chiamate garzaie, su grossi alberi, solitamente nei pressi di laghi e fiumi. Frequentando zone umide e campi coltivati, possono quindi essere un campanello d'allarme per la salubrità di questi ambienti e occorrerà quindi prestare molta attenzione. Si spera quindi che i quattro esemplari recuperati si riprendano quanto prima per poterli vedere spiccare nuovamente il volo e che nel frattempo non arrivino altri animali intossicati.