Stesso giorno, stessa location: il 16 agosto a San Rocco di Camogli si rinnova il Premio Fedeltà del cane, giunto alla sua 62esima edizione e presentato da Sonia Gentoso. Anche quest'anno saranno protagoniste autentiche storie di coraggio, fedeltà, amore e rispetto, che porteranno alla luce la straordinarietà di un legame antico, quello tra cane e uomo, e l’unicità di questa relazione.
Non mancheranno le storie dei cani da allerta medica, dei cani da salvataggio e di quelli delle forze dell’ordine, fondamentali per la nostra incolumità (e a questo proposito si farà luce su un progetto che ha coinvolto Pubblico e Privato) per sottolineare ancora una volta come il cane rivesta anche importanti ruoli sociali.
Una particolare attenzione sarà rivolta al sisma che ha colpito Turchia e Siria con la testimonianza dei Vigili del Fuoco inviati insieme ai loro “colleghi a 4 zampe” nella Missione di Soccorso Internazionale a seguito del sisma. Sarà riconosciuto ai cani il valore della fedeltà e agli umani quello della bontà, attraverso testimonianze che abbracciano i valori fondanti del nostro Premio, il cui intento è proprio quello di alimentare la cultura della responsabilità e del rispetto per ogni forma di vita.
Sempre nell’ambito del Premio avverrà la presentazione dei vincitori del concorso "Un cane per amico", concorso riservato agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado della Città Metropolitana di Genova e dell'Istituto Comprensivo A. Casaroli di Castel San Giovanni e Sarmato (Piacenza).
L'evento, ad ingresso libero, è organizzato dall’Associazione Valorizzazione Turistica di San Rocco di Camogli Aps, organizzatrice del Premio, che vede il patrocinio del Comune di Camogli, nonché della Regione Liguria e del Parco di Portofino, ringrazia il Comune di Camogli in primis per il contributo, ma rivolge anche un particolare ringraziamento a Banca di Piacenza, ad Almo Nature-Fondazione Capellino e a tutte le altre realtà commerciali e non, per il loro sostegno.
Le storie dei cani protagonisti
Akira, Pastore Tedesco di quasi 9 anni, appartenente al Nucleo Cinofilo di Protezione Civile dell’Associazione Nazionale Alpini, aggredita da un cinghiale durante le operazioni di ricerca di un disperso nei boschi, è stata operata d’urgenza e ha lottato per sopravvivere. Ora è tornata in campo per continuare ad aiutare gli umani in difficoltà. Akira è una delle sette unità cinofile da soccorso di cui si compone il Nucleo cinofilo da soccorso "La Lanterna"; appartenente al Nucleo di Protezione Civile ANA (Associazione Nazionale Alpini) Sezione di Genova, operativo in superficie, principalmente in Liguria e Piemonte.
L’unità cinofila composta da Akira e Anna Gilberti, è un binomio perfetto, frutto di costante lavoro e preparazione, ha rischiato in un momento di perdere tutto, ma al contrario un terribile incidente ne ha accentuato la forza, quella stessa che ha poi permesso loro di continuare ad essere di aiuto agli altri.
Appena arrivate nel bosco, nei pressi di Davagna (Val Bisagno), il 27 luglio dello scorso anno, Akira, totalmente canalizzata sull’odore umano del disperso, si infila dentro ad un roveto dove viene azzannata da un cinghiale subendo una lacerazione profonda del costato con conseguente collasso polmonare. Gilberti la sente guaire, la richiama e fortunatamente Akira riesce a tornare da lei. Avvertendo chiaramente il rumore della pleura bucata, Gilberti capisce subito la gravità della situazione e chiama i soccorsi. Dal bosco la corsa a livello strada, quindi il trasporto sull'elicottero Drago dei Vigili del Fuoco e infine sull'ambulanza della Croce Gialla diretta alla clinica veterinaria.
Alla rapidità dell’intervento dei vigili del fuoco e della croce gialla veterinaria, seguirà una delicata operazione d’urgenza per ricucire gli organi vitali della cagnolona. Si è temuto il peggio, ma Akira ha lottato come un lupo tra la vita e la morte e alla fine ce l’ha fatta. Mentre Gilberti l’assisteva per tutta la notte, il mondo cinofilo genovese aspettava con ansia gli aggiornamenti e sui social si moltiplicavano i messaggi di solidarietà. Dopo un lungo percorso di convalescenza e di terapie, Akira è tornata a correre con la sua amata pet mate e a lavorare per salvare delle vite umane.
