«Forse queste famiglie preferiscono avere un gatto o un cagnolino, invece di un figlio. Questo non può andare bene». Papa Francesco torna, ancora una volta, sul tema delle famiglie con animali, puntando nuovamente il dito su quelle che, a suo parere, preferiscono appunto accogliere un animale nella loro vita invece di fare un figlio.
Il Pontefice in questi giorni è a Giacarta, in Indonesia, e ha pronunciato queste parole durante il discorso che ha tenuto davanti alle autorità, alla società civile e al corpo diplomatico locale: «Malgrado le suadenti dichiarazioni programmatiche – riportano media e agenzie che hanno assistito al discorso – una parte considerevole dell'umanità, viene lasciata ai margini senza i mezzi per un'esistenza dignitosa e senza difesa per far fronte a gravi e crescenti squilibri sociali, che innescano acuti conflitti. E come si risolve questo? Con una legge di morte, limitando le nascite». Qui, poi, la battuta sul fatto che le famiglie preferiscano avere «un gattino o un cagnolino» invece di un bambino.
Concetti che ha già espresso più volte nel corso del suo pontificato, e che non hanno mancato di suscitare polemiche non soltanto tra gli attivisti per i diritti animali. Papa Francesco sembra infatti deciso a presentare come una dicotomia accogliere in famiglia un animale e fare figli, principio cui ricorre spesso parlando di crisi della famiglia.
«Senza bambini e giovani, un paese perde il suo desiderio di futuro – aveva detto Papa Francesco agli Stati generali sulla natalità dello scorso maggio – Le case si riempiono di oggetti e si svuotano di figli, diventando luoghi molto tristi. Non mancano i cagnolini, i gatti, mancano i figli. Il problema del nostro mondo non sono i bambini che nascono: sono l'egoismo, il consumismo e l'individualismo, che rendono le persone sazie, sole e infelici».
Ancora, a dicembre 2023, durante l'incontro con i Prefetti italiani, il pontefice aveva preso di mira gli animali domestici e le famiglie che se ne prendono cura: «C'è poca natalità qui, le coppie non fanno figli. I cagnolini sono al posto dei figli». Soltanto alcuni episodi, ma ci sono diversi altri precedenti. E proprio alla luce di queste affermazioni, nel 2022 la direttrice di Kodami aveva scritto una lettera aperta indirizzata proprio a Papa Francesco in cui ricordava come «paragonarli gli animali ai figli, in maniera così spicciola, allontana dalle vere ragioni per cui oggi in Occidente se ne fanno di meno per ragioni che di certo non possono ridursi a una frase così infelice come quella sul "vil danaro" a cui hai fatto riferimento per spingere le persone a procreare».
Un messaggio di esclusione e un’analisi piuttosto superficiale verso cui anche le associazioni animaliste hanno preso posizione. Walter Caporale, presidente degli Animalisti Italiani, aveva inviato un messaggio a Francesco, ricordandogli la lezione di un altro, amatissimo, pontefice: «Mi occupo di difendere i più fragili dall'età di 14 anni: immigrati e barboni sono miei fratelli esattamente come lo sono gli animali, poiché seguo l’insegnamento di Papa Paolo VI: "Gli animali sono la parte più piccola della Creazione Divina, ma noi un giorno li rivedremo nel mistero di Cristo". Quindi mi creda: i più deboli tra i deboli sono gli immigrati, gli anziani, i disabili, le donne e, mi permetta, anche gli animali. Perché la violenza inizia sempre sugli animali per poi passare agli immigrati o alle donne. La sua cultura argentina non le permette di calarsi nel sangue e nel dolore degli animali».
Anche l’Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) ha sottolineato come il pontefice fosse lontano «dall'amore incondizionato per gli animali, quello che invece hanno manifestato nel corso dei secoli molti santi da San Francesco, che li chiamava ‘fratelli' e ‘sorelle', a San Giovanni Bosco, passando per Sant'Antonio Abate, Santa Gertrude di Nivelles, San Serafino, San Filippo Neri». Queste affermazioni, ha concluso l’associazione, «rischiano di mandare in confusione i tanti sacerdoti che benedicono gli animali durante alcune ricorrenze e che forse ora sentiranno di essere in torto, quando al contrario non fanno altro che seguire le orme del santo da cui il Papa ha voluto prendere il nome».