Sulla vicenda del piccolo Francesco Pio d'Amaro, il bimbo ucciso da due Pitbull nel Salernitano, è intervenuta con un lungo sfogo affidato ai social anche Priscilla Pasqualini, la sorella di Paolo, l'uomo che lo febbraio è stato ferito a morte da tre Rottweiler scappati dal giardino di un'abitazione a Manziana, Comune alle porte di Roma.
«Un'altra orrenda aggressione, un’altra vittima, una continua strage nel generale e complice disinteresse – scrive Priscilla Pasqualini – non servono a nulla le superficiali, trite e ritrite, recriminazioni in qualche siparietto televisivo, se non a lavare (??) la coscienza di chi potrebbe e dovrebbe concretamente intervenire. Paolo aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati; il suo volto sfigurato gridava paura, terrore, dolore, impotenza… Nessun altro deve morire così».
La giovane Pasqualini ha proposto regole più stringenti per chi ha cani, una misura di tutela per la comunità contro le cattive gestioni: «Chi ha la macchina, ha la patente, chi ha una pistola, il porto d’armi: chi non ce l’ha è punito in modo serio. Il cane, invece, in questo nostro allegro paese, ce lo possono avere tutti: anche se si trattasse di autentici giganti, di armi pericolosissime e sempre pronte, per i motivi più imprevedibili, ad attaccare, azzannare, sbranare, uccidere. Il responsabile non è il cane, ma l’uomo, non è l’arma ma chi la maneggia. È impensabile, ma è così, che non vi siano leggi che impediscano in qualsiasi modo di detenere cani (o quantomeno determinate razze) se non custoditi e gestiti in modo rigoroso a tutela della sicurezza pubblica e sotto comminatoria di punizioni severissime. È inimmaginabile quello stiamo passando e lo è ancor di più fare questo appello».
Priscilla ha poi ricordato la sua tragedia personale quella che ha coinvolto il fratello Paolo e che ha cambiato per sempre la vita di molte persone: «Mio fratello è morto sbranato da tre Rottweiler mentre passeggiava. Il fatto è avvenuto a 900 metri (in linea d’aria) dall’abitazione in cui erano "custoditi" (si fa per dire, ovviamente) i cani. Qualcuno ci ha detto che per un fatto del genere (“una disgrazia”), forse i padroni dei cani nemmeno andranno in galera… È possibile che nel nostro sistema giuridico il principio che uccidere una persona con un cane o con un branco di cani sia molto meno grave che farlo con una pistola? Noi non vediamo la differenza, soprattutto se l’imprudenza e la negligenza dei proprietari siano state, come nel nostro caso, talmente gravi ed evidenti che una aggressione letale anche ad umani da parte di quel branco di pericolosissimi (per responsabilità dei proprietari) cani, doveva necessariamente essere prevista come attuale e concreta».
Le persone indagate per la morte di Polo Pasqualini sono i responsabili dei tre Rottweiler, iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo, per Priscilla, però, il reato da contestare sarebbe dovuto essere ben diverso: «A noi sembra che casi come questo debbano essere puniti come omicidi volontari in danno persone ignare e incolpevoli, che nulla hanno fatto di male né ai cani né ai loro proprietari ed hanno trovato una morte atroce. Non bisogna più permettere che degli irresponsabili gestiscano degli animali potenzialmente pericolosi, senza la dovuta preparazione e senza nessun controllo istituzionale sui sistemi di sicurezza adottati. Non rendiamo inutile la morte di mio fratello e le morti analoghe che purtroppo si erano già verificate e che ancora oggi si stanno verificando. Fate una legge. Noi ci batteremo per questo, oltre che per far riconoscere che Paolo è stato vittima di un omicidio volontario e non di una banale disattenzione destinata a ripetersi all’infinito».
Proprio dalla morte di Paolo è nato un dibattito sulla possibilità di introdurre il patentino per la detenzione di alcune razze o di tutti i cani. Una misura sulla quale è intervenuto anche Roberto Marchesini, etologo e fondatore dell'approccio cognitivo zoo-antropologico: «Potrebbe esserlo se viene fatto in modo serio – riflette Marchesini – se diventa un mero aspetto burocratico non risolve nulla, e non fornisce garanzia che poi la persona si comporti in modo corretto».