Almo nature, Pastore Tedesco nero di 1 anno e 5 mesi, si sta preparando, insieme ad altri esemplari delle Polizie europee, per creare un gruppo di istruzione condivisa a livello europeo. Per la prima volta, un cane viene acquistato e donato da un ente privato alla Polizia di Stato, quindi alla collettività Almo Nature è un magnifico esempio di Pastore Tedesco.
È la prima volta che un ente privato, nella fattispecie Almo Nature – Fondazione Capellino, dona un cane alla Polizia di Stato cioè alla collettività, garantendone l’alimentazione e le cure veterinarie, qualora fosse necessario. La Polizia di Stato ha accolto con favore questa offerta perché la Fondazione Capellino, unica proprietaria dell’azienda di pet food Almo Nature, da cui il Pastore Tedesco ha preso il nome.
Attualmente il cane Almo Nature sta partecipando a un ciclo di istruzione con altri esemplari delle Polizie Europee che lo ha già visto protagonista in Portogallo, Croazia e, prossimamente, in Estonia. Una storia virtuosa; un “Premio fedeltà” al cane Almo Nature, in forza alla Polizia di Stato, e un “Premio bontà” ad Almo Nature – Fondazione Capellino.
Riceverà il premio l’assistente capo coordinatore Fabio Gargiulli, conduttore di Almo Nature, accompagnato dall’Ispettore Angelo Gallo, coordinatore della segreteria del Centro Coordinamento Servizi Cinofili della Polizia di Stato di Ladispoli, Roma.
Il “Premio bontà” ad Almo Nature – Fondazione Capellino sarà conferito a Pier Giovanni Capellino, fondatore di Almo Nature e presidente della Fondazione Capellino. Parteciperà il coautore di questo evento particolare, l’ispettore Alessandro Pilotto, responsabile della Squadra Cinofili della Polizia di Stato di Genova.
Baloo e Tempesta, meticcio e Beagle di 2 e 6 anni, sono i “chierichetti” speciali del prete influencere don Cosimo Schena che li ha accolti nella sua Chiesa. Con loro don Cosimo diffonde il suo appello contro il maltrattamento e l’abbandono. “Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature”, così pregava Dio, nel Cantico delle Creature, Francesco d'Assini, il Patrono degli Animali e primo garante del loro benessere. Porta il suo nome la parrocchia di San Francesco di Assisi, nel quartiere La Rosa di Brindisi, guidata da don Cosimo.
Qui Tempesta è arrivata nel 2020, incontrata per caso in un allevamento dove la cucciola stava morendo dentro una scatola. E così è passata dall’allevatore che le dava due giorni di vita a don Cosimo, e grazie ai medici e all’amore che l’hanno accompagnata nel suo percorso di sofferenza, Tempesta è guarita. Due anni più tardi, nel giardino della parrocchia, è comparso Baloo, sofferente ed emaciato, entrato ufficialmente a far parte della vita di don Cosimo e della sua parrocchia il 14 febbraio.
Tempesta e Baloo vanno d’accordissimo ed ora sono le ombre del sacerdote brindisino che celebra la messa accompagnato da questi due “chierichetti” speciali, molto ben voluti dall’intera comunità parrocchiale. Non solo, insieme accolgono con gioia i fedeli e tutti i loro quattro zampe. Alla domanda: «Che cosa fanno gli animali nella nostra vita?», la risposta l’hanno scritta loro, Tempesta e Baloo, nelle parole di don Cosimo che affermano: «Ci insegnano a vedere le cose, la vita, le situazioni, le relazioni in maniera più semplice, perché a loro manca quella cosa che noi abbiamo purtroppo, il rancore. Anche quelli abbandonati vogliono solo recuperare subito e questo ci insegna il loro amore puro, gratuito e ci sprona anche noi a fare altrettanto».
Cierzo, Beagle di 4 anni, è l’infermiere sempre vigile della sua pet mate Serena Pellegrini. L’ha salvata più volte da importanti crisi ipoglicemiche ed ora è a tutti gli effetti un cane da allerta nel diabete.
