Mentre certa stampa e certa politica continuano a buttare benzina sul fuoco, alimentando il conflitto fra allevatori e predatori, esistono anche operatori di questo settore che hanno compreso il valore della biodiversità e la necessità di convivere con i lupi, che essendo superpredatori sono i regolatori più efficaci delle popolazioni di ungulati.
Una presenza importante quella dei lupi, che ha cambiato le regole dell’allevamento in montagna e non soltanto, obbligando i pastori a dover individuare nuove strategie dopo la ricomparsa del lupo in tutto il territorio nazionale, con la sola esclusione delle isole.
Dopo la quasi totale estinzione del lupo, avvenuta intorno agli anni 60 e 70 del secolo scorso, e con una presenza di orsi ridotta a qualche centinaio di esemplari, gli allevatori avevano iniziato a temere più l’abigeato (i furti di bestiame), dei predatori, lasciando gli animali spesso del tutto incustoditi sui pascoli. Limitando i costi e consentendo che la pastorizia potesse diventare anche una sorta di secondo lavoro, poco impegnativo, finanziato dalle politiche comunitarie e quindi redditizio.
Sino alla ricomparsa dei lupi, contro i quali inizialmente si era schierato l’intero mondo agricolo, poco incline a cambiare le regole che avevano sino ad allora scandito le loro vite. Un’ostilità alimentata in modo metodico e sapiente dal mondo della caccia, che vede nei predatori il principale nemico dei loro carnieri, ma anche il bio-regolatore che potrebbe cambiare gli equilibri faunistici, dimostrando i rischi e gli insuccessi legati alle cacce di selezione.
I cacciatori vogliono restare il perno sul quale, nonostante i palesi fallimenti, debba girare la gestione faunistica in Italia, sempre più basata sull’intervento delle doppiette per il contenimento di specie giudicate invasive, piuttosto che sulla comprensione dell’importanza degli equilibri faunistici.
Fortunatamente questo fronte di ostilità verso i predatori sta cominciando a presentare le prime crepe, in quello che sino a pochi anni fa sembrava essere un monolite. Si sono create associazioni di allevatori e agricoltori che hanno deciso di invertire la rotta, comprendendo che anche la loro sopravvivenza, come categoria produttiva, e la nostra, come specie, sia possibile soltanto tutelando ecosistemi e biodiversità.
Questa nuova visione, più intelligente e inclusiva, si è diffusa anche grazie alle attività messe in cantiere da alcuni parchi come quello dell’Appennino Tosco Emiliano, delle Foreste Casentinesi o quello dell’Alta Murgia, ma anche da parchi storici come il Parco di Abruzzo, Lazio e Molise, che da sempre è una fonte di stimolo per una corretta convivenza fra orsi e lupi, che in quelle zone non sono mai, fortunatamente, scomparsi. Così si sono create associazioni come Difesa attiva che si propongono di diffondere l’utilizzo di sistemi di protezione per gli animali d’allevamento, come i recinti elettrici e i cani da guardiania.
L’esperienza ha infatti dimostrato che i lupi cercano sempre di individuare le prede seguendo criteri di economia energetica e di garanzia del risultato: per questo una pecora o un vitello al pascolo rappresentano obiettivi più semplici da predare, se non vengono adeguatamente difesi, piuttosto che cinghiali o cervi. Ma quando si utilizzano cani e recinti elettrici le cose cambiano radicalmente, diminuendo in modo molto sensibile le predazioni.
Una scelta questa portata avanti anche dal progetto Allupo, che nel Parco nazionale dell’Alta Murgia ha creato una rete fra allevatori per difendere il lupo, coniugando attività agricola con protezione del predatore.
Un altro progetto di successo, per la tutela dei grandi carnivori, è Pasturs, che si sta espandendo anche grazie a importanti operazioni di partenariato, e la cui attività si riassume in quanto indicato nel loro sito “Pasturs cerca di migliorare la convivenza tra allevamento e grandi predatori (orso e lupo) attraverso giovani volontari, che aiutano nella vita lavorativa d’alpeggio, promuovendo inoltre l’utilizzo di misure di prevenzione, che difendono il bestiame da potenziali incursioni di lupi e orsi. Pasturs sostiene il dialogo costruttivo che aiuta ad arginare i conflitti presenti, propone soluzioni condivise e sensibilizza sulle tematiche di conservazione della biodiversità e delle produttività umane.”
L’uso di strumenti di difesa degli animali al pascolo, il rimborso dei danni subiti in caso di predazioni accertate e il ritorno, anche in termini economici, che questi progetti possono portare al territorio aiutano a mitigare i conflitti, dimostrando che la convivenza con i predatori è una realtà possibile e benefica. Nonostante le interferenze del mondo venatorio, le resistenze di una parte ancora consistente del mondo agricolo che resta legata ai vecchi pregiudizi, la realtà sta cambiando.
Coniugando informazione con buona volontà si può sperare che finalmente venga riconosciuta da tutti l’importanza dei predatori, che non sono ovviamente solo i lupi, ma che meritano di essere tutelati nel loro complesso. Anche volpi, faine, sciacalli, linci e uccelli rapaci, solo per citarne alcuni, rappresentano tasselli fondamentali del cerchio della vita e per questo devono essere non solo protetti ma anche riconosciuti come specie utili per il mantenimento di ambienti naturali in salute.