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4 Gennaio 2024
16:24

Primo caso al mondo di orso polare morto per influenza aviaria: è successo in Alaska

Il corpo del plantigrado è stato individuato a ottobre 2022 nei pressi di Utqiagvik, nel distretto di North Slope, e le analisi hanno confermato che aveva contratto il virus, contagiosissimo tra gli uccelli.

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orso polare

Un orso polare è morto, in Alaska, per avere contratto l’influenza aviaria ad alta patogenicità (H5N1) che nel 2022 ha decimato uccelli selvatici e pollame domestico. A confermare il primo, preoccupante decesso per aviaria di un esemplare di questa specie è stato il Dipartimento di Conservazione Ambientale dell'Alaska, che dopo il rinvenimento del corpo senza vita – avvenuto a ottobre 2022 nei pressi di Utqiagvik, nel distretto di North Slope – ha effettuato una serie di analisi.

A giugno dello scorso anno i risultati dei test hanno confermato che l’orso polare è morto per influenza aviaria, lo stesso destino toccato, sempre in Alaska, a molti rapaci (aquile comprese), volpi, orsi neri, elefanti marini e altri mammiferi. Nel 2022 si sono infatti verificati migliaia di casi di influenza aviaria negli Stati Uniti, e il ceppo è lo stesso che si sta diffondendo in Europa e in Asia e ha provocato la morte di molti uccelli selvatici e pollame domestico, riscontrato anche in alcuni mammiferi selvatici.

I primi casi di virus H5N1 in Alaska sono stati rilevati nella fauna selvatica, sia negli uccelli che in una volpe, la seconda settimana di aprile 2022. Poi, il 29 aprile, il primo caso negli uccelli domestici è stato confermato in uno stormo di polli e anatre nel distretto di Matanuska-Susitna. Al 5 dicembre 2022, altri quattro stormi domestici nel distretto di Mat-Su e uno nell'area del censimento di Bethel hanno avuto casi confermati. Sebbene nello Stato la maggior parte degli uccelli acquatici migratori, che sono i principali portatori del virus, siano migrati verso sud entro i mesi invernali, alcuni uccelli selvatici sono residenti e portatori del virus, e possono rappresentare un rischio per il pollame domestico.

Il rischio per la salute umana derivante da questo virus è molto basso, ma è altamente contagioso tra gli uccelli e ha quasi sempre esito mortale. Gli esperti si sono detti estremamente preoccupati all’idea che il virus possa raggiungere le remote popolazioni di pinguini, causando uno dei più grandi disastri ecologici di sempre. Gli ecosistemi nelle regioni polari sono infatti particolarmente vulnerabili all'influenza aviariam perché popolati da molti animali che non si trovano in nessun'altra parte del mondo e che non sono mai stati esposti a virus simili. Sono, tra l’altro, anche tra i luoghi più colpiti dal disastro provocato dal cambiamento climatico.

Nel 2023 i casi di influenza aviaria con esito mortale hanno continuato a verificarsi sia tra gli uccelli sia tra i mammiferi, e a giugno 2023 è stato confermata la prima vittima tra gli orsi polari. All'Alaska Beacon il dottor Bob Gerlach, veterinario statale, ha confermato che si tratta del primo orso polare in assoluto a morire per influenza aviaria, un contagio avvenuto con tutta probabilità dopo che l’animale si è cibato di uccelli portatori del virus. Una notizia preoccupante non soltanto alla luce del più ampio scenario di epidemia di influenza aviaria che sta mietendo vittime in varie zone del mondo, ma anche per la specie. Gli orsi polari, infatti, sono già ampiamente minacciati dal riscaldamento globale e dal conseguente scioglimento dei ghiacci, che sta di fatto cancellando il loro habitat.

Proprio a dicembre il Wwf ha annunciato l’adozione di una nuova tecnologia, il DNA Ambientale, impiegata per monitorare gli orsi polari dell’Artico, nel tentativo di aumentare la conoscenza delle 20 popolazioni oggi esistenti. Si tratta di una metodologia che prevede lo studio delle cellule presenti nelle orme che l’animale lascia sul ghiaccio e sulla neve, meno invasiva e meno dispendiosa rispetto al classico monitoraggio con i radiocollari muniti di gps, che prevedono la cattura dell’animale. La speranza è che possano fornire elementi utili a capire lo stato della specie, e aiutare a elaborare strategie fondamentali per la tutela.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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