«È la storia di un cane – racconta Pellegrini – che voleva solo essere capito in quelle che gli umani determinano come stranezze. Il cane che sembrava imperfetto ma che era perfetto con le sue imperfezioni; il cane che sembrava insicuro ma che sicuramente sapeva come prendersi cura degli altri. Quel cane che voleva solo essere capito e che capendo tutto, espresse il suo talento. Oggi quel cane ha segnalato la mia ipoglicemia, salvandomi per la seconda volta».
Pellegrini ha avuto, durante la notte, una crisi ipoglicemia che le impediva di svegliarsi, di muoversi; infatti un livello di glucosio nel sangue troppo basso può provocare confusione mentale, convulsioni, anche perdita di coscienza. L’intervento di Cierzo, che ha riconosciuto lo stato ipoglicemico di Pellegrini è stato provvidenziale. L’ha svegliata a zampate, ma siccome lei non era fisicamente in grado di fare nulla, lui ha iniziato a morsicarle la manica del pigiama, a premere forte con le zampe, a guaire, a ringhiare, a passarsi il braccio di lei, completamente inerme, sopra la testa.
Il tutto per una decina di minuti, finché Serena è riuscita finalmente a reagire, a prendere gli zuccheri e quindi a salvarsi. «Bisogna viverle sulla propria pelle queste cose – spiega Pellegrini – sulla propria pelle, per capirne il valore». Poi altre volte, fino a due segnalazioni nella stessa giornata; Cierzo dà zampate potenti, dà segnali di stress, lecca entrambe le mani della sua umana, rimane immobile di fronte a lei, fissandola negli occhi, con il corpo che vibra.
Pellegrini, che si sta sottoponendo all’Ospedale di Pisa ad una serie di esami per ricevere il trapianto di pancreas, danneggiato a causa del diabete, ha una smisurata gratitudine nei confronti di Cierzo, e a questa si unisce l’orgoglio per essere riuscita a comprendere il talento di quel cane che quattro anni prima sembrava un cane difficile, problematico, ingestibile. Venuta a conoscenza del mondo dei caregiver a quattro zampe, lei e Cierzo hanno seguito una seria preparazione sotto la formidabile guida di Roberto Zampieri, ideatore e anima di “Progetto Serena APS”, con il suo “Protocollo cani Allerta nel diabete”, il primo ad essere stato creato in Italia.
Un protocollo fatto su misura per ciascun paziente. Oggi, con grande soddisfazione per tutti, Cierzo può indossare la sua pettorina di cane allerta diabete diplomato! «Tutto ciò mi impressiona – conclude Pellegrini – Mi faccio domande, tantissime, ma ho tutte le risposte. Loro sono esseri che hanno il sapore del divino. Il rapporto che si può instaurare con queste anime non trova veramente parole. Bisogna costruirlo. Bisogna viverlo. Bisogna rispettarlo. Un cane ci salva la vita, in ogni modo in cui può essere salvata».
Cobadog, Drago, Margo e Zeus, rispettivamente Pastori Belga Malinois di anni 4, 6, 4 e Border Collie di 4 anni e mezzo, sono le unità cinofile del Nucleo Cinofilo Regionale Toscana – Vigili del Fuoco inviate aggregate alle squadre USAR della Toscana nella Missione di Soccorso Internazionale a seguito del sisma in Turchia. «Un disastro mai visto. Di terremoti ne abbiamo vissuti tanti, in Italia e all’estero, ma questo è stato il peggiore». Inizia così il racconto di Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, sulla catastrofe del sisma in Turchia. Antiochia, la metropoli dell’antichità, è stata distrutta dalla scossa di magnitudo 7.9 registrata alle ore 2.17 italiane del 6 febbraio 2023, che ha colpito la parte Sud-Orientale della Turchia, al confine con la Siria. Dal 6 al 20 febbraio, Siria e Turchia vengono investite dai terremoti e dalle continue scosse di assestamento; 51mila le vittime e tantissimi i dispersi.
