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31 Maggio 2023
10:30

Possono vietarmi di lasciare libero il mio gatto?

I gatti sono animali liberi per definizione e anche la normativa italiana sembra concedere loro questo bel privilegio. Non esiste, infatti, nessuna legge nazionale specifica che possa vietare di lasciare libero il vostro gatto.

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Articolo a cura dell' Avvocato Salvatore Cappai
Civilista, esperto in diritto degli animali
gatto

I gatti sono animali liberi per definizione e anche la normativa italiana sembra concedere loro questo bel privilegio. A livello nazionale, infatti, non esiste nessuna legge specifica che imponga ai loro custodi di tenerli dentro casa per tutto il tempo, e questo – come si vedrà meglio a seguire – neppure in ambito condominiale. Non è possibile quindi vietare a qualcuno di lasciare libero il proprio gatto. Quanto detto, pare evidente, non significa che gli amati felini possano impunemente arrecare disturbo a terzi.

In altre parole, il vicino di casa o condomino ben può lamentarsi se i gatti altrui stazionano abitualmente nel suo giardino ed ha diritto di richiedere il risarcimento nell’ipotesi in cui gli causino dei danni.

Cosa prevede la legge sui gatti liberi?

Come detto, la normativa nazionale non si pronuncia affatto con riguardo al girovagare dei gatti che un detentore umano ce l’hanno. Diverso è il discorso che può farsi in relazione ai gatti liberi, spesso associati in colonie feline, che per la legge sono letteralmente “gatti che vivono in libertà”, a conferma dello status particolare vantato dall’elegante felino.

La Legge 281 del 1991 (“Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”) con riguardo ai gatti liberi stabilisce che:

  • È vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà;
  • I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall'autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo;
  • I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili;
  • Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d'intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza.

Come si può facilmente notare, c’è una enorme differenza di gestione del randagismo felino rispetto a quello canino. Il legislatore non consente l’uscita dei cani dal canile se non mediante adozione. I gatti invece, una volta sterilizzati sono reintrodotti in piena libertà nella colonia felina di appartenenza.

Quindi, riassumendo ulteriormente, la normativa vigente non vieta ai pet mate di lasciar vagare i propri gatti e, allo stesso tempo, stabilisce in maniera assai chiara che i “gatti di nessuno” debbano vivere sempre liberi e possano organizzarsi in colonie.

Gatti liberi in condominio

I discorsi si fanno leggermente più complessi quando ci si riferisce allo specifico ambito condominiale, avendo a che fare con la normativa generale di cui sopra ma anche con i regolamenti interni. Occorre in tal caso effettuare una distinzione di disciplina tra colonie feline di animali liberi e gatti che appartengono ai singoli condomini.

Partendo da questi ultimi, dobbiamo chiarire subito che nel nostro ordinamento non esiste alcuna legge che vieti di detenere animali domestici in condominio. Al contrario, di recente il legislatore ha inserito nell’articolo 1138 del Codice civile un comma che recita: «le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici».

Ora, nonostante tale formulazione molto ampia (che parrebbe aprire in ogni caso le porte ai nostri amici animali), i giudici sono arrivati alla conclusione che il regolamento condominiale possa ancora vietare di detenere animali d’affezione, a patto che questo sia di natura contrattuale e, dunque, votato all’unanimità. Ne consegue che in tutti quei casi in cui esista un regolamento condominiale contrattuale (che poi solitamente è quello predisposto dal costruttore) che vieti la presenza di animali, a questo dovranno adeguarsi anche gli amanti dei gatti. Questi non potranno proprio accedere al condominio.

In mancanza di queste clausole di divieto, invece, i felini potranno tranquillamente abitare negli appartamenti privati e potranno persino usufruire in libertà degli spazi comuni, sempre che non vi siano delle specifiche clausole nel regolamento che lo impediscano. In mancanza di queste, infatti, la giurisprudenza ha ritenuto che il libero girovagare dei gatti – salvi i casi in cui si creino problemi di igiene e pericoli per la salute – non vada in alcun modo ad alterare e limitare l’uso normale delle parti comuni condominiali.

Non resta che occuparsi della presenza negli spazi condominiali delle colonie di gatti liberi. Innanzitutto va detto che le colonie feline possono formarsi sia su terreni pubblici che privati (es. giardini, terreni chiusi e anche cortili condominiali). In ognuno di questi casi sono tutelate e non possono essere rimosse a piacimento.

I nostri giudici (si veda in proposito, tra le altre, la sentenza numero 23693/2009 del Tribunale di Milano) ritengono che neppure l’assemblea condominiale possa allontanare una colonia felina (sia essa di fatto o riconosciuta) dagli spazi comuni e neppure possa impedire a uno o più condomini di occuparsi della stessa, fornendole cibo, acqua ed anche riparo. Una delibera in tal senso, fondata su ragioni di mero pregiudizio e fastidio nei confronti dei felini, risulterebbe certamente illegittima.

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Salvatore Cappai
Avvocato
Avvocato con la passione per la divulgazione. Mi occupo di diritto civile, con particolare riguardo ai campi della responsabilità civile, dell’assistenza alle imprese e del “diritto degli animali”. Mi sono avvicinato a quest’ultima materia circa dieci anni fa, quando ho incontrato Gaia, la mia cagnolina, che ha stravolto la mia visione sul mondo degli animali e sulla vita assieme a loro. La mia community social, nella quale da anni informo con semplicità su tematiche giuridiche, conta oltre 350.000 iscritti.
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