Immediata è stata la risposta del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, da sempre impegnato in missioni di soccorso internazionale a seguito di grandi calamità. L’operazione è partita il 6 febbraio con l’invio del primo contingente dei Vigili del Fuoco, composto dai team USAR (Urban Search and Rescue) della Toscana e del Lazio, affiancati dalle unità cinofile del Nucleo Cinofilo Regionale Toscana – Cobadog con Alessio Andreucci, Drago con Andrea Zacchei, Margo con Simone Oliveri e Zeus con Michele Catalucci – per un totale di 40 Vigili del Fuoco e 4 cani. Dal 12 febbraio, seguirà al primo un secondo contingente, con rientro in Italia il 18 febbraio.
Le operazioni di soccorso in macerie, nei siti di eventi sismici, esplosioni, crolli o dissesti idrogeologici, vengono affidate alle squadre USAR, per essere affrontate con adeguati livelli di sicurezza, metodologie altamente evolute, in maniera particolarmente incisiva e tempestiva. Fondamentale la sinergia tra il Nucleo USAR e le Unità Cinofile. Il compito di quest’ultime è delicatissimo, i cani si muovono tra le macerie, si infilano in anfratti e varchi. Addestrati a trovare persone vive, se fiutano “coni di odore” di possibili dispersi, abbaiano, e le squadre Usar iniziano a scavare. I cani, grazie all’olfatto, sono in grado di trovare e segnalare la presenza di persone sotto cumuli di detriti con una precisione che uno strumento tecnologico non potrebbe mai avere.
I nostri Vigili del Fuoco e i loro “colleghi” a 4 zampe sono abituati ad affrontare giornalmente qualsiasi tipo di emergenza, e ricordiamo tra le altre in Italia, Amatrice, Rigopiano, Genova dopo il crollo del ponte Morandi, ma questo terremoto in Turchia è stato davvero importante, prima di tutto per le dimensioni dell’evento. Si sono trovati immersi in uno scenario apocalittico, in una città fantasma, Antiochia, completamente abbandonata, al buio, senz’acqua, tra palazzi sgretolati, altri adagiati su un fianco, altri inclinati e appoggiati tra loro, dove il tutto era reso ancor più complicato dalle rigide temperature, dalle scosse sismiche di assestamento oltre che dalle oggettive difficoltà, anche linguistiche, in terra straniera. Turni estenuanti con rotazione ogni otto ore, hanno garantito il soccorso senza sosta 24 ore su 24.
Due giovani sono stati estratti vivi dalle macerie. Il primo, che era sepolto molto in profondità, è stato trovato proprio grazie alle importanti indicazioni dei cani. I nostri Vigili del Fuoco e le loro unità cinofile hanno compiuto un intervento difficilissimo, dal punto di vista operativo ed emotivo, in un susseguirsi di sentimenti talvolta in uno scontro interno tra loro: la gioia del secondo ragazzo estratto vivo e il senso di impotenza nell’aver trovato tra le macerie il corpicino senza vita della sua bambina; lo strazio per i giocattoli sparsi ovunque appartenenti a tutti quei bambini ritrovati morti; e il dolore per la distruzione generale e per l’altissimo numero di vittime.
«Un soccorso – conclude Luca Cari – che è stato come una goccia nell’oceano, ma i Vigili del Fuoco sono tornati a casa consapevoli d’aver fatto il loro, di aver dato tutto, come sempre». Direbbero loro: «S’è fatto solo il nostro dovere!» E invece noi diciamo infinitamente: «Grazie ai “nostri” eroi». I Vigili del Fuoco e i loro insostituibili compagni e “colleghi” a quattro zampe: due vite in una, per salvarne tante altre.
Era, Lupo Cecoslovacco di 3 anni e mezzo, ha fatto in modo che la sua pet mate si accorgesse della presenza di un uomo privo di sensi su un sentiero di montagna, permettendo così che l’uomo, colto da malore, venisse soccorso e quindi salvato.
Dal 31 dicembre 2022, una data importante per Era e per Sara, si è ulteriormente arricchita la visione che da sempre quest’ultima ha avuto della sua lupa e al contempo del loro legame. Quel giorno, Era con Sara e il padre di lei stavano iniziando un percorso che portava al rifugio Capanna 2000, sopra la località di Oltre il Colle (Val Seriana). Naturalmente in presenza di persone e cani Era è sempre legata al guinzaglio, per rispetto e per buona convivenza pacifica, ma giunte in un punto dove non c'era nessuno nei dintorni, Sara la lascia libera di camminare e giocare con la poca neve trovata. Ad un tratto – e già questo di per sé è stranissimo dato che la neve le piace da impazzire – Era smette improvvisamente di giocare e si immobilizza, guardando dietro di loro. Sara però non vede nulla, quindi non dà peso alla cosa e prosegue di qualche passo in scioltezza. È in
quel momento che Era parte nella direzione opposta a quella di Sara piagnucolando (lei praticamente non sa abbaiare e quindi Sara è molto perplessa) per poi tornare da lei e continuare a fare avanti e indietro. Non riuscendo in nessun modo a fermarla, Sara va nella direzione in cui la lupa sembra avere questo interesse, e vede un uomo a terra, privo di sensi. In quell’istante Sara, probabilmente con un tono di voce diverso, chiama per nome Era, che si ferma e va da lei; Sara la lega e la lascia al padre per correre dalla persona accasciata a terra e chiamare chi di competenza, spiegando con precisione le condizioni e soprattutto il luogo. Durante tutta l’attesa dei soccorsi, Era non ha distolto lo sguardo dalla sua Sara, dal signore con il malore e dalla sua compagna, sopraggiunta in conseguenza.
Non solo, ha sorvegliato attentamente la situazione, emettendo i suoi strani versi, forse per lei abbai, per far sì che non si raggruppassero troppe persone. È intervenuta la VI Delegazione Orobica del Soccorso alpino e l’elisoccorso del Cnsas. Messo in sicurezza, il signore è stato trasportato da quel punto all’elisoccorso e quindi all’Ospedale. Una volta tornato a casa e ripresosi completamente, Valter Andreoli, oltre a ringraziare i soccorritori, ha voluto conoscere e abbracciare Era e Sara, le sue salvatrici.
«La cosa che più mi ha colpita – dice Sara – è stata la compagna del signore svenuto che a fine di tutto l'episodio, è venuta da noi, da Era, esordendo "Brava bella, tu sei stata la migliore di tutti!”…Io ho realizzato soltanto dopo cosa fosse successo, come fossimo state davvero utili».
La sua pet mate è consapevole di quanto sia stata brava Era, senza sapere tutt’oggi che cosa l’abbia spinta ad avere quel comportamento. Certo si è mostrata da subito un po’ particolare, con la sua propensione all’empatia, all’avvertire il malessere (anche fisico) altrui. Aveva solo pochi mesi quando si è accorta che Sara, ignara di aver contratto il covid, era in preda ad una crisi respiratoria, quindi è riuscita ad aprire le porte della camera di Sara e dei genitori, che hanno immediatamente portato la figlia all’ospedale. Loro possono testimoniare quanto Era sia stata male in quel periodo. Ma una volta guarita, Sara e la sua lupa hanno iniziato ad uscire, a scalare le montagne, a cominciare dalle bellissime Orobie Bergamasche, a viaggiare dalla Corsica alla Costiera Amalfitana. Chi le conosce sa bene che loro due non si fermano mai e che sono sempre insieme, nei posti comuni come i ristoranti, nelle gite in città, in treno, in nave e pure in ruota panoramica! «Ci sarebbero veramente tante storie su di lei – conclude Sara – in ogni caso Era aveva già un’ottima base di partenza, quella di eroina, perché sopporta e supporta me, da quando le nostre vite si sono incontrate quel soleggiato sabato mattina di gennaio 2020».
Fly, meticcio di 6 anni e mezzo, fa sì che la sua umana ritrovi l’anziano vicino, allontanatosi da casa fino a perdersi nel bosco Fly, cagnolino non addestrato, otto chili di sensibilità e intelligenza, vive con Marcella e la sua famiglia a Brescia ma trascorre molto tempo a Sori. E proprio qui in paese, in un tardo pomeriggio dello scorso aprile, la vicina di casa perde di vista il marito ottantenne con problemi di memoria dovuti all’età. Chiama Marcella e insieme iniziano a cercarlo.
Alcune persone dicono di averlo visto lungo il fiume all'altezza del pastificio e oltre; la vicina percorre la strada sul fiume, Marcella la carrozzabile fino al ponte dell'autostrada per poi scendere pure lei al fiume. Una signora dell'ultima casa ha riferito di averlo visto passare. Da lì in poi la strada si fa sempre più ripida fino a diventare sterrata per poi perdersi nel bosco. Impossibilitata a proseguire, la moglie del signore decide di fermarsi. Invece Marcella e Fly affrontano il percorso in salita, sostando ogni due tornanti per riprendere fiato, ma continuando a chiamare per nome il vicino. Circondata da dirupi e bosco fitto, Marcella inizia a provare paura mentre Fly appare tranquillo e sembra voler comunicare qualcosa drizzando le orecchie verso la montagna. Contro ogni logica – era troppo ripido per un signore anziano col bastone – Marcella sceglie di fidarsi dei segnali e dell’istinto di Fly.
Tenendolo a guinzaglio per paura di perdere anche lui, che non ha alcun tipo di addestramento, fa un altro pezzo in salita e poco dopo trova il vicino. Si era fermato perché sentiva chiamare il suo nome, ma non rispondeva e neanche era più in grado di tornare indietro. Una discesa ripidissima e dissestata, un signore anziano col bastone, sfinito e spaventato da sorreggere, ma alla fine, anche grazie a Fly che non ha mai tirato, piano piano ce l’hanno fatta. Senza Fly Marcella sarebbe tornata indietro e neppure osa pensare a quanto sarebbe potuto accadere col sopraggiungere del buio.
La cosa singolare è che Fly era stato trovato in montagna dalla figlia adottiva di Marcella; un piagnucolare sommesso l’aveva portata da quel corpicino, che poteva avere pressoché un mese, abbandonato al gelo dentro una scatola di scarpe. È affettuoso con tutti e la convivenza con la gatta più anziana di lui lo porta spesso a mostrare la sua indole protettiva, quasi di cane pastore. I cani hanno sempre ragione, ma forse Fly un po’ di più. Marcella Rossi con Ferruccio Archetti e le figlie, Brescia
Jammer, pastore tedesco maschio di 3 anni, della Squadra Cinofili della Guardia di Finanza, in soli 12 mesi di servizio si è distinto per i risultati ottenuti nel ritrovamento di sostanze stupefacenti Jammer GF 4394, splendido pastore tedesco di 3 anni, è ausiliare cinofilo specializzato antidroga, in servizio presso la Squadra Cinofili della Compagnia Pronto Impiego di Genova da soli un anno e due mesi. La staffetta generazionale, anche in questo caso, ha dato i suoi frutti. Jammer, impiegato in attività giornaliera per il contrasto allo spaccio edall’illecita detenzione di sostanze stupefacenti, si è dimostrato capace, in breve tempo, di adattarsi ed ambientarsi al nuovo scenario operativo. Questa, specialmente nei cani antidroga di nuova assegnazione, è da considerarsi una peculiarità assai rara.
Peculiarità grazie alla quale, in appena 12 mesi di servizio, si sono conseguiti importanti risultati nel campo della lotta al narcotraffico con il rinvenimento, complessivamente, di 10,5 chili di Marijuana e 36 chili di Hashish, con la conseguente denuncia a piede libero dei due responsabili. Ritirerà il Premio il conduttore di Jammer, il Finanziere Cinofilo Fiorenzo Ruggio; saranno accompagnati dall’Istruttore Cinofilo Luogotenente Corrado Di Pietro, Compagnia Pronto Impiego, Guardia di Finanza, Genova.
Kora, Labrador di 2 anni e mezzo, Fendi e Ludo, labrador di anni 8 e 12, angeli a 4 zampe della SICS, in servizio di sorveglianza presso il litorale di Genova Voltrihanno salvato tre fratelli. Sono oltre trecento i bagnini a quattro zampe della Scuola Italiana Cani Salvataggio impiegati nelle spiagge libere più affollate e che ogni estate salvano vite umane. Insieme al loro compagno di lavoro umano sono in grado di affrontare il mare in tempesta, di lanciarsi da una motovedetta in corsa o addirittura dall’elicottero. Sono cani speciali che riescono a trasportare a riva fino a tre persone contemporaneamente grazie alle loro potenti zampe. Lo scorso agosto tre di loro hanno salvato tre fratelli. In sorveglianza presso la “spiaggia dei bambini” di Genova Voltri, le due unità cinofile composte dal cane Kora (al suo primo servizio) con Katia, e dai cani Fendi e Ludo (dieci anni di esperienza) con Loredana, vengono preallertate dal caposervizio di prestare particolare attenzione ai bagnanti coi gonfiabili e ai nuotatori che si allontanano dalla riva, in quanto le condizioni di mare calmo ma di forte vento da terra, avrebbero potuto facilmente sospingerli al largo rendendo difficile il rientro. Verranno infatti avvistati due gommoni ad oltre 150 metri dalla riva ed è subito chiaro, ancora prima di vedere col binocolo i ragazzini remare convulsamente nel tentativo di riguadagnare la riva, che qualcosa non va.
Prontamente scatta la richiesta di intervento di Loredana con Fendi e Ludo e di Katia con Kora. Al loro arrivo, sul primo natante è presente una bambina di 8 anni mentre il fratello di 12, in acqua, tenta inutilmente di trainarla verso terra. Anche il ragazzino è messo in sicurezza sul gommone la cui cima viene affidata a Kora che riporta tutti a riva. Katia rientra accanto a lei e ai ragazzi cercando di tranquillizzarli, soprattutto la bambina; a seguire, Loredana con Fendi e Ludo e il secondo gommone con il terzo fratello quattordicenne. Finalmente sono tutti al sicuro, tra le braccia di mamma e papà (un diplomatico straniero), ed ecco scattare mille coccole e complimenti per i fantastici bagnini a 4 zampe con le inevitabili foto di rito per immortalare il lieto fine.
L’intervento, come orgogliosamente sottolinea Ferruccio Pilenga, istruttore e fondatore della SICS, è stato coordinato dal caposervizio Gino Dylan Candeloro, in costante contatto con la sala operativa della Capitaneria di Porto, pronta a inviare mezzi navali a supporto, qualora ce ne fosse stato bisogno. Il servizio di sorveglianza per garantire la sicurezza del litorale viene svolto da undici anni, in collaborazione con la Guardia Costiera, dalle Unità Cinofile da Salvataggio SICS. I loro cani sono forti, capaci di un'energia esplosiva in acqua, ma anche molto docili con bambini e anziani. «Se la incontrate in spiaggia – dice Katia, riferendosi alla sua Kora – fatele una carezza e sarà vostra
amica per sempre!».
Nana, meticcia di 14 anni circa, dopo 8 anni vissuti in una cassapanca, ha trovato la luce. Con Nana, Maggie e Marta, meticcia e golden retriever di 10 e 5 anni, che corrono felici su tre zampe e Nina, meticcia di 6 anni – insieme ad Antonella – sono la prova che l’amore può far rinascere alla vita. Ogni piccolo gesto è importante; il solo dare un abbraccio, una carezza, che è un po’ come separarsi da una piccola parte di sé per donarla all’altro e far sì che si senta meno solo, aiuta a capire cose che spesso si sono ignorate. È così che si rivelano le persone belle, semplicemente nella loro sensibilità e bontà d’animo. E non c’è niente di più straordinario di chi in silenzio ne fa una scelta di vita, come Antonella, che da sempre ha aperto il suo cuore agli animali, cercando anche di aiutare più cani possibile a trovare una buona adozione, facendo suoi appelli di volontarie per tanti cani che hanno subito violenze, maltrattamenti, o per cani sfortunati, portatori di handicap o semplicemente cani anziani e pertanto destinati a morire in un canile.
Antonella vive con quattro meraviglie: Maggie, Nina, Marta e Nana. Ognuna di loro ci fa comprendere come con le giuste cure e attenzioni questi esseri speciali siano capaci di dimenticare o comunque andare oltre il male subito, di superare ostacoli anche fisici, come la disabilità. E lo fanno con una carica inesauribile di amore, di fiducia, di gioia di vivere. Nana è stata trovata dalle volontarie di un rifugio in Sardegna chiusa dentro ad una cassapanca dove riceveva per cibo nient’altro che pane secco. Dopo otto anni trascorsi nel buio di un cassone, della sua “non vita”, perché solo così si può definire, Nana, tra le amorevoli braccia di Antonella, è rinata alla vita! Lei sembra voler assaporare ogni più piccola cosa, ma al di sopra di tutto, lei ama, cerca proprio la luce. Come se non bastasse, si è scoperto al momento della sterilizzazione che alla piccola, con il suo utero sfruttato e tumori a una fila di mammelle, avevano anche fatto fare sicuramente tanti cuccioli. Ancora oggi dopo sei anni di vita insieme Nana è per Antonella una sorpresa continua. Maggie invece è una cagnolina timida, gentile, la prima tripode entrata a far parte della vita di Antonella, che ancora non sapeva quanto quest’essere speciale, apparentemente ignaro di avere solo tre zampe, le avrebbe fatto conoscere un mondo nuovo, pieno di soddisfazioni. Maggie ha perso la zampa probabilmente dopo essere stata investita da un auto, invece Marta è nata con una zampina in meno. Antonella ha visto la sua foto quando la cucciola tripode aveva solo sei mesi e se ne è innamorata. Successivamente Antonella ha ritenuto opportuno, con una protesi mobile, darle un aiuto ulteriore, utile a fare fisioterapia, a ritrovare il giusto assetto ed equilibrio posturale. Marta è un cane esuberante, sempre felice, o meglio è l’allegria fatta cane! Ultima arrivata, Nina, anche lei, tanto bisognosa di cure, proveniente, come Marta e Nana, dal rifugio rifugio di Gonnosfanadiga in provincia di Cagliari, dove Antonella si reca almeno una volta all’anno e dove ripetutamente conosce cani con storie davvero difficili.
Tutte sono storie incredibili, ma quella di Nana, è la storia della rinascita. «Con lei – dice Antonella – ho scoperto quanta “grandezza” può esserci in un piccolo cane che mi ha insegnato come dopo tanto buio si può trovare la luce!».
Thor, Lupo Cecoslovacco di 2 anni, ha aiutato il suo padrone ammalato di Covid in forma grave a risollevarsi e a ritornare alla vita. Ora insieme scalano montagne. L’amore di un cane può far ritrovare la forza di reagire nei momenti difficili della vita? La risposta in questa storia non solo è affermativa, ma ha anche in sé la promessa di nuove piccole grandi imprese. Tutto inizia al tempo della pandemia quando il Covid colpisce duramente Carlo e la sua famiglia. Ammalato in una forma severa, dopo un mese costretto a letto, Carlo non riusciva neppure
ad alzarsi. Era davvero provato, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Thor all’epoca, a soli due mesi e mezzo di età, era appena arrivato nella sua vita, e Carlo oggi non ha pudore nell’affermare: «Se sono tornato a vivere, nel vero senso della parola, il merito è suo, di Thor!».
Thor, con la sua allegria, la sua presenza e le sue esigenze oggettive ha imposto a Carlo di riprendere tutto in mano, di ricominciare ad uscire, a passeggiare, aiutandolo anche nella riabilitazione. Iniziano così le lunghe camminate di Carlo e Thor, percorsi adatti ad entrambi, l’uno convalescente da un Covid importante, e l’altro ancora cucciolo. Una coppia speciale, che vede giorno dopo giorno rafforzare la conoscenza l’uno dell’altro, la fiducia, l’empatia. Thor, infatti, sembra anche accorgersi dell’umore di Carlo a tal punto da modificare il suo comportamento di conseguenza. Passo dopo passo, arriveranno nuovi traguardi, perché la coppia inizierà, nel vero senso della parola, a scalare le montagne fino a raggiungere il Breithorn, a 4 mila metri di altezza. Poi c’è il sogno di un'impresa straordinaria, ovvero raggiungere il record attuale di 4.800 metri di altitudine per il dog-trekking, scalando il Monte Bianco. Ma dovrà avvenire nei tempi e nei modi più corretti, in completa sicurezza, perché nessuna impresa si improvvisa, tanto meno in montagna. Sarà per Carlo un’esperienza da vivere con la massima cautela e nella consapevolezza di essere anche responsabile della vita di Thor, il meraviglioso compagno a quattro zampe che ha salvato la sua stessa vita. «Per questo mi sento di dire a tutte quelle persone che possono trovarsi a vivere loro malgrado un momento di difficoltà che la via d'uscita c'è; abbiamo il dovere di cercarla». E conclude Carlo: «Se ad aiutarci c'è un cane, è sicuramente più semplice venire fuori dal buio».